Non profit

Caro ministro, così no

Portare i campioni a scuola: serve?

di Riccardo Bonacina

L?articolo di Coccia sullo sport a scuola, apparso sul numero di ?Vita? del 27 giugno, mi ha riportato alla memoria la presentazione della stessa iniziativa sulla rivista del Coni, ?Sport Italiano?, del mese di aprile. Il ministro Berlinguer commentava in tono negativo l?impostazione finora data allo sport nella scuola, scrivendo: «Nel passato lo si è guardato solo come una lezione simile alle altre inserendolo tra le materie scolastiche persino col voto. Noi vogliamo mutare questo approccio. Grazie a un accordo col dott. Pescante estenderemo la pratica sportiva nella scuola da tradizionale insegnamento dell?educazione fisica a un?attività più alta»
Caro ministro ma quale concetto ha dello sport? Lo sport si rapporta all?educazione fisica come Manzoni alla letteratura italiana, costituisce cioè un importante contenuto che tuttavia non esaurisce la vastità della disciplina. Essa parla di costruzione di una coscienza della propria corporeità, di una coscienza sociale, della ricerca delle attitudini personali. Parlare quindi di sport come attività ?più alta? mi sembra quantomeno parziale, a scapito di altri contenuti rilevanti di una materia curriculare che possiede specifici obiettivi di apprendimento. Forse il ministro non sa che in questi anni si sono attuate numerose sperimentazioni e iniziative di aggiornamento della valenza formativa dell?educazione fisica. Quest?anno sono state bloccate tutte le sperimentazioni. Si vuol ritornare forse a un?educazione fisica spazio di svago e spensieratezza, estranea a un percorso globale di formazione della personalità? Chi insegna nella scuola conosce le numerose forme del disagio giovanile e sa quanto sia importante che i ragazzi abbiano un?immagine positiva di sé, equilibrata in tutte le sue funzioni. Il protocollo d?intesa stipulato tra il ministero e il Coni è stato presentato il marzo scorso; la bozza operativa è stata diffusa pochi giorni fa, in forma segreta, alle federazioni sportive. Molti sarebbero gli aspetti su cui confrontarsi, mi limito a evidenziarne uno: si parla di potenziare l?attività sportiva nella scuola e non si interpella chi nella scuola ci lavora e cioè gli insegnanti. Il ministero si rivolge, infatti, a chi lo sport lo fa sul serio ossia il Coni, che nel suo statuto non contempla finalità di tipo educativo, ma soltanto di ricerca e selezione di atleti validi per competizioni di alto livello. Con il protocollo il Coni si interessa di colpo della diffusione della pratica sportiva a tutti i livelli. Che abbia qualche interesse? Forse la scuola rappresenta un fondo per avere qualche medaglia in più e per accrescere il potere del Presidente . Avete aperto un importante dibattito: spero che continuiate a sostenerlo.
Marisa Vicini, insegnante di educazione fisica a Bergamo

Gent. mo direttore,
ho letto con molto interesse l?articolo di Coccia sui campioni promotori di sport. La sua analisi ha evidenziato un aspetto collaterale del problema, di solito mai toccato: l?incapacità di molti grandi campioni di trasformare le loro imprese in concetti che permettano di comunicare ad altri i valori dello sport.
Anche i campioni non sono esenti dai condizionamenti sociali, e l?impegno in un ambito molto spesso esageratamente limitato li porta a vivere in modo staccato dai problemi della società. Infatti, il comportamento della Calligaris, analogo ai comportamenti di Tomba e di molti altri, è paragonabile al famoso ?lei non sa chi sono io?; oppure, come ho sentito in questi giorni in televisione, interventi del tipo: ?Mi sono ritirato perché ho avuto sfiga?. Credo che in alcuni casi siano portatori di messaggi devastanti sul piano educativo.
Come sempre il Coni utilizza scorciatoie pubblicitarie che solo apparentemente avvicinano i ragazzi allo sport, ma che nella sostanza ne fanno comprendere gli aspetti più deteriori. Per questo motivo sarebbe utile e interessante che il vostro giornale analizzasse sempre più a fondo questi fenomeni e diventasse veicolo di cultura motoria perché i veri concetti che la sostengono possano essere divulgati a una platea sempre più ampia.
Bruno Mantovani, Milano

Risponde R. Bonacina:
Caro ministro Berlinguer, lei penserà una volta di più che ?Vita? ce l?ha con lei e con i suoi uffici. Non è così, caro ministro: a non amarla non siamo noi, sono tantissimi lettori che ogni settimana ci scrivono per eccepire ora sull?una ora sull?altra sua iniziativa. Questa volta tocca allo sport, alla concezione di sport che lei sta veicolando a colpi di accordi verticistici dentro la scuola italiana, rimediando per ora solo brutte figure e polemiche. Stia sereno, ne prenda atto, legga queste ragionevoli e argomentate critiche. La coerenza è spesso virtù degli sciocchi, soprattutto quando si perservera nell?errore.

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