Volontariato
Napoli, il vero vulcano sta sottoterra
SOS rifiuti: pecore che bevono diossina e centinaia di migliaia di persone che vivono su una montagna tossica. Scoperto il triangolo della morte fra Acerra, Nola e Marigliano
A Napoli parlare di emergenza rifiuti significa fotografare pile di cassonetti sventrati sui marciapiedi della città. Le montagne di spazzatura sono però solamente una foglia di fico per coprire un dramma ben più grave. Lo testimoniano, per esempio, i greggi di «pecore moribonde per aver bevuto diossina, che i comuni pastori portano ogni giorno nell?ufficio del sindaco di Acerra», come ha recentemente riconosciuto il commissario straordinario per l?emergenza rifiuti in Campania, Guido Bertolaso. Le falde acquifere del triangolo della morte fra Acerra, Nola e Marigliano sono avvelenate «perché nel terreno da decenni sono stati versati rifiuti tossici». Il capo della Protezione civile snocciola una scenografia da film dell?orrore.
Discariche pirata
Fra Napoli e Caserta esistono almeno mille discariche pirata. Finiscono qui gran parte dei 30mila viaggi a rischio che ogni anno trasportano in Italia prodotti chimici e che fra il 2003 e il 2004 hanno determinato l?incremento del 10% dei rifiuti pericolosi. Nello stesso periodo sono scomparse 18,8 milioni di tonnellate di rifiuti nocivi, pari a una montagna con una base di 3 ettari e un?altezza di 1.880 metri. Bertolaso ha in mano i primi risultati di un?indagine condotta negli ultimi due anni dalla Protezione civile insieme all?Organizzazione mondiale della sanità, all?Istituto superiore della sanità e al Consiglio nazionale delle ricerche. «Segnaliamo un lieve aumento di alcune tipologie tumorali in alcuni comuni delle province di Napoli e Caserta», osserva lo stesso Bertolaso, «ma non mi risulta che sia stato fatto fino ad oggi uno studio vero su questo territorio».
Dichiarazione che il capo della Protezione civile rende alla stampa il 18 dicembre. Risale invece al 22 gennaio scorso, un anno fa, l?Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d?Italia convocata dal comitato civico ?Allarme rifiuti tossici?, animato da padre Alex Zanotelli e a cui partecipano diverse sigle della società civile campana, fra cui Coldiretti e WWF.
Sempre più malati
I lavori del Comitato sono confluiti in un volume di 70 pagine curato da Nicola Capone, Antonella Cuccurullo e Flora Micillo che racconta nel dettaglio la ?cronaca di un disastro annunciato?.
Nel ventre della Campania, secondo la magistratura, negli ultimi cinque anni sono stati vomitati 3 milioni di tonnellate di rifiuti tossici, industriali e radioattivi. Un milione nella sola provincia di Caserta. Malgrado i 18 milioni di euro di fondi strutturali europei stanziati per il 2000-2006, i 250mila abitanti del litorale flegreo e dell?agro aversano vivono su una bomba ad orologeria. Con effetti devastanti sulla salute. Denuncia Giuseppe Comella, primario oncologo dell?Istituto dei tumori Pascale di Napoli: «Il singolo individuo risulta impotente nella difesa da questo forte impatto ambientale, ed infatti l?incidenza dei tumori in questi ultimi dieci anni è passata dal 25 al 30% rispetto alla popolazione sana».
Newsweek e Lancet
Un dato clamoroso su cui fin dal 2004 hanno indagato due autorevolissime testate straniere. Già l?8 novembre di due anni fa, Barbie Nadeausu Newsweek criticando «la strategia del governo di costruire più discariche e più inceneritori, quali ad esempio il complesso mammuth vicino ad Acerra, al centro del triangolo della morte», concludeva augurando che «per coloro che vivono all?ombra del Vesuvio la vera e unica speranza è che il vulcano colpisca per primo ».
Due mesi prima su Lancet il ricercatore del Cnr, Alfredo Mazza in un articolo sulla mortalità per cancro nel nolano sosteneva che «il diritto alla salute garantito dalla Costituzione italiana, in questa provincia è seriamente compromesso ». Non sorprende quindi, come ricordano gli esperti del Comitato, che la Campania dal 1994 sia stata dichiarata in stato di emergenza rifiuti e già nel rapporto del 1997 dell?Oms viene definita come una delle regioni con il maggior numero di abitanti potenzialmente a rischio per esposizione a rifiuti.
Lo stesso Istituto superiore della sanità ben prima delle dichiarazioni di Bertolaso aveva lanciato l?allarme. In uno studio, effettuato in collaborazione con l?Apat – Agenzia per la protezione dell?ambiente e i servizi tecnici, su 104 comuni della provincia di Caserta, aveva messo in relazione la distribuzione geografica, dal 1985 al 1994,della mortalità infantile per sofferenza fetale e basso peso alla nascita, malformazioni congenite e tumori, con la distribuzione geografica a livello comunale dei siti di discarica autorizzati e abusivi.
Ecoballe ed ecomafie
Mille le discariche pirata fra Napoli e Caserta, un?area con 250mila abitanti
5 milioni le tonnellate di rifiuti in ecoballe presenti nell?area. Per bruciarle, due inceneritori ci impiegherebbero 50 anni
800 milioni di euro spesi dal 1994 a oggi in Campania per gestire il problema rifiuti
7% la percentuale di rifiuti che viene trattata con la raccolta differenziata. Nel 2002 si sarebbe dovuto raggiungere il 35%
132miliardi di euro sarebbero stati lucrati dalle ecomafie nell?ultimo decennio, secondo i gruppi ambientalisti. Una cifra che per il magistrato Pierluigi Vigna equivale al 13% del loro bilancio
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