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Congo/Kinshasa: Onu, “il nord Kivu è un inferno”

Drammatica testimonianza di un'operatore umanitario delle Nazioni Unite in Repubblica democratica del Congo

di Joshua Massarenti

“A Kibirizi, nel Rutshuru, si stanno consumando gli ennesimi episodi di violenza contro le popolazioni civili, con conseguenze drammatiche in tema di sicurezza alimentare. La situazione è sconvolgente. Non si contano più i casi di stupro, le violenze perpetrate contro civili costretti a fuggire nella foresta. Le case sono state svuotate, i negozi saccheggiati e nei campi la gente non ci vuole più tornare a lavorare”. Queste sono le parole drammatiche rilasciate poco fa a Vita da un’operatore umanitario delle Nazioni Unite che ha chiesto l’anonimato.

“Tra mercoledì e giovedì” spiega A.M. (le iniziali sono fittizie), “un convoglio umanitario composto da alcune agenzie Onu e sezioni della Missione delle Nazioni Unite in Repubblica democratica del Congo, si è recato a Kibirizi”, 144 km a nord di Goma, il capoluogo del Nord Kivu, nell’estremità orientale del Congo. “C’erana l’Unicef, il Porgramma alimentare mondiale, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Ocha, cioè l’ufficio Onu per le emergenze umanitarie e le sezioni diritti umani e protezione dell’infanzia della Monuc”. L’obiettivo della missione: “verificare la situazione umanitaria a Kibirizi dopo gli scontri che nelle ultime settimane hanno opposto elementi dissidenti dell’83ma brigata dell’esercito congolese affiliati ai ribelli rwandofoni di Laurent Nkunda e la 5a brigata integrata del medesimo esercito fedele al governo congolese”.

Bisogna risalire al 20 gennaio scorso quando dissidenti della temutissima 83ma brigata dell’armata congolese ha attaccato la 5a brigata integrata basata a 4 km dalla città di Rutshuru. Gli scontri, violentissimi, si sono poi estesi a tutta l’area di Rutshuru, provocando la fuga di decine di migliaia di persone dalle loro proprio dimore. Nella stragrande maggioranza dei casi, gli sfollati provengono da Kibirizi, una cinquantina di chilometri a nord di Rutshuru. “Sebbene una minoranza di persone si sono decisi a tornare a casa, la maggioranza non osa uscire dalle foreste in cui hanno trovato riparo. Non solo queste persone rischiano di contrarre malattie, ma il loro rifiuto di tornare a coltivare i campi rischia di provocare una crisi alimentare disastrosa per i prossimi mesi”. Infatti, “questa è la stagione della semina. Ma i campi sono stati rasi al suolo dai soldati dissidenti” che, per un gioco crudele del destino, “continuano a farsi pagare ogni mese dall’8a Regione militare del Generale Amisi”, ovvero il responsabile della massima autorità militare del Nord-Kivu.

In realtà, ciò che sta accadendo in questa provincia congolese è la dimostrazione delle divisioni profonde che stanno dilaniando l’esercito regolare congolese. Per rompere il ciclo di violenza che da anni colpisce l’est del Paese, il regime del presidente Kabila aveva deciso nell’agosto 2005 di istituire delle cosiddette brigate integrate da mandare nelle aree più instabili del Congo. All’origine di questa strategia, c’è la volontà di mandare in una determinata provincia un reparto militare, per l’appunto chiamata brigata integrata, che accoglie nei suoi ranghi dei militari provenienti da altre regioni congolesi. Lo scopo era quello di porre fine al clima di violenza che militari locali mal pagati avevano instaurato in alcune aree dell’Ituri, del Nord e del Sud Kivu, e così via.

Nel caso del Nord Kivu, la 5a brigata integrata comandata da un ex signore della guerra Mai Mai, il colonnello Kasikila, era stata istituita a Rutshuru per porre un termine alle violenza perpetrate da soldati dissidenti della cosiddetta 83ma brigata sospettati di sostenere l’ex generale congolese Laurent Nkunda, sospettato per le sue affiliazioni al regime rwandese di Paul Kagame, nemico giurato del regime congolese.

Nelle ultime settimane, il colonnello Kasikila non riusciva più ad avere il controllo dell’area. Peggio, il 9 gennaio scorso è stato vittima di un attacco sulla strada che collega Rutshuru a Goma nel quale sarebbero coinvolti dall’83ma brigata militare. Peggio, voci insistenti parlano di un regolamento di conti tra Kasikila e il suo diretto superiore il generale Amisi, noto per le sue amicizie politiche con il governatore del Nord-Kivu, leader locale del Rcd-Goma, un ex movimento ribelle creato e appoggiato dal Rwanda.

A fare le spese di queste faide interne dell’esercito congolese sono le popolazioni civili.

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