Volontariato

Congo, migliaia in fuga dal Kivu settentrionale

Dall'inizio dei combattimenti, a metà del mese corso, migliaia di congolesi hanno cercato rifugio nella vicina Uganda

di Redazione

Migliaia di persone continuano a fuggire dalle proprie case a causa del perdurare degli scontri tra esercito congolese e forze ribelli nella provincia del Kivu Settentrionale, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Dall’inizio dei combattimenti, a metà del mese scorso, migliaia di congolesi hanno cercato rifugio nella vicina Uganda: ventimila in soli pochi giorni intorno al 20 gennaio. Molti di loro sono rientrati in Congo quasi subito, mentre in circa tremila hanno chiesto asilo in Uganda e sono stati trasferiti in insediamenti permanenti a distanza di sicurezza dal confine. L’afflusso di rifugiati in Uganda prosegue. Nella notte di mercoledì, le autorità ugandesi hanno informato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che duemila congolesi erano appena giunti nel distretto di confine di Kisoro, circa 450 chilometri a sud-ovest della capitale ugandese Kampala. Il gruppo ha poi fatto ritorno nella RDC il mattino successivo, come è accaduto di frequente nelle ultime settimane: molte persone cercano rifugio in Uganda di notte per poi rientrare in Congo di giorno. Tuttavia la maggior parte della popolazione civile coinvolta negli scontri non attraversa il confine e migliaia di persone si rifugiano in altre località all’interno della stessa provincia del Kivu Settentrionale. Gli operatori dell’UNHCR impegnati sul terreno riferiscono che l’area di Kiberezi, teatro dei combattimenti più violenti, è ormai quasi deserta: delle 40mila persone che normalmente abitano la regione ne sono rimaste solo duemila. In circa 30mila sono fuggiti nella vicina città di Kanyabayonga, mentre altri si sono nascosti nelle colline e nelle foreste, cercando di sopravvivere nella boscaglia senza un alloggio, acqua, cibo e senza possibilità di ricevere assistenza. L’UNHCR esprime particolare preoccupazione per la sorte di queste persone. La situazione a Kiberezi è una vera e propria tragedia umanitaria. Gli sfollati riferiscono di svariate atrocità nei confronti della popolazione civile, tra cui uccisioni, saccheggi e violenze sessuali. Mercoledì scorso un camion dell’UNHCR ha evacuato da Kimberezi sette tra donne e bambini gravemente malati per essere curati a Kanyabayonga e ieri lo stesso camion ne ha evacuate altre otto, tra cui una vittima di violenza sessuale di tredici anni. Gli sfollati temono che violenza e insicurezza possano continuare, ma affermano di voler tornare a Kiberezi, dove almeno è disponibile del cibo. Oltre alla gravissima situazione nel Kivu Settentrionale, anche altre aree della Repubblica Democratica del Congo sono colpite da violenza e insicurezza. Nella provincia del Katanga, a sud, decine di migliaia di persone sono state costrette a fuggire a causa di atrocità contro la popolazione civile, come stupri, uccisioni e incendi. Nell’ambito del piano delle Nazioni Unite mirato a rafforzare protezione e assistenza in favore della popolazione sfollata, l’UNHCR sta dispiegando personale aggiuntivo nell’est della RDC per contribuire a coordinare l’attività delle agenzie ONU, delle organizzazioni non governative e del governo congolese. Operatori UNHCR esperti nella protezione degli sfollati sono già presenti in Congo nelle province del Kivu Meridionale e del Katanga e a breve stabiliranno una presenza a Ituri, nel Kivu Settentrionale. In quest’ultima provincia si trova inoltre attualmente il vice rappresentante dell’UNHCR nella Repubblica Democratica del Congo, al fine di valutare di persona le modalità di un intervento, nell’ambito di quest’approccio congiunto, che possa migliorare la situazione dei diritti umani degli sfollati nell’area. Nella Repubblica Democratica del Congo gli sfollati sono almeno 1,7 milioni. Le Nazioni Unite hanno assegnato all’UNHCR la responsabilità per gli sfollati nei settori della protezione, della gestione e del coordinamento dei campi, e degli alloggi d’emergenza in situazioni di migrazioni forzate interne causate da conflitti. Nell’ambito dell’approccio congiunto, l’UNHCR è impegnato attualmente in tre progetti pilota – in Repubblica Democratica del Congo, Uganda e Liberia, paesi nei quali già svolge una significativa attività di protezione. I milioni di sfollati di tutto il mondo costituiscono da sempre una delle categorie più vulnerabili in situazioni di guerra poiché non rientrano nel mandato specifico di alcun organismo internazionale.


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