Economia

La supercoop basca conquista anche l’Italia

Mondragon acquisisce il gruppo leader negli elettrodomestici in Francia e quindi anche lo stabilimento di Verolanuova. Dove ora si temono esuberi

di Christian Benna

Supercoop in casa, ma sempre più spa all?estero. È l?identikit di Mondragon, il colosso cooperativo basco attivo nella grande distribuzione (Eroski), industria (Fagor) e finanza (Caja Laboral), nonché settimo gruppo per dimensioni di Spagna con 20 miliardi di fatturato, che per rimanere competitivo gioca la carta della globalizzazione a tutto campo nel segno delle leggi del mercato. Su 120 grandi imprese controllate, solo la metà mantiene uno statuto cooperativo così come i soci lavoratori non superano il 50% del totale. Circa 70mila i dipendenti: il 49% nei Paesi Baschi, il 39% nel resto della penisola iberica e il 12% sparso ai quattro angoli del mondo. Oltre i Pirenei veste perlopiù i panni di società anonima o per azioni e apre nuovi impianti dove il costo del lavoro è più basso: Cina, India, Marocco, Brasile, Messico, Polonia, Thailandia. E ora sbarca anche in Italia. Dopo un primo insediamento a Moreno di Piave, con la filiale della coop della componentistica Coprici, all?insegna del mondo e delle regole cooperative, Mondragon torna in Italia con un?acquisizione da peso massimo targata spa. La sua controllata Fagor acquisisce Brandt, società israeliana numero uno in Francia nel settore degli elettrodomestici. Un affare da 162 milioni di euro, nel cui portafoglio sono compresi anche marchi noti del Bel Paese come Ocean, Samet e San Giorgio prodotti nello stabilimento di Verolanuova (Brescia) che impiega 650 lavoratori. La ragione sociale non cambia e il modello di impresa partecipativa non verrà esportato. Almeno così assicura anche Fabio Gervaso, direttore generale di Elco-Brandt: «Il passaggio di proprietà è avvenuto da poco. Ma non prevediamo alcun scossone all?interno dell?azienda. Tutto rimarrà come prima». Intanto il piano industriale di Fagor-Brandt è quasi pronto e a marzo verrà esposto al ministero delle Attività produttive. Dal quartier generale parigino non trapelano indiscrezioni, ma a mezza bocca si accenna a una probabile razionalizzazione del gruppo. Il matrimonio tra Fagor e Brandt, che ha creato il quinto produttore di elettrodomestici in Europa, necessita di una riduzione nella taglia dimensionale. E i sindacati sono sul chi va là. Michela Spera, segretario generale Fiom di Brescia, lo conferma: «Non siamo certo sereni. L?azienda è difficoltà da tempo: produce molto meno rispetto alla capacità e circa il 30% delle ore lavorative sono a contratto di solidarietà. Nei primi colloqui, lo scorso novembre, Fagor ci ha fatto capire che la cura dimagrante potrebbe riguardare anche lo stabilimento bresciano. Temiamo esuberi anche perché l’interesse di Mondragon è concentrato sui marchi più che sulle linee produttive». Per molti, soprattutto nel mondo cooperativo italiano, Mondragon, con queste operazioni, rischia una crisi di identità: per conservare la sua forte identità nei confini dei Paesi Baschi, si trova costretto a sposare all?estero regole e condizioni considerate inaccettabili in casa propria. Mondragon riesce a mantenere stipendi più alti della media (circa il 20%) e a investire in solidarietà 25 milioni di euro l?anno. Un fiume di denaro che va a finanziare progetti nel sociale, la cooperazione internazionale e l?educazione, attraverso l?Università di Mondragon. Un sistema quasi monastico che permette al gruppo di poter mettere sul piatto 36 milioni di euro (l?annuncio è stato reso noto settimane fa) e aprire una fonderia a Markulete, nei Paesi Baschi. Proprio quando l?universo della siderurgia europea è sotto assedio dai big emergenti come i russi di Severtal o gli indiani di Mittal.


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