Cultura

Il fenomeno low cost diventa un libro

Di Massimo Gaggi, inviato del Corriere della Sera a New York, e Edoardo Narduzzi, manager impegnato nello studio degli effetti dell'innovazione

di Carmen Morrone

All’inizio degli anni ’90 la compagnia aerea Ryanair volava fra Irlanda e Inghilterra, aveva solo due aerei e bilanci costantemente in rosso. Ma fra il 1998 e il 2005 il suo traffico passeggeri e’ esploso da 3,9 a 34 milioni di passeggeri. Come: vendendo biglietti a prezzi stracciati. Piu’ o meno nello stesso periodo la catena di grandi magazzini americani Wall-Mart e’ passata da un fatturato di 78 miliardi di dollari 8nel 1995) a 285 miliardi (nel 2004). Come? Comprimendo i prezzi di vendita e guadagnando sul ciclo finanziario, ritardando i pagamenti dei fornitori e incassando subito le vendite. Questi sono solo due dei numerosi esempi che descrivono quel fenomeno economico, di costume e dunque anche politico che si chiama ”’low cost”, e che ha portato al successo planetario i mobili Ikea e i computer Apple, i vestiti Zara e il motore di ricerca Google; un fenomeno che e’ causa e frutto allo stesso tempo di un grande mutamento nel disegno delle classi sociali nel mondo occidentale. Con loro nasce un nuovo capitalismo capace di standardizzare ogni cosa, ma anche di personalizzare la sua offerta. Condanna cosi’ al tramonto anche il costoso welfare del dopoguerra europeo e disegna un futuro ”low cost” anche per i servizi pubblici. A questo mutamento dedicano il loro studio Massimo Gaggi, che e’ inviato del Corriere della Sera a New York, e Edoardo Narduzzi, che e’ un manager-imprenditore, impegnato da anni nello studio degli effetti dell’innovazione. “La fine del ceto medio e la nascita del low cost” Einaudi, pp. 135, euro 13.50 Secondo i due autori, il lungo addio dell’Occidente alla propria tradizione industriale coincide con il crepuscolo del consumatore borghese, stretto nella morsa della globalizzazione e scosso dalla rivoluzione ”democratica” nei nuovi consumi di massa. Una realta’ caratterizzata da un’equazione sociale altrettanto originale: piu’ consumi, piu’ squilibri. Per le imprese – sempre piu’ attratte dall’Asia, dove stanno crescendo milioni di nuovi capitalisti – e’ un’occasione per rigenerare la presenza sui mercati occidentali. Per la politica e’ una sfida formidabile: entra in crisi la logica fondante del modello europeo e con essa l’organizzazione storica del welfare. L’Italia, vittima delle sue contraddizioni storiche, stenta a reagire e a riorganizzarsi: la sua originalita’ produce valore altrove e il suo modo di vivere diventa impresa, ovunque tranne che in patria. Il governo del mondo senza ceti medi – avvertono Gaggi e Narduzzi – richiede visioni limpide e una leadership politica determinata, pronta a rischiare. L’Europa appare in affanno, ma la sua cultura umanistica e’ l’unica in grado di attenuare la spinta al consumismo estremo della societa’ low cost.


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