Mondo

Libano: l’analisi di Filippo Andreatta

Il docente dell'università degli Studi di Bologna, tra i massimi esperti italiani di Medio Oriente, in esclusiva a Vita «Usa e Ue trovino una politica comune meno schizofrenica»

di Paolo Manzo

«La crisi libanese è legata soprattutto all?Iran. Pertanto, l?Europa e gli Stati Uniti devono individuare una strategia complessiva che decida la politica che si deve fare con Teheran. Una politica che, attualmente, è schizofrenica». Ha le idee chiare Filippo Andreatta, docente di Scienza politica e relazioni internazionali all’università degli Studi di Bologna, nonché uno dei massimi esperti di Medio Oriente. Vita lo ha interpellato per fare il punto sulla questione libanese che, dopo l?omicidio del ministro dell?industria Pierre Gemayel il 21 novembre scorso, è di nuovo sull?orlo della guerra civile.
Vita: Professor Andreatta, perché parla di politica schizofrenica dell?Occidente in Libano?
Filippo Andreatta: Perché da un lato, in un?ottica anti-iraniana, l?Occidente stigmatizza Hezbollah, mentre dall?altro ci sono richieste affinché il ?Partito di Dio? partecipi al processo democratico libanese.
Vita: La stessa schizzofrenia che c?è stata sinora proprio nei confronti dell?Iran, non crede?
Andreatta: Certamente si tratta di due facce della stessa medaglia. L?Iran è storicamente il paese più vicino alla maggioranza sciita che oggi cerca di governare in Iraq. Bene, attualmente la politica occidentale è critica verso l?Iran per il nucleare e, tuttavia, è favorevole al governo legittimo di Baghdad predominato dagli sciiti appoggiati da Teheran. Su questo la schizofrenia politica occidentale è ben visibile.
Vita: Cosa potrebbe fare l?Europa per stabilizzare la regione?
Andreatta: L?Europa e nello specifico l?Italia possono cercare, per l?ennesima volta, di coordinarsi con gli Usa, nonostante sinora Washington abbia fatto fatica ad accettare il coordinamento con gli altri.
Vita: Con il Piano Baker, tuttavia, sembra che Washington abbia deciso di cambiare strategia in Medio Oriente.
Andreatta: Certo, gli Stati Uniti hanno cambiato approccio e atteggiamento verso il Medio Oriente, ma lo hanno fatto diventando più timidi e non necessariamente più capaci di giocare in squadra. Per questo, sia sul Libano che sulla Palestina hanno diminuito il loro profilo, mandando avanti gli europei nel caso di Damasco, senza tuttavia prendere la guida di un?iniziativa autenticamente multilaterale.
Vita: La soluzione?
Andreatta: Per una volta bisognerà incoraggiare gli Usa ad assumere un ruolo di leadership di quel genere e, soprattutto, si dovrà cercare di calibrare gli incentivi economici al fine di portare avanti una strategia di medio-lungo termine.
Vita: Ovvero?
Andreatta: Ovvero dare un tempo ragionevole a dei seri negoziati, sia in Iraq che in Libano, cercando di far capire che se entro una data stabilita le trattative avranno successo ci saranno premi, altrimenti ci sarà una punizione per la parte che le avrà fatte fallire… Insomma, bisogna usare bastoni e carote e, sicuramente, l?Europa ha molte carote da offrire rispetto a Washington, per contiguità e per vocazione a essere una potenza economica più che militare. Ma per incentivare un accordo tra le parti, Bruxelles dovrà coordinarsi con chi ha il bastone, ovvero gli Usa…


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