Formazione

IX Rapporto sull’Associazionismo

Luci e ombre dal Rapporto Iref-Acli. Sempre più cittadini si impegnano nelle organizzazioni, e tra questi i più fedeli sono le donne. In lieve flessione i volontari. E spunta la crisi dei donatori

di Redazione

Nel clima di sfiducia generale che sembra dilagare nel Paese, gli italiani continuano a ”scommettere” sull’associazionismo di carattere sociale. Lo rivela il IX Rapporto Iref sull’Associazionismo sociale, presentato questa mattina dalle Acli nella Biblioteca del Senato. Il tasso di iscrizioni ad associazioni passa infatti dal 18% del 2002 al 23% del 2006. Anche la partecipazione è molto elevata: quasi un iscritto su due (48%) frequenta almeno una volta alla settimana l’organizzazione di cui ha preso la tessera (+8 rispetto al 2002). Cresce la presenza delle donne nelle associazioni, passando dal 36% al 46% in pochi anni. Tiene, anche se risulta in flessione il volontariato puro, che impegna il 14% della popolazione adulta (-1% rispetto al 2002), soprattutto nelle organizzazioni del terzo settore (45%) e nelle parrocchie (38%), che vedono aumentare del 10% la partecipazione dei volontari. Il rapporto, che si basa su un campione di 1000 individui, affronta il tema controverso del declino del sistema-paese indagato alla luce dell’evoluzione dell’associazionismo in Italia e delle diverse forme di partecipazione dei cittadini alla sfera pubblica, rivela che Il 19% dei cittadini continuano a fare volontariato in modo informale, mentre partiti e sindacati raccolgono appena il 5% dei volontari. Risulta stabile, nell’arco di 8 anni, la quota dei donatori, che ammontano al 46%, quasi un italiano su due, sebbene si registri un calo di tre punti rispetto al 2002. Un quarto dei cittadini italiani, infine, dichiarano di acquistare i prodotti del commercio equo e solidale o di adottare stili di consumo alternativi. Il Rapporto sull’Associazionismo sociale disegna inoltre i profili di quattro Italie diverse: un’Italia del radicamento nel privato (17%), che esprime un disinteresse abbastanza marcato nei confronti della sfera pubblica e delle attivita’ a carattere solidale; un’Italia del distacco passivo, il gruppo piu’ numeroso (43%), in cui confluiscono quei cittadini che appaiono in assoluto piu’ distanti dall’impegno sociale e politico, non tanto per scelta ma quanto per la loro particolare condizione sociale. L’Italia del civismo politico, composta da un gruppo di persone (26%) che esprime una concezione della cittadinanza fatta di impegno, informazione e attivismo soprattutto di tipo politico. L’Italia dell’attivismo solidale (14%), caratterizzata da una spinta partecipativa di natura sociale, che interpreta la cittadinanza in chiave ugualitaria e solidale. ”Questi diversi modi di intendere la cittadinanza – evidenzia l’Iref – sembrano influire anche sulla questione cruciale della fiducia, nei confronti degli altri e nei confronti del futuro”. La fiducia verso l’altro, l’estraneo, tende ad aumentare fra i cittadini che sono piu’ vicini alla sfera pubblica: dalle soglie minimali del distacco passivo (15%) e della chiusura nel privato (17%), si passa al livello intermedio del civismo politico (23%), fino a giungere all’apice dell’attivismo solidale (34%). Ad essere piu’ fiduciosi sono quindi coloro che mostrano un coinvolgimento piu’ diretto nell’agora’ democratica. Vale a dire che gli italiani piu’ impegnati sono anche i piu’ ottimisti. ”In conclusione – sottolinea il IX Rapporto Iref sull’Associazionismo Sociale – l’avvenire non inquieta piu’ di tanto i cittadini che si curano del bene pubblico; mentre diventa una fonte di inquietudine per le persone che si rifugiano nel privato o si abbandonano in una condizione di passivita’. Il civismo politico e l’attivismo solidale sono quindi degli anticorpi della societa’ civile. La ragione e’ intuibile: la partecipazione e’ un antidoto contro l’indifferenza e l’isolamento sociale”.


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