Non profit
Siena ha fatto un ponte. Tra profit e non profit
Quando il terzo diventa il primo: sotto questo titolo audace, nella città del Palio si sono confrontati mondo delle imprese e mondo del sociale. Per uscire dai vecchi modelli compassionevoli
Profit e non profit seduti allo stesso tavolo per costruire il welfare del futuro. È questa la sfida che il terzo settore italiano ha voluto rilanciare da Siena, dove su assist della Provincia, il 9 e 10 febbraio il Forum permanente, il Summit della Solidarietà e la Fondazione Monte dei Paschi hanno animato gli Stati generali del privato sociale. Nel capoluogo toscano si sono quindi dati appuntamento non solo le sigle e i nomi più importanti dell?associazionismo, del volontariato e della cooperazione sociale del nostro paese, ma anche studiosi, rappresentanti delle istituzioni e del mondo del credito, fra cui il presidente dell?Acri, Giuseppe Guzzetti e l?amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo. Lo sguardo internazionale è invece stato garantito dagli interventi di Vandana Shiva, di Catherine Chaze dell?Association pour le droit à l?iniziative economique di Parigi e di Michael Hopkins della britannica Middlesex University Business School.
Un confronto appassionato che ha preso il ?la? da un titolo significativo, nato da un dialogo con la presidente del Summit della Solidarietà, Ilaria Borletti: Quando il terzo diventa primo: il terzo settore nuova frontiera della sussidiarietà. Che per Fiorenza Anatrini, assessore al Welfare della Provincia di Siena, è diventato un po? uno slogan. «Questa due giorni è stata un passaggio obbligato nel dialogo sempre più necessario fra le istituzioni e il mondo del sociale», un modo, soprattutto, per riposizionare ruoli e funzioni. In questo senso lo sforzo maggiore è richiesto proprio agli enti locali. Come sottolinea la stessa Anatrini, che auspica «un settore pubblico in grado di valutare con maggior attenzione la portata economica e il bagaglio valoriale del terzo settore». Una riflessione sincera da cui discende «la necessità per chi ha responsabilità di governo soprattutto a livello locale, non tanto di fare un passo indietro, ma al contrario, di trasformarsi da semplice erogatore di servizi in promotore di un network complesso in cui i diversi attori sociali dovranno entrare per contribuire alla progettazione dell?offerta sociale».
In questo senso la realtà senese è emblematica. Con una provincia di 250mila abitanti, può infatti contare su 80mila volontari, uno ogni tre abitanti – almeno uno per ogni nucleo familiare -, 235 associazioni di volontariato, 54 associazioni di promozione sociale e 45 cooperative sociali fra quelle di tipo A e quelle di tipo B. Il 36% delle associazioni opera nel sociale, il 31% nel campo sanitario (fra queste realtà storiche come Misericordie e Anpas), mentre il 23% è impegnato nella donazione di sangue od organi.
Il panorama solidale senese sarà presto arricchito da un nuovo progetto presentato proprio in occasione degli Stati generali: la Società di micro credito e solidarietà. Una banca con un capitale di un milione di euro, nata per iniziativa congiunta fra Monte dei Paschi, curia locale, istituzioni e volontariato, che si occuperà di prestare credito ai soggetti non bancabili. «Saranno proprio le associazioni del territorio a segnalare i casi in cui la banca, che sarà operativa fin dalla prossima primavera, dovrà intervenire», spiega la Anatrini. Ma non solo. «Stiamo anche pensando», aggiunge l?assessore, «al varo di una scuola di formazione sull?impresa sociale che possa fornire maggior ossigeno a un settore in piena salute».
Così parlò Vandana Shiva
Tra gli ospiti più attesi della due giorni senese c?era anche Vandana Shiva. «La sfida sostenibile del nuovo millennio», ha detto la pensatrice indiana, «è se l?uomo globale economico può riuscire ad uscire da una visione del mondo basata sulla paura e sulla scarsità di risorse, su monoculture e monopolii, e virare su una concezione del mondo basata sull?abbondanza e la condivisione, sulla diversità e la decentralizzazione, sul rispetto e la dignità di ogni essere umano. La sostenibilità ci chiede di uscire da questa trappola economica che non lascia spazio ad altre specie e ad altre persone. Dobbiamo virare dal totalitarismo di mercato alla democrazia della terra».
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