Politica
Quel giornale amico di Rasmussen
Così il quotidiano al centro del caso favorì lelezione del premier
Certe scelte editoriali non sono casuali. Da che mondo è mondo, ogni organo di stampa seleziona e pubblica informazioni in funzione di interessi politici e finanziari ben precisi. Senza togliere nulla ai principi di indipendenza e di libertà di espressione, c?è quindi da chiedersi perché il quotidiano danese Jyllands-Posten abbia deciso di pubblicare le tanto contestate caricature. Una prima risposta ci viene offerta dal caporedattore delle pagine culturali del quotidiano, Flemming Rose, in un articolo che accompagnava i disegni nel giorno della pubblicazione: «La società moderna e secolare è rigettata da alcuni musulmani che non accettano di essere presi in giro. Ma questo non è conciliabile con una democrazia laica e la libertà di espressione, dove bisogna essere pronti a lasciarsi mettere alla berlina.
Certo, non è una cosa molto gradevole, e questo non significa che sia necessario ridicolizzare a tutti i costi i sentimenti religiosi, ma questo non è il fatto più importante in questo contesto». «Tutti sanno gli orientamenti politici di questo giornale», spiega il giornalista danese Rasmus Egelund. Liberale, certo, ma con tendenze xenofobe. Difatti non è la prima volta che il Jyllands-Posten si rende protagonista di provocazioni ostili al mondo musulmano. «Il caso più clamoroso risale alla vigilia delle elezioni politiche del 2001», ricorda Egelund, «quando un articolo del Posten rivelò la storia di rifugiati palestinesi pronti a sfruttare le sovvenzioni statali della Danimarca continuando a risiedere nei territori palestinesi». Nonostante la natura infondata della notizia, essa fece un tale scalpore nell?opinione pubblica danese da favorire il trionfo del Partito liberale dell?attuale premier Rasmussen. Ora Jyllands-Posten gli è molto vicino e, non a caso dopo la sua vittoria, il Partito liberale arruolò l?autore del falso-reportage come responsabile dell?ufficio comunicazione.
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