Mondo

Iraq: Bush, all’America, disarmiamo Saddam

Bush chiama l’America alla guerra. E invita i generali iracheni a disubbidire agli ordini di Saddam

di Redazione

Un anno dopo avere annunciato l?inizio dell?attacco militare all?Afghanistan dei taleban e alla rete di terroristi di al Qaeda, il presidente Bush prepara gli americani a un?altra guerra. Il 7 ottobre 2001, un anno fa, il via ai raid della campagna ?Enduring Freedom? era la risposta all?aggressione terroristica subita dall?America l?11 settembre. Questa volta, invece, la guerra contro l?Iraq sarà, quando e se ci sarà, la prima applicazione della nuova dottrina dell?attacco preventivo, che Bush porta avanti nonostante l?opinione pubblica non la condivida: il 56 per cento è contrario e il senatore democratico Ted Kennedy la bolla come «la dottrina dell?imperialismo americano del XXI Secolo». Con il discorso da Cincinnati, nell?Ohio, Bush inquadra, come mai aveva fatto finora, la necessità di disinnescare la minaccia delle armi di distruzione di massa (Adm) irachene e spiega perché una guerra contro il regime di Saddam Hussein potrebbe essere necessaria. Il presidente cerca di rispondere alla domanda che molti si fanno e gli fanno: «Perché un attacco all?Iraq ora?». La falsariga della risposta era nel discorso alla radio di sabato, quando Bush aveva detto: «La minaccia delle Adm di Saddam non può essere ignorata: il pericolo cresce ogni giorno che passa. Ritardi nell?intervenire possono provocare un atto di orrore massiccio e improvviso». Bush ha invitato i generali iracheni a sfidare Saddam e «a pensare prima di agire». «Il messaggio ai comandanti iracheni – ha spiegato il portavoce della Casa Bianca – è che essi non devono obbedire agli ordini che Saddam dà loro», perché, in particolare, l?ordine di usare armi chimiche o biologiche contro le forze americane sarebbe «un ordine criminale». L?intervento di Cincinnati arriva nell?imminenza dei voti della Camera e del Senato degli Stati Uniti che devono autorizzare il presidente a usare la forza contro l?Iraq; e, inoltre, mentre proseguono i negoziati nel Consiglio di Sicurezza dell?Onu sul mandato da dare agli ispettori che stanno per tornare a Baghdad e sulle conseguenze di un rifiuto dell?Iraq di rinunciare alle Adm. Mentre il presidente, tornato alla Casa Bianca dal Maine lavorava al suo discorso, i suoi collaboratori valutavano gli ultimi sondaggi, che confermano la buona popolarità di Bush (63 per cento), ma che testimoniano anche che gli americani daranno più peso all?economia che all?Iraq nello scegliere per chi votare il 5 novembre. Un?indicazione scontata ma importante: molti a Washington sono convinti che l?urgenza che l?Amministrazione attribuisce all?Iraq è anche un tentativo di distrarre l?attenzione dalle difficoltà dell?economia.


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