Famiglia
Fenomenologia di un orrore
La pedofilia: che cosè, perché ci si può cadere, come fare per prevenirla e combatterla.
Sono tra noi. Sono i pedofili. E sono tanti. Dal Belgio di Marcinelle, alla periferia di Palermo (quartiere Ballarò, ricordate?, era un anno fa), alla retata di Francia, fino ai recenti fatti di Torre Annunziata, l?Europa si interroga su un crimine tra i più disprezzati e offensivi per la persona umana. Ma che cos?è veramente la pedofilia? E chi sono i pedofili, questi alieni che spesso – scopriamo con raccapriccio – abitano i nostri pianerottoli? E cosa si può fare per combattere gli episodi di abuso sui minori? Abbiamo posto queste e altre domande a quattro esperti: Ernesto Caffo, neuropsichiatra e presidente di Telefono Azzurro; Giacomo Contri, psicanalista; Steven Marans, docente di psicologia a Yale e fondatore di una centrale di protezione dei minori a New Haven, nel Connecticut; Pietro Forno, sostituto procuratore del tribunale di Milano. Che hanno risposto all?unanimità: primo, non rimuovete il problema.
Che cos?è la pedofilia
«La pedofilia non è fare l?amore, né fare sesso», spiega Contri. «È una serie di atti su un corpo di bambino che in quel rapporto non mette niente di sé. Ed è un orrore proprio perché si spaccia per amore. È anche peggio della prostituzione minorile, perché nella prostituzione un minimo di pensiero il bambino lo mette. Qui no». Eppure, alla costruzione di teorie sulla sessualità dei bambini ha lavorato per secoli una corposa letteratura. «Sì, i pedofili hanno tentato di trasformare la ripulsa verso il sesso con i bambini nell?ultimo tabù da superare», dice Caffo. «Ma solo per mascherare la loro fragilità. La pedofilia nasce da una personalità fragile, che concentra le proprie difficoltà nella sfera sessual-affettiva, non riuscendo ad avere un rapporto complementare con coetanei. Allora si rivolge al bambino, più facile da controllare e manipolare. La pedofilia è violenza, non solo fisica, ma soprattutto psicologica». Violenza e fragilità. Che spesso però, per farsi accettare, si traveste da dolcezza e attenzione. Esercitate non a caso sui soggetti più deboli. «Il bambino di oggi è ?adultizzato?», continua Caffo, «cioè vede il mondo dei grandi come l?unico possibile, e vi aspira. Se poi in famiglia è trascurato, e incontra un adulto che gli rivolge delle attenzioni, sarà portato ad accettarle come riconoscimento affettivo gratificante. Il pedofilo gioca su queste attese del bambino, oltre che sulla sua ingenuità. E lo seduce, riducendolo a docile strumento di piacere».
Chi è il pedofilo
Un mostro, dunque? Niente affatto. «È un uomo qualunque». Il dottor Forno lo definisce così. E lui di ?uomini qualunque? ne ha incontrati tanti, in anni di inchieste scomode, l?ultima delle quali, la scorsa settimana, riguarda un pensionato che adescava scolaretti. Un qualsiasi cittadino che fa la sua vita, confuso tra migliaia di altri. Ma spesso è più intelligente degli altri. «I pedofili sono molto abili nell?occultare le prove, si nascondono, si mimetizzano» continua Forno. «Mi ricordano i terroristi di 15 anni fa. Chiusi nei loro covi. Per incastrarne uno ci vuole fortuna». Ma il pedofilo spesso è stato anche un bambino abusato e impaurito. Che cerca di impaurire altri bambini. «Sì, la vendetta è uno dei suoi moventi», conferma Steven Marans. «Ma non lo ammetterà mai. Dirà che voleva coccolare un bambino come nessuno ha fatto con lui. E il bello è che spesso è in buona fede». Un groviglio difficilmente penetrabile di perversioni, calcoli e sotterfugi compone dunque la complessa personalità del pedofilo. Nessuna meraviglia che la maggior parte di noi lo consideri l?essere più abbietto che esista. La sua malvagità è tale che non ci sfiora neppure come tentazione. Eppure… «Nessuno può dire ?a me non capiterà mai?», avverte Contri. «La pedofilia è una patologia come le altre. E spesso scivolarci dentro dipende solo dall?occasione. Un giro di conoscenze, certi weekend, una cassetta… Le zone franche, qui, non esistono».
Un fenomeno di oggi?
Tuttavia, se le responsabilità individuali rimangono tutto sommato circoscritte, è lecito chiedersi quali e quante siano quelle collettive. La società di oggi partorisce pedofili più facilmente di quella di ieri? E i bambini di un tempo erano più rispettati dei nostri figli? «No», risponde sicuro Marans. «Per secoli i pedofili hanno agito indisturbati, ma in modo più sommerso. Una volta i bambini erano considerati oggetti di proprietà, e il loro sfruttamento, per esempio nel mondo del lavoro, raggiungeva livelli per noi intollerabili. E lo stesso sfruttamento li esponeva anche ad abusi sessuali, non c?è dubbio».
Come si spiegano, allora, le violenze nella nostra epoca ormai post-industriale? «La colpa è degli adulti che costringono i bambini a copiarli», denuncia Caffo. «Si pensi alle trasmissioni in cui i piccoli cantano come i grandi, o alle miss di 13 o 14 anni. Li si spinge a crescere e poi ci si illude che siano già cresciuti, e quindi pronti per una sessualità adulta. Manca la cultura dell?infanzia, del gioco, della fantasia». Ma sul banco degli imputati, secondo Contri, insieme alla tv deve salire anche la pubblicità. «Inutile negarlo: esistono forme della nostra cultura che sono pedofile, come la pubblicità sui bambini: negli spot i bambini sono oggetti non pensanti, sono lì per essere accuditi e vezzeggiati da finte mamme, e sembra che siano presentati sotto una buona luce. Non è vero: questa luce caramellosa dice che quel bambino in quel rapporto non c?è. Nella cultura pedofila è la stessa cosa. Nelle forme culturali generali e nella condotta criminale, cioè, il nocciolo è lo stesso».
Cosa fare allora?
Dunque: che fare? Come prevenire, reprimere, curare? E poi: se ?inchiodare? un pedofilo è così difficile, sarà mai possibile recuperarlo? Ernesto Caffo è certo di sì. «Lo dico da anni, contro lo scandalo di molti. Aiutare queste persone si può. E molti pedofili, o uomini che provano un?attrazione iniziale verso i bambini, chiedono aiuto. Anche a Telefono Azzurro. Perché non creare una struttura di intervento terapeutico a cui rivolgersi in caso di turbe di questo tipo? In questi giorni di dibattito su questi temi sarebbero in molti a farsi avanti. Potremmo salvare le vite di molti bambini, potenziali, future vittime. E invece niente. Poi non scandalizziamoci se pedofili usciti di galera vanno all?estero a soddisfare le loro voglie».
L?opinione
Imperdonabili
Inutile nascondere la testa nella sabbia, come lo struzzo. Quando avvengono fatti gravi, occorre cercarne la ragione e impegnarsi a guarire ciò che può diventare piaga mortale. La nostra terra campana è stata scossa dall?abominevole ?trionfo? della pedofilia. Affermano che questo ?abuso dei bambini? era una via per il mercato internazionale di videocassette diretto dalla criminalità organizzata. Se è vero, più criminali di così è impossibile. I bambini hanno bisogno di trovare sulla loro strada le braccia degli adulti per accompagnarli sulla via della giustizia, della bellezza, della vera vita. E invece i loro sogni, i loro desideri sono stati crocifissi con la barbarie della pedofilia. Hanno scoperto che sono una ?cosa? da usare. Hanno sperimentato il baratro dell?immoralità dell?uomo che usa e vende. Vengono in mente le parole di Gesù: «Se qualcuno è di scandalo a uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui essere gettato in mare con una grossa pietra legata al collo». È una condanna durissima per chi usa i bambini per le proprie perversioni, ma più in generale per le tante volte che non abbiamo riguardi alla fragilità dei bambini, con i nostri cattivi esempi che allontanano i bambini da Gesù, che così facilmente conoscono i nostri scandali. La nostra condotta è un fare strada verso Gesù per i nostri bambini? O un metterli sulla strada di un mondo sempre più spesso infame?
di Antonio Riboldi
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