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Iraq: negli Usa si rivedono i pacifisti

L'America pacifista e' scesa in piazza contro la guerra. Decine di migliaia di persone hanno partecipato a vaste manifestazioni di protesta a Central Park a New York, a Los Angeles, San Francisco, S

di Redazione

L’America pacifista e’ scesa in piazza contro la guerra. Decine di migliaia di persone hanno partecipato a vaste manifestazioni di protesta a Central Park a New York, a Los Angeles, San Francisco, Seattle, Chicago. Una ‘giornata nazionale di azione’ contro la guerra in Iraq e’ stata organizzata oggi in 100 campus universitari. E per il 26 ottobre la coalizione Answer (Risposta, ma anche acronimo in inglese per ‘Agire ora per fermare la guerra e il razzismo’) progetta di portare decine di migliaia di persone a protestare tra San Francisco e Washington. La catena della protesta ha unito ieri in un’ideale marcia pacifista organizzata dal movimento ‘Not in Our Name Project’ Anchorage in Alaska a Denver in Colorado a Chapel Hill in North Carolina e Atlanta in Georgia. ”Come americani sentiamo la responsabilita’ di resistere alle ingiustizie fatte dal nostro governo in nostro nome. Non in nostro nome combatterete una guerra senza fine, non in nostro nome invaderete paesi, bombarderete civili, ucciderete bambini”, hanno recitato i manifestanti nel ‘Pledge of Resistence’, il ‘giuramento di resistenza’ pacifista all’amministrazione repubblicana. Sotto il sole di Central Park il clima era quello delle grandi proteste anti guerra in Vietnam: nel vasto East Meadow parecchie migliaia di persone (20 mila secondo gli organizzatori) hanno innalzato cartelli e candide colombe di cartone. ”Se questa e’ un’indicazione di come la pensa l’America, la maggior parte non vuol mandare i propri figli a morire in guerra”, ha commentato Frank Phillips, 89 anni di Long Island, che si e’ autodefinito un attivista per la pace da almeno 60 anni. Undici anni fa, prima della guerra del Golfo di George Bush padre contro Saddam Hussein, analoghe folle avevano riempito le piazze e i parchi delle capitali della protesta. Allora pero’ il messaggio del disimpegno dall’azione armata era stato univoco: ‘Non combatteremo per la Texaco’, era stato lo slogan d’obbligo assieme a ‘Niente sangue in cambio di petrolio’. Anche stavolta tra i pacifisti di Central Park qualcuno ha sottolineato il rapporto tra l’amministrazione Bush e i giganti del greggio con striscioni a caratteri cubitali: ‘Exxonerate’ e ‘BPrepared’. Ma la protesta antiguerra dell’ottobre 2002 e’ filtrata attraverso gli occhi di chi e’ passato per l’11 settembre: ”Ogni religione che crea un legame tra Dio e violenza mi perde, sia che sia l’assassinio di un medico per gli aborti, o dei pompieri morti nel World Trade Center”, ha detto il regista Tim Robbins, in piazza con la moglie Susan Sarandon, condannando ”i petrolieri” che hanno imposto all’America di rivesciare Saddam Hussein. Sotto il sole di una splendida domenica di ottobre altre celebrita’ si sono unite alle impiegate in maglietta, ai bambini, ai dimostranti vestiti in costumi che simbolizzano la morte con la falce. Martin Sheen, che recita la parte del presidente degli Usa nella popolare serie televisiva ‘West Wing’, ha citato l’esempio di John F. Kennedy, che evito’ la guerra all’epoca della crisi di Cuba ricorrendo alla diplomazia senza rinunciare alla fermezza. E’ a quest’America divisa e ancora profondamente ambigua sull’azione militare imminente che si e’ rivolto oggi il presidente Bush elencando le ragioni dell’attacco a Saddam: in stragrande maggioranza gli elettori Usa ritengono che la Casa Bianca ”vada troppo in fretta” verso la guerra. Due terzi degli interpellati in un sondaggio della televisione Cbs e del quotidiano New York Times vuole che l’Amministrazione repubblicana dia tempo agli ispettori dell’Onu di compiere la loro missione in Iraq e attenda di avere l’approvazione del Congresso e il sostegno degli alleati prima dell’uso della forza.

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