Non profit

Terzo settore: la politica coltivi il non profit

Patriarca: "il non profit va coltivato perche' puo' contribuire anche allo sviluppo economico del Paese".

di Redazione

Una ”riforma radicale del codice civile” per il riconoscimento del terzo settore, e un intervento sulla fiscalita’. E’ quanto chiede, alla vigilia delle elezioni, il Terzo Settore a chi andra’ al governo del Paese. ”Queste – spiega Edoardo Patriarca, portavoce del Forum permanente del Terzo Settore – sono due grandi questioni aperte e tutt’ora irrisolte”. Le richieste, al momento, non sono state avanzate alle due coalizioni, anche perche’, spiega Patriarca ”mi sembra che al momento di programmi non si sia parlato molto, e comunque, purtroppo, non c’e’ grandissima attenzione per il tema”. Alla politica, comunque, il Forum chiede un ”riconoscimento civilistico”, dato che il codice civile ”di fatto non ci riconosce perche’ e’ scritto nel ’42”. E quindi serve una ”riforma radicale” per riconoscere questa realta’ e per arrivare magari a una ”legge quadro”. Sul piano fiscale, invece, occorre un ”riordino” della materia, con la previsione di agevolazioni ”non perche’ chiediamo di essere assistiti, ma per un riconoscimento del nostro ruolo pubblico” senza il quale il non profit ”non crescera’ mai”. Il futuro del Terzo settore sara’ al centro, giovedi’ e venerdi’ prossimi a Siena, del convegno nazionale ‘Quando il terzo diventa primo – Il terzo settore nuova frontiera della sussidiarieta’, organizzato dal Forum, dal ‘Summit della Solidarieta”, dalla Fondazione Monte dei Paschi e dalla Provincia di Siena. Il raggiungimento dell’obiettivo, metaforico, di essere primi contenuto nel titolo della due giorni, spiega Patriarca, passa dal riconoscimento di essere una ”dorsale strategica”, perche’ la politica in primo luogo deve capire che ”il non profit non va coltivato solo perche’ possiede i valori o perche’ si tratta di ‘brava gente’, ma perche’ puo’ contribuire anche allo sviluppo economico del Paese. Senza questa realta’, ad esempio, difficilmente il Welfare verra’ rinnovato”. Da parte sua, il terzo settore deve ”lavorare per la qualità’, proponendo ”un’azione innovativa ed efficace sul territorio”. Presenti al convegno, oltre a numerosi esponenti del non profit e dell’associazionismo, anche nomi di primo piano dell’economia e della finanza: Luca Cordero di Montezemolo, Alessandro Profumo (Unicredit), Giuseppe Mussari (Fmps) e Pierluigi Fabrizi (Bmps). Del resto, spiega Patriarca, ”il tema della finanza per noi e’ un tema strategico, perche’ significa sostanzialmente avere le pari opportunita’ anche per il nostro mondo. Oggi il grande tema per quanto riguarda le imprese sociali e’ la possibilita’ di accedere al credito alla pari degli altri soggetti. Occorre cambiare le modalita’ e i criteri con cui le banche e la finanza danno i danari: piu’ che guardare al capitale devono cercare di capire quanto una determinata realta’ e’ in grado di realizzare un progetto e se e’ sostenibile da un punto di vista economico”. Nel rapporto con il settore profit non c’e’ pericolo di perdere i propri valori: ”Nel profit anche chi perde i propri valori puo’ restare sul mercato – spiega Patriarca – mentre nel non profit chi perde il proprio radicamento sparisce, non ha alternative. L’impresa sociale, se non e’ piu’ sociale per davvero, si trasforma e perde la stima e la fiducia, non esiste piu’ come tale”. In questo senso, secondo Patriarca, ha senso anche parlare di ”competitivita” del Terzo settore, ”se questa parola si lega ai concetti di efficacia e qualita’”. “Mentre il profit lavora per produrre beni materiali, la specialita’ del non profit e’ quella di produrre beni relazionali. Quindi – conclude Patriarca- se competitivita’ vuol dire fare meglio questo, fare meglio il welfare, dare risposte serie alle persone, allora e’ bene che ci sia la competitivita’ anche dentro il terzo settore, perche’ ci puo’ essere un terzo settore che non fa bene questo e ci puo’ essere un terzo settore che fa bene queste cose”

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