Volontariato

Carestia in Kenya: la denuncia delle ong

Le 36 organizzazioni non governative del Cipsi lanciano l'allarme carestia a causa della siccità nel Corno d'Africa

di Emanuela Citterio

“Circa 6 milioni di persone sono a rischio di morte per le conseguenze della terribile siccità nella vasta regione di Moyale in Kenya, nei territori compresi tra i confini di Kenya, Etiopia e Somalia”. L’affermazione è contenuta in un comunicato – denuncia del Cipsi ?coordinamento di 36 ONG di solidarietà internazionale. “La cooperazione italiana è stata ridotta all?impotenza totale negli ultimi anni, nonostante le promesse di destinare l?1% delle risorse italiane, più volte fatte dal nostro presidente del Consiglio” denuncia il presidente del Cipsi, Guido Barbera. “Le Associazioni italiane nel 2006 non potranno neppure ricevere i fondi già utilizzati in vecchi progetti conclusi o per le attività in corso. Nessuna nuova attività potrà essere finanziata, a causa dei tagli della Finanziaria?. ?La crisi idrica continua ad aggravarsi, inesorabilmente?, dichiara Sabina Tangerini del CCM ? Comitato di Collaborazione Medica, ONG CIPSI di Torino presente da molti anni nella zona con propri progetti sanitari. ?Facciamo appello alla comunità internazionale affinché ci si accorga che su questa terra arida c?è bisogno di aiuto immediato. Chiediamo una mobilitazione generale ? politica e sociale ? per riconoscere concretamente il diritto all?accesso all??acqua come diritto fondamentale per la vita per ogni essere umano?. In Kenya presidente Mwai Kibaki ha dichiarato ?la fame è un disastro nazionale? e ha chiesto aiuto a livello internazionale, precisando che circa il 10% della popolazione del suo paese è a grave rischio di vita per la mancanza assoluta di cibo. Sabina Tangerini del CCM continua: ?Denunciamo che non c?è più acqua nella terra dei Borana e la catena di effetti innescati comincia ormai ad essere evidente. Gli animali stanno morendo (70%); il costo degli alimenti aumenta a causa della scarsezza cronica delle provviste; si cominciano a temere spostamenti di masse di persone affamate in cerca di terre più fertili. Quando le pozze e i bacini si seccano, anche la speranza si sbriciola come terra secca”.


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