Mondo

Palestina: l’annoso problema dei finanziamenti tagliati

In attesa che Hamas formi il governo, Israele appoggia l'Anp liberando i fondi fiscali bloccati. L'Autorità chiede 300 milioni di dollari a James Wolfensohn. Hamas cerca appoggi in America latina

di Paolo Manzo

Il problema dei tagli ai finanziamenti per la Palestina dell’Unione europea e degli Stati uniti dopo la vittoria elettorale di Hamas rischia di trasformarsi in un problema enorme per un popolo che, sino a ieri, fondava la sua economia anche sugli aiuti internazionali. Per questo sia l’Autorità nazionale palestinese (Anp) sia Hamas si stanno guardando attorno per trovare nuovi “finanziatori”. L’Anp ha intenzione di chiedere a James Wolfensohn, incaricato statunitense di coordinare gli aiuti internazionali ai palestinesi, di adoperarsi per fare sbloccare i 300 milioni di dollari offerti da Paesi donatori l’anno scorso per consentire il pagamento degli stipendi e le spese correnti dei diversi dicasteri. Il ministro dell’Economia palestinese, Mazen Sonnoqrot, in un’intervista alla Reuters, sottolinea che tenere bloccati questi aiuti per il timore che possano essere gestiti da un governo guidato da Hamas, equivale a “una punizione collettiva”. Hamas, dal canto suo, ha programmato nei prossimi giorni un viaggio in America latina per cercare qualche Paese disposto a finanziare i propri progetti socio-economici, in cambio di non meglio specificati “vantaggi commerciali”. In pole position tra i presidenti disposti ad aiutare Hamas, il venezuelano Hugo Chàvez Frìas. Dal canto suo il primo ministro israeliano ad interim Ehud Olmert ha detto che continuerà a trattare con l’Anp “con cautela e responsabilità, con l’intenzione di rafforzare chi riconosce il diritto d’Israele a vivere senza terrore entro confini sicuri”, fintanto che Hamas non sarà al governo. Per questi motivi, ha spiegato il primo ministro, è stato deciso il trasferimento dei fondi fiscali all’Anp, a condizione che ”non cooperi con Hamas”.


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