Sostenibilità

Non di solo Armani… La mia moda brilla di plastica e rifiuti

Personaggi. Intervista a Luisa Cevese, stilista sostenibile. Ha registrato un tessuto nuovo con un elemento di scarto e uno di poliuretano.

di Carlotta Jesi

Luisa Cevese produce rifiuti da un miliardo di fatturato. Li vende nei negozi di tutto il mondo. Li espone nei musei. Li porta ai piedi con eleganza nel suo atelier di Milano, quando ti accoglie in ciabattine con una fascia di plastica trasparente e frammenti di stoffa. «Tessuto 11», spiega, «la risultante di due componenti percepite come opposte e contraddittorie: 1 elemento tessile, caldo e prezioso + 1 elemento plastico, freddo e usa e getta = 11. Non la somma dell?uno e dell?altro, ma un terzo elemento».
Questa formula alchemica è il segreto del successo di Riedizioni, la collezione di borse, vestiti, tappeti e prodotti per la casa lanciata nel 1996 da questa designer, oggi 46enne. Ma anche l?equivalenza su cui si basa la sua personalissima idea di sostenibilità: «Uso gli scarti tessili industriali come materia prima di un nuovo processo di produzione. Creatività non vuol dire fare a tutti i costi qualcosa di strano, ma saper guardare al reale in modo visionario».
Vita: È così che è nata l?idea di recuperare i rifiuti tessili?
Luisa Cevese: Sì, dirigevo il Centro ricerche di Mantero. Una delle più grandi aziende tessili d?Italia, con stanze piene di scarto bellissimo: ne veniva prodotto tanto e con continuità. Oggi ritiro pezzi di stoffa, frange e frammenti che gli altri buttano e li abbino al poliuretano, un materiale nuovo di cui c?è molta disponibilità.
Vita: Uno smaltimento rifiuti glamour…
Cevese: Credo che i designer di oggi non possano fare a meno di ragionare in termini di sostenibilità. Quando ho creato il Tessuto 11, però, non avevo in mente la natura. Ma l?espressione. Un?estetica che per me è fortemente impregnata di significato morale.
Vita: Sembra una contraddizione…
Cevese: Al contrario: per me estetica e morale coincidono: il bello, il valore di una mia borsa, è dato dal senso di piacere che prova chi la realizza. L?impatto ambientale è una conseguenza, e inizialmente non è stato capito fino in fondo. Per i duri e puri dell?ecosostenibile, la plastica è un materiale da mettere al bando. Non è facile da smaltire, mi rimproveravano.
Vita: Non è così?
Cevese: Certo, ma l?altra faccia della medaglia è che dura molto. Dipende dalla prospettiva con cui la guardi. Dalla vision: se è difficile da smaltire, facciamo in modo che la gente non voglia mai buttarla via. Trasformiamo la sua debolezza in un punto di forza. Rendiamola ancora più bella e più resistente. Il poliuretano è molto importante per Riedizioni: dona durabilità, luce, flessibilità e impermeabilità a rifiuti che sono stati scartati. Devi vedere quando vado in cerca di scarti nei mercati: tratto sul nulla, buchi, tessuti invendibili. Rivaluto quello che la società esclude, e i suoi ricordi.
Vita: In che senso?
Cevese: Molta gente mi porta pezzi di stoffa rovinati che non può più usare ma che conserva nel cassetto perché sono carichi di affettività e di familiarità. Poi ci sono tessuti preziosi per la qualità del filato impiegato, del colore o della patinatura data dal tempo, troppo recenti per essere pezzi da collezione e troppo rovinati perché valga la pena di restaurarli. Da questi pezzi ho creato una linea di prodotti parallela. E pieni di storia sono anche i tappeti che creo con gli scarti di un?azienda che produce tessuti sacri: tappeti piccoli, da preghiera, che favoriscono la concentrazione.
Vita: Riesce a rivalutare il rifiuto. Questo principio si può tradurre anche in uno stile di vita?
Cevese: Teoricamente sì, praticamente magari. È difficile, so che abbiamo bisogno di poco per vivere, ma poi faccio fatica a mettere in pratica quest?idea. La semplificazione, nella vita e nel lavoro, è un processo di arrivo. Sto invece attenta al valore morale dell?estetica quando seleziono i miei collaboratori, siamo 10 in tutto. Mi accorgo subito di chi ha manualità e prova piacere a realizzare i miei prodotti. Non si possono fare cose belle senza trattare col massimo rispetto chi le realizza.
Vita: A chi pensa quando disegna i suoi prodotti?
Cevese: Al maggior numero possibile di persone. C?è moltissimo scarto tessile, vorrei che potessero beneficiarne tutti.
Vita: I prezzi però non sono per tutti: 170 euro per una borsa…
Cevese: Sono competitivi col mercato. Non ho clienti che comprano tanto per comprare. Piuttosto gente che si affeziona al prodotto, che s?innamora dell?idea e alla fine se la conquista. Se non può permettersi una borsa, acquista un portamonete. Il piacere con cui è stato fatto, e quindi il suo valore, è uguale.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.