Cultura

Cari sudditi,della legge non v’è certezza

I titoli dei giornali li davano per varati.Invece quanti provvedimenti legislativi sono stati soltanto annunciati? Eppure tanti li credono già in vigore...

di Gabriella Meroni

Cos?hanno in comune le 35 ore e il reddito minimo di inserimento, la legge sull?immigrazione, quella sull?obiezione di coscienza e la riforma fiscale del Terzo settore? Facile: credevate che fossero leggi in vigore, e invece sono delle bufale. Nonostante i titoloni sui giornali e una specie di passa parola che li dava per fatti, questi provvedimenti non sono altro che una spessa cortina di fumo servita in pasto al popolo bue. Le 35 ore non sono mai partite. Del reddito minimo esistono solo i bandi di ammissione. La legge sull?immigrazione manca del regolamento attuativo, l?obiezione di coscienza pure, la riforma delle Onlus non è ancora finita. Per non parlare delle leggi che non si è neppure cominciato a scrivere, puntualmente date per applicate. Ma solo sui giornali: ?Mai più bambini negli istituti?; ?Cittadinanza a tutti i minori immigrati?; ?Bambini fuori dal carcere?; ?Fondazioni casseforti del non profit?. Che bello: viviamo nel migliore dei mondi possibili. Peccato che non sia vero niente. È un gioco, in cui però si divertono solo i nostri governanti. E poi dicono che la gente non si fida più dei politici. Già, i politici. Lontani, irraggiungibili, persi nell?azzurro. I politici ci guardano con i loro sorrisi enigmatici, metà Gioconda, metà Cesare Borgia, simili ai signori rinascimentali chiusi nei loro palazzi. E allora come stupirsi della fuga dalle urne (metà degli italiani non vota), dei quotidiani politici in bancarotta, dei partiti in emorragia di iscritti. Annunciate, annunciate, qualcuno abboccherà. Ma forse qualcosa sta cambiando. A partire da una consapevolezza diffusa proprio nella società civile organizzata, quei corpi intermedi dimenticati dalla politica o blanditi con promesse mai mantenute. Lo provano le voci che abbiamo raccolto, voci di responsabili di enti del Terzo settore che hanno aperto gli occhi e si sono appuntati minuziosamente gli annunci della politica a cui non sono seguiti i fatti. Perché guarda caso, il campo preferito per il lancio della bufala è proprio il sociale. Qualche esempio? «La riforma della legge sulla cooperazione è del 1997 ma ancora non ha completato il suo iter» dice Maurizio Carrara, presidente del Cesvi, una ong che lavora in tutto il mondo. «E poi vorrei sapere perché il Fuenti, l?albergo della costiera amalfitana che doveva essere abbattuto è ancora al suo posto». Giuseppe Marescotti (Avis) denuncia: «Il Parlamento crea aspettative ma non produce. La legge 266 sul volontariato si sta cominciando ad applicare dopo 7 anni, quella sull?authority per il Terzo settore la aspettiamo da 18 mesi. E la sussidiarietà? Se manca la certezza del diritto la fiducia si spegne». Niccolò Contucci, presidente del Comitato Telethon, punta il dito contro la normativa sulle Onlus: «La 460 è tipica dello scollamento tra politica e società civile: una buona normativa poi svuotata dei contenuti». «Il politico vota le leggi solo quando gli danno un riscontro di voti e notorietà» è la constatazione di Luciano Ragno (Anlaids). «Vedi la legge sull?epatite B, che comportava un investimento di soli 40 miliardi. Ma darà i suoi frutti tra molti anni. Ecco perché ci sono state mille difficoltà nella sua approvazione». «Lo Stato è inadempiente rispetto alle sue stesse leggi» accusa Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer. «Non c?è dialogo con i politici, le decisioni non vengono prese in base alle reali esigenze e il distacco cresce. Un esempio: l?ultimo Piano sanitario, per cui la nostra associazione era consulente. Ci hanno ascoltato, ma non abbiamo potuto incidere». Marco Griffini (Ai.Bi.) concorda: «Il nostro ruolo nella dialettica politica è quello degli interlocutori, neanche tanto privilegiati, perché non abbiamo nessun potere di influenza. L?attesa di oltre 5 anni per vedere approvata la Convenzione dell?Aja sulle adozioni internazionali, nonostante manifestazioni e raccolte firme, ne è la prova». Casi concreti, esempi reali, niente di più lontano da un dibattito sterile quello dei rappresentanti del Terzo settore. Tanto più che molti non ce l?hanno solo con il governo, ma anche con l?opposizione. «In Italia chi governa ha tutto il potere» dice Maurizio Carrara. «Qualche anno fa se il governo era inadempiente l?opposizione faceva battaglia e se ne veniva fuori. Oggi l?opposizione è debole e paralizzata. In fondo sono tutti uguali». «I politici di ogni colore cercano il consenso sui nostri temi», dice Ernesto Caffo di Telefono Azzurro, «Basta guardare i programmi: la parte sociale è identica e nonostante questo viene disattesa». Andrea Frosini (Misericordie) ha un?immagine gustosa: «Con il Terzo settore il politico cavalca il cavallo vincente. Peccato che si dimentichi di dargli da mangiare. Come hanno fatto con le ambulanze: per correggere un errore del Codice della strada che penalizzava gli autisti ci sono voluti 5 anni». «Sì, spesso i politici sono inadempienti» dice Maria Pia Garavaglia, presidente della Croce Rossa ed ex ministro. «E allora viene da chiedersi a che cosa servono». «Dobbiamo forse costituire delle lobby per farci ascoltare?» si domanda Elio D?Orazio, presidente Auser. Secondo Mario Mauro (Compagnia delle Opere) il problema è che lo Stato tende a sostituirsi all?iniziativa dei cittadini. «La disaffezione nasce da qui, dal capire che in fondo i giochi sono già fatti. Basti pensare a quei ministeri aboliti per referendum reinventati poi sotto altre forme». Ma cosa risponde uno dei ?privilegiati?, il coordinatore del Forum del Terzo settore Nuccio Iovene, che si è seduto al tavolo della concertazione su patto sociale e Finanziaria? La politica sta imparando che colmare la distanza conviene? «C?è una nuova attenzione nei confronti del Terzo settore, ma gli impegni presi dovranno essere mantenuti, senza effetti-annuncio». Questa politica inadempiente è malata? «Il vero cancro italiano è la pubblica amministrazione, la burocrazia che frena le decisioni più rivoluzionarie. Ma quanto alla politica, non c?è bisogno di nuove sigle e nuovi movimenti: basterebbe riconoscere chi già si muove per risolvere i problemi, cioè il Terzo settore. Tanto più che anche i gruppi più innovativi quando entrano nel gioco politico fanno la stessa fine: somigliano sempre più a quelli che prima chiamavano nemici». Il Palazzo dei Principi Ricordate la calza di nylon sulla telecamera, il cerone pesante, le scarpe col tacco alto e il riporto tricologico? Erano le armi, niente affatto segrete, che garantivano al Cavalier Berlusconi effetti speciali e primi piani da cover. Piccoli trucchi di un grande Comunicatore. Gli stessi cui oggi Massimo D?Alema chiede soccorso. Cinque anni dopo, ma con lo stesso messaggio: tranquilli cittadini, il Principe sta bene e sta lavorando per voi. E che nessuno lo disturbi (per gli scocciatori c?è sempre l?Ufficio stampa). Se il Berlusca, nel suo breve regno girò ore e ore di riprese tivù, il leader Massimo comincia dalla fotografia. Così, ci informano le cronache,giornali e tv potranno ricevere gratuitamente (e con l?obbligo di pubblicazione) le immagini vistate dal premier. L?ordine è chiaro: basta con gli scatti galeotti, le pose scomposte, i tic rubati. D?ora in poi solo foto doc, prêt-à-porter, firmate Palazzo Chigi. Rieccola, la solita spocchia dei potenti che giocano a nascondino con i cittadini e se la svignano dalla società reale. Per questo abbiamo scelto di illustrare queste pagine con i volti dei nostri politici ?montati? in celebri dipinti del passato. Una galleria, un ?museo virtuale? dei Principi del 2000, che comincia col quadro di copertina: una tela con Massimo D?Alema nei panni del Signore del ?500, colletto a sbuffo e spadone. L?opera è di Antonio Molino, giovane e affermato illustratore milanese, nipote di quel Walter che tutti ricordano per le copertine sulla ?Domenica del Corriere?. Molino è autore di una serie di ritratti a olio dei personaggi viventi che hanno fatto grande Milano: politici, imprenditori, giornalisti (nel riquadro, Bruno Vespa), uomini di cultura . Tele che ricordano le opere dei grandi maestri della pittura italiana, dal ?400 all ?800.Li vedremo dal 12 al 28 marzo nella sala esposizioni della chiesa di San Marco a Milano grazie a una mostra organizzata dalla Fondazione Manuli che assiste i malati di Alzheimer (telefono: 026703140).


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA