Famiglia

Donna

Era l'angelo del focolare, quella che tramandava la memoria famigliare. Lo è ancora, seppur con mezzi hi-tech. Perché il femminismo ha cambiato i ruoli sociali delle donne, ma non quelli privati.

di Sara De Carli

L?identità femminile è una pasta sfoglia, scrive Rossana Rossanda. La stessa impressione si ha guardando Un?ora sola ti vorrei, il film che Alina Marazzi ha realizzato su sua madre, utilizzando filmini di famiglia e diari. Materiali comuni, che però rendono lo spessore del vissuto di una donna. Le ?sfoglie?? Innanzitutto essere figlia, moglie e madre. Anche oggi. Perché ci siamo emancipate sul piano pubblico, ma meno nel privato. E anche se siamo tornate in piazza, combattiamo daccapo tra desiderio di compiutezza e sensazione di essere inadeguate. Donna, s. f. 1. Persona adulta di sesso femminile. 2. Compagna di vita, specialmente accompagnato dall?agggettivo possessivo. 3. Signora, sia nel senso di colei che signoreggia l?animo dell?uomo sia in quello sociale di gentildonna.

(dal Dizionario italiano Sabatini Coletti)

Vita: Secondo lei oggi le donne pagano ancora un pegno alle aspettative sociali che la vogliono moglie e madre? Alina Marazzi: Sì, anche se in un modo diverso, più sottile. Lo vedo anche in me, in tante piccole cose. Era già così per mia mamma, che pure apparteneva a un ambiente libero. Dopo una proiezione, una signora sui 60 anni mi ha detto: «Mi sono ritrovata moltissimo. Noi eravamo donne emancipate, di un certo ceto sociale, con strumenti culturali, laureate, potevamo scegliere il lavoro che volevamo e l?uomo da amare, eppure tutto questo non ci è bastato. Ancora non vivevamo pienamente. Eravamo libere ma infelici, perché quella libertà di scelta non era veramente conquistata». Penso che ormai da decenni non ci sono più storie di donne costrette, però c?è ancora tantissimo l?interiorizzazione di ruoli sociali. Sono così tanti secoli che ci propongono un certo tipo di relazione tra uomo e donna, che non bastano alcune manifestazioni e alcuni diritti acquisiti per liberarsi veramente di questi retaggi e avere una relazione libera con l?altro sesso. E questo vale anche per gli uomini. Vita: Dove vede più forte questa pressione? Marazzi: Nel rapporto tra uomo e donna, in come continuano a essere le relazioni private, all?interno delle famiglie. Le donne di oggi sono economicamente indipendenti, autonome nelle decisioni che riguardano la sfera esterna e sociale, ma meno in quella privata, dei rapporti affettivi. Il mio prossimo film vorrei farlo proprio sulla rivoluzione sessuale e il movimento di liberazione della donna negli anni 60 e 70, visto da una prospettiva di oggi, prendendo atto di quella che è oggi la situazione. Che poi non è così diversa… Sono stati acquisiti alcuni diritti fondamentali – il divorzio, l?aborto, una tutela della salute, una certa tutela sul lavoro – ma tutto a livello normativo, perché di fatto i cambiamenti non sono così tanti come allora si pensava. Vita: Cosa ne pensa di questa nuova voglia di scendere in piazza? È un femminismo di seconda generazione? Marazzi: Non c?è stato passaggio di consegne: c?è un vuoto storico. Noi non sappiamo bene cosa è successo e quali sono i nostri diritti. Però basta leggiucchiare qualcosa per accorgersi che la clausola del diritto d?onore in Italia è stata tolta nel 1981: va bene, non c?era quasi più nessuno che ammazzava la moglie, però perché hanno aspettato così tanto? Forse è vero che da parte dei gruppi femministi c?è stata una cessazione di azione e di riflessione, dopo aver ottenuto il diritto al divorzio e all?aborto: sembrava non ci fossero più emergenze per cui lottare. Vita: Le donne oggi devono scendere in piazza per alcuni obiettivi precisi o puntare sull?educazione? Marazzi: Entrambe le cose. Perché oggi c?è il problema gravissimo della precarietà del lavoro, che riguarda tutti, e rende un lusso fare un figlio. E poi la società italiana è cambiata, ci sono un sacco di donne straniere: bisognerebbe riflettere sulla convivenza invisibile fra noi donne emancipate, acculturate, aventi diritti e una massa di donne che accudiscono i nostri figli e i nostri genitori, permettono a noi di non fare quelle cose da cui ci vantiamo di esserci affrancate. È una contraddizione. Vita: Nel film cita una frase di sua madre: «Ho paura di deludere i miei figli». Vale anche per le donne di oggi? Marazzi: La sensazione di inadeguatezza viene fuori tantissimo in mia madre, fin da ragazza. Poi nel periodo della malattia ci torna continuamente, come se su di lei fossero state poste tantissime aspettative che non poteva compiere. Questa delle aspettative dei genitori e della gente è una cosa che appartiene a tutti. Secondo me nel passato tantissime donne facevano figli perché tutti se lo aspettavano, ma potendo scegliere non li avrebbero fatti. Mia nonna ha sempre detto che lei è stata una pessima madre, che aveva zero senso materno. Credo sia positivo il fatto che si possa vivere con serenità la scelta di non avere figli. Perché il bambino ti assorbe, detta i tempi. Vita: Oggi non sembra esserci più un modello di donna: un po? perché rifiutiamo di stare dentro modelli prefissati, un po? perché i modelli stessi sono implosi. Lei riesce a trovare un?immagine che dica chi è la donna oggi? Marazzi: No, non mi viene in mente. In ogni donna c?è il desiderio di coltivare il proprio interesse, quale esso sia, magari attraverso il lavoro. Poi penso che il desiderio di maternità ci sia in molte donne… È vero che il film ha una potenza evocativa, universale, però nelle immagini del film io vedo la mia mamma, non la donna. Vita: Un?ora sola ti vorrei è su una donna, fatto da due donne, ma non è un film ?da donne?? Qual è il segreto? Marazzi: Ci sono tutti gli elementi di una vita. Forse se mia mamma non fosse stata così bella, gli uomini non guarderebbero il film con altrettanto piacere. C?è un elemento di bellezza – delle immagini, delle parole – che conquista perché è trasparente e vera, carica di emozioni. I pensieri di mia mamma erano moderni per la sua epoca: magari erano nella testa di molte donne, però non era ancora successa la cosa di dirsele tutte quante, di capire che le esigenze, i desideri e le frustrazioni di una erano i desideri e le frustrazioni di tutte, diventavano una questione collettiva e politica. Vita: Il film appena uscito, Per sempre, è sulla clausura. Questo elemento, che pare così estraneo all?identità femminile di oggi, è un tratto che aiuta a capire che cos?è la femminilità? Marazzi: Storicamente la clausura è femminile, non credo si usi questa parola per i monaci o gli eremiti. La loro clausura poi è meno stretta, per gli uomini c?è la possibilità di carriera, per la donna no, si fa monaca e monaca resta. Le prime volte che sono andata in monastero io ero incinta, quindi eravamo agli opposti: io stavo per vivere quella che ritengo essere l?essenza della femminilità, e loro ci avevano rinunciato per sempre. A me interessava capire che cosa porta una donna di oggi a fare questa scelta in modo consapevole e razionale: in fondo uno può benissimo essere cristiano nel mondo. Perché sceglie di negare la propria femminilità, mettersi questi abiti, rinunciare per sempre a un compagno e a un figlio? Non è che io abbia trovato una risposta. C?è stato un incontro, e poi c?è il mistero dell?esistenza di ciascuno di noi, che non puoi scandagliare fino in fondo. È vero però che c?è un modo tutto femminile di stare dentro questi posti, in particolare al Carmelo di Legnano, che è una comunità piccola, di sedici monache. Loro danno grandissimo valore alla qualità delle relazioni: «Noi viviamo la vita di comunità come un modo per arrivare a Dio», dicono. «Non è più una ricerca dal basso verso l?alto, ma Dio noi lo incontriamo nella relazione con l?altro, come se questi microcosmi fossero dei laboratori in cui uno sperimenta la qualità delle relazioni umane nella loro essenza». La specificità femminile che ho trovato lì dentro è questo modo di stare insieme fra donne, molto candido, del prendersi cura l?una dell?altra, dell?essere accoglienti, scherzose e anche un po? bambine. Questa qualità delle relazioni femminili è un tratto dell?essere donna che dovrebbe essere riproposto anche fuori. Vita: Quanto la donna è la custode della memoria? Marazzi: Forse questa cosa si è persa e andrà perdendosi sempre di più. Tradizionalmente le donne stavano di più a casa e con i figli, avevano più tempo per raccontare le storie del passato. Ora tutto questo tempo nelle famiglie non c?è, la donna è molto meno padrona dell?ambiente domestico e quindi conserva meno: meno cose e meno storie. Però vedo che mia figlia Teresa, che ha solo due anni e mezzo, mi chiede continuamente di raccontarle storie di quando io ero piccola, di quando il papà era piccolo. Come se già i bambini sentissero l?esigenza di costruire la propria identità all?interno del nucleo famigliare, di capire i legami e le relazioni familiari. Quello è ancora un altro utilizzo del film. Forse Teresa fa parte di un gruppo ancora ristretto di bambini che hanno a disposizione i filmini di quando i loro genitori erano piccoli, ma presto sarà una cosa normale. Forse questo sarà il nuovo modo di tramandare la memoria famigliare.

Ha collaborato: Antonio Mola

Chi è Alina Marazzi La regista per sempre mamma Alina Marazzi, milanese, nipote dell?editore Hoepli e mamma di Teresa. Ha esordito nei documentari per la tv a carattere sociale, poi ha collaborato con Piccioni, Studio Azzurro e ha tenuto laboratori al carcere di San Vittore. Il successo di pubblico è arrivato con Un?ora sola ti vorrei(2002, disponibile in dvd Dolmen su emik.it), film-documentario su sua madre, morta suicida quando lei aveva sette anni. Da poco ha presentato Per sempre, sulla clausura, prima tappa di un?indagine sulle scelte estreme. Sta lavorando a un film sul movimento femminista degli anni 60/70.

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