Economia

Il valore aggiunto in Asl

È il primo caso in Italia: si contano non solo i numeri ma la qualità dei servizi forniti. Un metodo che ha avuto molto successo in Nord Europa. E che migliora di molto i servizi.

di Redazione

È davvero possibile stabilire quanto vale la Pietà di Michelangelo? Forse sì, ma l?esito sarà molto diverso a seconda di ciò che si intende valorizzare di quell?opera, se il marmo utilizzato o la creatività e la passione messaci dall?artista. Partendo da questa domanda, i dirigenti del distretto urbano dell?Azienda sanitaria locale di Modena, un bacino di 200mila utenti, si sono chiesti se è possibile valutare quel valore aggiunto che è dato non dalla quantità dei servizi offerti, dei posti letto garantiti, delle prestazioni eseguite, bensì dalla competenza, dalla passione, dal livello di innovazione presente nell?azienda che gestiscono e che, essendo pubblica, deve saper rispondere a una simile valutazione. «Le aziende di altro genere hanno quotazioni in Borsa, il che permette loro di testare il grado di soddisfazione dei loro azionisti. Noi che diamo un servizio costituzionalmente garantito come la tutela della salute pubblica, dovremmo riuscire a far lo stesso», spiega Andrea Guerzoni, direttore del distretto cittadino dell?Asl di Modena. Da qui l?intento di misurare quegli aspetti che non erano presenti nei tradizionali bilanci, nemmeno in quelli più innovativi come il bilancio di missione che da qualche anno l?Asl modenese redigeva. «Abbiamo cercato di capire come ci percepiscono all?esterno, se la nostra comunicazione è fatta per gli altri o solo per noi, se le relazioni interne, anche quelle sindacali, sono positive. Un capitale relazionale che prima non avevamo mai contabilizzato e che abbiamo tradotto in peso effettivo per la nostra attività cercando poi di tradurlo in euro», spiega Guerzoni. «Posso avere un?azienda che cresce in valore tangibile, ma se perde qualche bravo professionista o personale di front office efficiente ed appassionato, il suo valore cala» Misurare il valore o, come tecnicamente definisce la letteratura soprattutto straniera in questo ambito, gli asset intangibili; la Asl di Modena è stata la prima a farlo in Italia. Laborioso è stato verificare se esistessero degli indicatori a riguardo, che misurassero le singole voci. Aiutati in questo anche da Stefano Zamagni, tra i fautori della necessità di introdurre anche in Italia questo tipo di valutazione, nel corso della loro ricerca i dirigenti della Asl modenese si sono imbattuti in un?indagine scandinava in cui si rileva che in ambito sanitario la percentuale degli asset intangibili è più che predominante, giungendo a costituire bel l?85% del patrimonio aziendale. L?esperienza di Modena è destinata a non rimanere isolata: un primo convegno sul tema si è svolto a gennaio a Firenze. «Ogni settore dovrà trovare i suoi indicatori», commenta Zamagni. «In gioco è la qualità. Paesi come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti ci insegnano che è possibile». Come lo si calcola Da 100 milioni a 566… Di solito Asl e ospedali parlano di costi e spese che però costituiscono solo il 15% del valore della struttura. Il cosiddetto ?capitale umano?, quello ?relazionale? e il ?capitale organizzativo? non sono mai considerati. Il parametro è stato collaudato nei paesi nordici: è stata realizzata una griglia in cui inserire una serie di variabili: efficacia, efficienza, produttività e benessere. Ad ognuna si è dato un?peso?, rapportato con il traguardo ottimale del bilancio intangibile. Risultato: il bilancio ottimali dell?intangibile nel distretto dell?Ausl di Modena vale 566,7 milioni, calcolato su un bilancio tangibile (quello classico) di 100 milioni circa. Modena ha chiuso il suo primo bilancio intangibile a 320 milioni di euro.


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