Formazione

Prima la vita, poi un sorriso

Il comico vi invita a dare battaglia per il diritto alla vita dei più piccoli, di tutti quelli che bussano alla nostra porta un po' prima di quando ce l'aspettavamo.

di Ezio Greggio

Troppo serio, qualcuno ha obiettato dopo la mia prima rubrica su Vita. Greggio, ma per favore… non parlare di argomenti troppo impegnati. Caro Ezio mi sembra che l’hai sparata troppo grossa, ha detto qualcun altro, le cifre che dai sulla mortalità dei nati prematuri in Italia è senza dubbio esagerata. Cari lettori mi tocca rispondervi, ci sono cose su cui non è lecito scherzare e la salute e l’aspettativa di vita dei pochi bimbi che nascono ancora in questo Paese (non possiamo permetterci di perderne neppure uno) sono temi su cui vi chiedo anche questa settimana di soffermarvi. Non ho affatto esagerato e per dimostrarvelo ho chiesto aiuto al professor Giorgio Rondini, presidente della Società Italiana di pediatria, ebbene in Italia solo il 15% dei neonati gravi si salva.

«Ogni anno», mi dice Rondini, «in Italia vengono assistiti in terapia intensiva neonatale circa 5.000 bambini, tutti neonati in gravi condizioni. Di questi se ne salvano almeno 750. Per rendere la neonatologia italiana più funzionale è necessaria una programmazione seria e regionale e l’attivazione di una rete assistenziale di terzo livello (cioé superspecializzato) costituita da centri in grado di svolgere terapia intensiva: ne occorrerebbe uno ogni 5.000/6.000 neonati. Solo così si potrà avere il massimo dell’efficacia».
Quindici giorni fa mi sono soffermato sull’importanza del trasporto dei nati prematuri, l’obiettivo dell’associazione cui ho dato il mio nome, e su questo problema ci sono dei dislivelli assurdi tra le regioni italiane. «È vero», risponde il presidente della Società pediatrica italiana, «Il trasporto è un nodo cruciale per l’ottenimento di risultati positivi e sarebbe bene che ogni Regione organizzasse questo servizio. Oggi solo due regioni hanno una moderna organizzazione, a quanto mi risulta: Lombardia e Lazio. Si tratta di due modelli diversi: quello lombardo con 5 centri superspecializzati adibiti a trasporto, quello laziale con un unico centro». Quale appello si sente di rivolgere alle autorità sanitarie chiedo a Rondolini? «L’appello a dare priorità all’infanzia e all’adolescxenza, in particolare alla fascia di pazienti più deboli e cioé i neonati. Vorrei anche suggerire che negli ospedali dove nascono bambini sia sempre presente un pediatra neonatologo». E che cosa consiglia ai genitori di fronte al rischio di una nascita prematura: quali regole seguire e che cosa chiedere in particolare alle strutture ospedaliere?

«Di fronte a una nascita prematura è giusto che i genitori abbiano la certezza della migliore qualità delle cure possibile, ma anche la consapevolezza che in certi casi la patologia è così grave che un risultato positivo non può essere assicurato da nessun centro. Se la maternità dove nasce un neonato a rischio non dà garanzie di possibilità di terapia intensiva – e questo vale per i centri di primo e secondo livello – è corretto chiedere che il bimbo venga trasferito, mediante un accurato trasporto, ad un centro specializzato in cure del terzo livello».

Insomma, cari lettori, anche questa settimana il comico vi invita a dare battaglia per il diritto alla vita dei più piccoli, di tutti quelli che bussano alla nostra porta un po’ prima di quando ce l’aspettavamo.

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