Sostenibilità

Infrastrutture? Sì grazie. Ma concentriamoci solo su quelle importanti

Una bella sforbiciata alla (troppo) lunga lista di cantieri considerati prioritari: solo così, a detta di Roberto Ciarlone, si può recuperare lo spirito originario della legge. Di Lucio Biancatelli

di Redazione

Opere strategiche, rilancio dell?economia, impatti sull?ambiente: in tema di Legge Obiettivo abbiamo raccolto le valutazioni e le proposte di Confindustria, per avere un quadro il più possibile completo sul tema. Ne abbiamo parlato con Roberto Ciarlone, direttore area Politiche industriali e territoriali di Confindustria. Ecomondo:La filosofia e l?impianto della Legge Obiettivo sono aspramente criticati dal mondo ambientalista: per una lista fiume di infrastrutture, tutte definite strategiche, per la grave semplificazione della Valutazione di impatto ambientale, per l?esiguo spazio d?intervento lasciato alle Regioni. Quale è il giudizio di Confindustria su questa legge? Roberto Ciarlone: La Legge Obiettivo risponde nel suo spirito e nella sua logica alla finalità di raggiungere il risultato di realizzare opere assolutamente necessarie ai fini del rafforzamento e della modernizzazione dell?assetto infrastrutturale e quindi dell?accrescimento del livello di competitività del sistema economico. La Legge Obiettivo è stata quindi valutata in senso positivo proprio nel suo intento di perseguire risultati concreti, attraverso il superamento dei diversi ostacoli che si frappongono alla realizzazione delle opere nei tempi prefissati. Tuttavia sappiamo bene, purtroppo, che il raggiungimento di questa finalità è stato fortemente limitato proprio dall?eccessiva numerosità dei progetti che sono stati riconosciuti di prioritaria importanza e ciò anche in relazione alla esiguità delle risorse messe a disposizione. Se la logica fosse stata rispettata sul piano della selezione di un numero limitato di opere infrastrutturali veramente di carattere prioritario, l?accelerazione delle procedure di Via e la semplificazione degli iter procedurali di approvazione dei progetti avrebbero avuto una loro logica coerenza con la realizzazione di opere di rilevante impegno e di grande redditività sociale. Per quanto riguarda gli interventi delle Regioni, va detto che si è verificata un?evidente distorsione dei ruoli e delle competenze. Anziché coinvolgerle nell?individuazione delle priorità e nella loro impostazione realizzativa, si è preferita una scorciatoia alla ricerca del consenso basata sull?inserimento di ulteriori opere, di innegabile importanza, ma circoscritta alla sfera locale o regionale, cioè fuori dalla logica delle grandi infrastrutture ?strategiche?. Confindustria, con le sue proposte sulla logistica che presenta il 1° febbraio, intende rilanciare proprio l?esigenza di un ritorno a una selezione molto più restrittiva delle grandi opere da realizzare, ma fondata su una reale esigenza strategica del paese, l?adeguamento del sistema delle dotazioni infrastrutturali alla evidente crescita del commercio internazionale e al ripristino di una reale capacità di attrazione dei flussi commerciali e di investimento. Ecomondo: In Italia, secondo lei, è davvero necessario il rilancio in grande stile delle opere pubbliche per dare impulso all?economia? Ciarlone: Credo che su questa esigenza tutti siano d?accordo. Gli investimenti infrastrutturali possono dare un grande contributo alla ripresa economica e alla crescita, ma altrettanto significativo deve essere il contributo che il funzionamento delle opere realizzate deve offrire alla competitività delle imprese ed al benessere dei cittadini. Quindi, non soltanto opere grandi, con una attenzione particolare alle infrastrutture di valico e al riequilibrio e all?integrazione tra le diverse modalità di trasporto, ma anche opere capaci di superare i nodi e le criticità esistenti, che possono riguardare il completamento delle opere incompiute, la realizzazione di raccordi e di quant?altro necessario a sviluppare una reale integrazione delle strutture fisiche di collegamento. Ecomondo: Non rischiamo un diluvio di opere inutili ad alto impatto ambientale (come l?Autostrada della Maremma, che avrebbe una alternativa meno costosa nel progetto Anas di messa in sicurezza dell?Aurelia) e dal negativo bilancio in termini di costi/benefici, come la Tav Torino-Lione o il Ponte sullo Stretto? Ciarlone: Non vogliamo davvero il diluvio di opere inutili. Siamo per quelle opere ritenute necessarie per garantire il miglioramento della mobilità di merci e persone, la valorizzazione e l?attrattività dei territori, la creazione di un contesto più favorevole per lo sviluppo delle attività imprenditoriali. Sono però fiducioso che quando si decida di realizzare un?opera vengano fatte preventivamente, nei tempi adeguati, tutte quelle valutazioni necessarie per avere un giudizio sereno sull?impatto ambientale ed economico in termini di rapporti costi/benefici. Una volta però conseguite queste valutazioni ed effettuate le scelte conseguenti, non devono esserci più dubbi, né ripensamenti, se non entro limiti accettabili di miglioramento, sulla realizzazione concreta delle opere infrastrutturali progettate. C?è certamente un problema di consenso che va, a mio giudizio, affrontato, gestito e risolto prima che l?iniziativa progettuale venga definitivamente approvata e, conseguentemente, risolvendo fin dall?inizio i potenziali conflitti con le comunità locali. Il consenso preventivo alla realizzazione delle infrastrutture va costruito e gestito, attraverso una chiara informazione su vantaggi e svantaggi, la partecipazione, nei modi e nelle sedi più opportune, delle rappresentanze degli interessi coinvolti, la verifica e la condivisione di tutte quelle varianti e alternative che possono annullare o limitare gli inconvenienti.

(L. Bi.)


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