Mondo

Brasile: tra politica e finanza al ballottaggio

Mentre l'attenzione mondiale e' concentrata sui rischi di una guerra all'Iraq, il Brasile si trova al centro di un attacco speculativo globale

di Redazione

Dall’inizio dell’anno il real, la moneta brasiliana, si e’ svalutato del 40% arrivando a essere scambiato a 3,645 dollari. La stessa sorte e’ toccata ai titoli di Stato. Il C-Bond, il titolo piu’ liquido denominato in dollari, ha raggiunto quota 54 con un rendimento del 24% mentre solo all’inizio del 2002 il prezzo era di 85. Il rischio paese, misurato dal differenziale dei saggi di interesse rispetto al benchmark, e’ passato dai 700 punti di inizio anno agli oltre 2000 punti di questi giorni portando i titoli brasiliani a rendere oltre il 20% rispetto agli omologhi americani. Eppure a ben guardare i fondamentali del Brasile continuano a essere buoni e risentono solo marginalmente delle crisi scoppiate in Argentina e Uruguay. Mentre questi ultimi, infatti, hanno concluso il 2001 con un Prodotto interno lordo, calcolato in termini reali, rispettivamente del -4.4% e -3.1% y/y, il Brasile ha fatto registrare una crescita annua del +1.5% contribuendo a tenere a galla l’intero Mercosur, il cui Pil e’ cresciuto nel 2001 del +0.1% y/y. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale relative al Brasile, diffuse nell’ultimo ”World Economic Outlook”, lasciano intravedere per il 2002 e 2003 una crescita rispettivamente del +1.5% e del 3.0% y/y. Anche su questo emergono le enormi differenze con Argentina e Uruguay per le quali IMF stima una crescita per il 2002 rispettivamente del -16.0% e -11.1% y/y. Per quanto attiene l’esposizione debitoria il Brasile si trova in una posizione di relativa tranquillita’. Pur avendo, infatti, un debito che ammonta al 58.6% del proprio Prodotto nazionale quest’ultimo e’ contratto solo per il 20% con l’estero. Solo una parte molto bassa e’ quindi denominata in dollari o euro e non pone problemi di sostenibilita’. La parte rimanente del debito (80%) e’ interno e denominato in real ancorche’ indicizzato al dollaro Usa. Non vi sono, dunque, ragioni economico-finanziarie che giustificano un simile attacco speculativo se non l’aspetto politico e le implicazioni di politica internazionale che un cambio della guardia al vertice potrebbe comportare. Tra tre settimane, infatti, il Brasile andra’ alle urne per eleggere il nuovo Presidente che prendera’ il posto di Enrique Cardoso. Da tempo, ormai, i sondaggi indicano come certo successore, addirittura al primo turno, il candidato della sinistra Luiz Inacio Lula da Silva. Quest’ultimo, vera anima e promotore del Global Social Forum di Porto Alegre, ha fondato il proprio consenso su una politica di contrasto agli interessi delle grandi multinazionali presenti in Brasile e di garanzia della popolazione rispetto anche alla volonta’ di Paesi dominanti. L’elezione di Lula, data l’importanza del Brasile a livello mondiale, oltre a rafforzare tutto il Cono Sud dell’America, potra’ rappresentare una spina nel fianco per gli Stati Uniti che puntano a estendere la propria influenza commerciale in tutta l’America Latina senza accettare condizioni di nessun tipo. Rappresenta altresi’ un punto a favore della politica per il sud del mondo, espressa anche recentemente nel vertice di Johannesburg, che trova la ferma opposizione, anche in seno al WTO, degli Stati Uniti. Ecco che allora la situazione si fa piu’ chiara. Il fuoco incrociato della speculazione finanziaria ha il chiaro obiettivo di affondare le possibilita’ di successo di Luiz Inacio Lula, facendo intravedere ai cittadini la possibilita’ di finire come i cugini argentini.


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