Politica

Siena: oltre il palio, mille segreti

Alla scoperta dei contrasti della città Patrimonio dell'umanità

di Walter Mariotti

  • Una città in bianco e nero «Non vi è nulla di simile a Siena», scriveva alla fine del secolo scorso Bernard Berenson, critico d?arte americano che considerava la città del Palio come la più completa delle città italiane. Tributo vivente all?idea rinascimentale dell?armonia tra Io e cosmo, profondamente cristiana e insieme esoterica, Siena è cifra della perfezione, che un suo illustre figliol prodigo, Mario Luzi, espresse nel più poetico dei distici: «la città delle città». Un miracolo che ha prodotto una città ricca di suggestioni, a cominciare dal celeberrimo Palio. E passando attraverso le sue infinite opere d?arte. Limpida e oscura. In salita e in discesa. Riflessiva e passionale. È Siena, perennemente sospesa tra la salvezza e la perdizione, Dio e il mondo. Città della Vergine e del prestito a usura. Patria del primo ospedale (gratuito) per i pellegrini e dello sfruttamento (sistematico) dei contadini. Un mistero, un miracolo o forse un sogno realizzato, in bilico fra il bene e il male, il bianco e il nero, come la BALZANA, lo scudo araldico simbolo della città. A Siena tutto è unico e ogni cosa è illuminata d?una luce tersa e singolare. Arrivando da ogni direzione, ma anche per le vie del centro, tutto quello che si vede fu costruito tra il 1260 e il 1348. Ottantotto anni in cui Siena diventò una civitas liberalis dove le donne erano libere di uscire la sera da sole e parlare in pubblico, i bambini dovevano andare a scuola per legge, il capitano del popolo provvedeva all?assistenza sanitaria. Tutto quando Parigi si chiamava Lutetia e aveva le strade sterrate e Londra era poco più di un villaggio di capanne. Un miracolo vero e proprio, dovuto – chissà – all?essersi donata alla Vergine con rogito notarile, il 2 settembre 1260, due giorni prima di quel Venerdì santo che «fé l?Arbia colorata in rosso», come scrisse Dante. Nessuno conosce il segreto di Siena, iscritto nel mistero di 17 CONTRADE che due volte all?anno (il 2 luglio e il 16 agosto) nascono e muoiono in un emiciclo di tufo, limite d?una conchiglia di nove spicchi, solo resto del governo più lungimirante che la città ebbe mai, l?esecutivo conservatore dei Nove. Festa pagana, il PALIO, che consacra però il cavallo con l?acqua santa in Duomo, sotto al pulpito scolpito da NICOLA PISANO e lo sguardo misericordioso di una ragazza di quattordici anni che occupa il centro della facciata, Maria, la Vergine. Ancora lei, che nella Maestàdi DUCCIO, del 1315, parla attraverso scritte e cartigli, come un?eroina della pop art. Nessuno lo conosce, ma un segreto dovrà pur esserci se un giorno del Medioevo il Camerlengo (il ministro dell?economia dell?epoca) decise di far istoriare la copertina della BICCHERNA, il libro mastro, ogni anno da un pittore diverso. O se la Diana, il misterioso fiume che nessuno ha mai trovato, non smette di far sentire il suo fruscio nelle notti senza vento. O se i senesi ghibellini furono scelti dal Vaticano per custodire e pascere le sue millenarie fortune. Fortune che affluiscono a Siena intorno al Mille, come ricorda il capolavoro di AMBROGIO LORENZETTI all?interno del Palazzo Comunale, Gli effetti del Buon Governo in città e in campagna (eseguito nel 1337-39). Lorenzetti, Duccio di Boninsegna, Simone Martini, Jacopo della Quercia sono i maggiori rappresentanti di un nuovo codice civile e artistico, vicino alla Francia e alle corti medievali, da cui Siena riprenderà la svettante TORRE DELMANGIA, 102 metri, (1338-48), che per decreto comunale doveva essere alta quanto il Campanile del Duomo costruito sulla collina: un modo per dichiarare la pari dignità dei due poteri. Il cuore del PALAZZO PUBBLICO è inevitabile per scoprire Siena. Le sale, il Museo Civico e la Quadreria formano un progetto di bellezza e suggestione uniche, tra le pennellate gotiche di SIMONE MARTINI e Ambrogio Lorenzetti, mentre il manierista Domenico Beccafumi è autore del soffitto nella SALA DEL CONCISTORIO (1529-35). Arrivati in cima, nella LOGGIA che apre il panorama verso le crete e il Sud, l?originale di JACOPO DELLA QUERCIA per la Fonte Gaia, realizzata nel 1414 sul Campo ove «ogni vergona, liberamente, s?affisse», fa capire molto di quello che stiamo vivendo. Forse perché siamo a due passi dalla CAPPELLA, in marmo, eretta come ringraziamento per la fine dell?epidemia di peste che colpì la città nel 1348 e ridusse uno dei popoli più orgogliosi d?Europa a 16mila abitanti. Da non perdere
  • Siena e Roma, la mostra Due città con lo stesso stemma, la lupa con i due gemelli. Raffaello, Caravaggio e gli altri protagonisti di un legame antico, che corre lungo la via Francigena: 170 opere tra dipinti, disegni, stampe, sculture, oreficerie e documenti d?archivio. Fino al 5 marzo 2006.
  • Palazzo pubblico Le pennellate gotiche di Simone Martini e di Ambrogio Lorenzetti, ma anche quelle di Taddeo di Bartolo, Sano di Pietro e Spinello Aretino. Percorso ad hoc per i più piccoli, dai 4 agli 11 anni. Ingresso 7 euro. Info: www.comune.siena.it/museocivico/
  • Fonte Gaia In Piazza del Campo, realizzata da Jacopo della Quercia. L?acqua sgorga attraverso 25 chilometri di gallerie sotterranee ancora esistenti, i Bottini, antico acquedotto medievale dalle volte a botte.
  • Duomo Imponente cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta (XII secolo), rivestito da fasce bianche e nere di marmo in riferimento alla balzana, lo stemma araldico di Siena. Costruito in competizione con la vicina Firenze.

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