Cultura
Forum sociale di Bamako: Slow food va in Africa
Salvaguardare la biodiversità e l'economia locale. Presentato in Mali il progetto della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus
Salvaguardare la biodiversità e l’economia locale in Africa. E’ l’ambizioso progetto della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus in questi giorni in Mali, dove è in corso il Forum Sociale Mondiale.
Uno dei primi progetti sarà proprio la restrutturazione dell’antico mercato della capitale del Mali, Bamako. L’agenzia Ansa riferisce oggi che Roberto Burdese, vicepresidente di Slow Food è volato in Mali per incontrare Aminata Traorè, ex ministro della cultura maliana e ”principale animatrice dell’appuntamento a Bamako, con lei abbiamo iniziato a collaborare sin da quando abbiamo fatto Terra Madre nell’ottobre del 2004 e adesso vorremmo collaborare direttamente sul territorio”.
Il mercato che anche con il contributo di Slow Food tornera’ agli antichi splendori si trova nel quartiere di Missira ”uno dei quartieri piu’ belli di Bamako – racconta Burdese – grazie alla volonta’ di Traore’ e’ iniziata la ristrutturazione, ne sono state sistemate le strade e sono stati creati anche momenti di educazione all’interno del mercato”. Obiettivo principale di Slow Food in Mali e’ quello di salvaguardare le coltivazioni locali ”come gli ortaggi tradizionali e una particolare varieta’ di cipolle prodotta in una regione del Paese – spiega il vicepresidente di Slow Food – o cereali come il sorgo e lo stesso mais”. La principale coltivazione del Mali, oggi, e’ il cotone, ”ma e’ anche uno dei principali problemi del Paese afferma Burdese – fin dagli anni Ottanta, la Banca Mondiale ha finanziato il Paese affinche’ piantasse appezzamenti di cotone, quasi a farlo diventare una monocoltura, causando la scomparse della colture tradizionali”. L’impatto economico che deriverebbe dalla ristrutturazione del mercato di Missira sarebbe immediatamente percepibile per i produttori che ”potrebbero vedere le loro merci ad un prezzo piu’ corretto di quello che gli viene pagato al mercato all’ingrosso e significherebbe garantire a chi va ad acquistare in questo mercato di avere prodotti piu’ freschi, perche’ hanno fatto pochi chilometri e piu’ sani perche’ biologici”. Raggiungere questo obiettivo, per Slow Food sarebbe un enorme passo in avanti se si considera che la quasi totalita’ dei prodotti nei negozi, nei supermercati o nei piccoli punti di ristoro maliani e’ di importazione.
La presenza di Slow Food in Africa sta a significare che, nei prossimi anni, diventera’ un punto importante per l’associazione? ”Abbiamo gia’ alcuni progetti in altre zone d’Africa – risponde Burdese – stiamo sostenendo da un paio d’anni un progetto sul riso rosso in Madagascar, uno in Marocco sull’olio d’argan che e’ l’olio prodotto da una pianta tradizionale e stiamo partendo adesso in Mauritania con un progetto legato a una comunita’ di donne pescatrici”. Tutelare la biodiversita’ sul territorio ma anche far conoscere la gastronomia maliana in Italia. E’ un altro obiettivo del viaggio di Slow Food in Mali. ”Vogliamo individuare un cuoco – conclude Roberto Burdese – che faccia cucina tradizionale da portare al prossimo al prossimo Salone del Gusto, alla fine di ottobre del 2006” per presentare la gatronomia maliana, con pari dignita’ dei grandi chef europei. ”C’e’ una gastronomia interessante in Africa, la poverta’ produce, di solito, piatti molto interessanti, fintanto che ci sono le materie prime”.
Il Forum Sociale Mondiale, nel 2006 si svolge in quattro sedi diverse nel mondo, dopo Bamako, prossima tappa Caracas in Venezuela, a marzo appuntamento a Karachi (Pakistan) e per maggio e’ previsto l’appuntamento di Atene (Grecia).
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