Volontariato

Nel welfare del futuro la coop che innova sarà protagonista

Promuove servizi,li gestisce e li fa rendere,affiancandosi con le sue caratteristiche a Stato e mercato. La sua forza sta nella personalizzazione e nell’umanizzazione. Identikit dell’impresa sociale d

di Ettore Colombo

Dalle parole dell?onorevole Mimmo Lucà, responsabile Associazionismo e terzo settore per i Ds, emerge chiaro il quadro di una ?economia sociale? che, oltre allo Stato e alla pubblica amministrazione, insieme al privato sociale «sta sul mercato e produce beni e servizi rispondendo pienamente al principio, oggi di rilevanza costituzionale, della sussidiarietà. Stato e mercato non sono più in grado, da soli, di dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini, tocca quindi anche ad altri soggetti la responsabilità di fare e svolgere un servizio sociale pubblico».

SocialJob: L?apporto della cooperazione sociale al futuro welfare è all?insegna della qualità. In che cosa si esplicita?
Mimmo Lucà:Deve essere un attore protagonista di politiche pubbliche che promuove servizi, li gestisce e li fa rendere. Rispetto all?attuale sistema di welfare, bisogna lasciar spazio a strutture distinte dallo Stato come dal mercato e che si basano sul protagonismo sociale, che promuovono la responsabilità dei cittadini, la crescita delle persone, stabilendo legami forti tra singoli, famiglie, comunità e generazioni. La personalizzazione, l?umanizzazione dei servizi, è al centro della cooperazione sociale, e rafforza la coesione sociale del Paese. Qui sta la sua originalità e la forza.

SJ:Ma è un soggetto che si affianca ad altri o che deve lavorare a ridisegnare l?architettura del welfare?
Lucà:Bisogna fare del welfare un vero sistema a rete che vive di mutualità, di responsabilità e solidarietà tra generazioni, come del resto era la cooperazione ai suoi primordi. Basti pensare che tutte le istituzioni di welfare moderno in campo previdenziale, sanitario e dei servizi (Inps in testa) trovano lì le loro origini. Insomma, servono a riformare il capitalismo. Devono poi però confrontarsi con il mercato, starci, senza perdere l?ispirazione ideale che li ha fatti nascere e che li fa muovere. Un mondo appunto che crea benessere e legami sociali a 360 gradi, come fa non solo la cooperazione sociale ?rossa?. Da parte mia potrei citare la cooperazione sociale legata alla CdO che in Veneto, Trentino, Lombardia opera, egregiamente, nei servizi psichiatrici e socio-sanitari.

SJ: Resta il problema dell?armonizzazione delle norme. E delle tante forme di welfare in campo?
Lucà:Vero, ed è infatti su questo che vogliamo lavorare, nella prossima legislatura, sull?armonizzazione di norme di legge che ci sono e che vanno rispettate e sostenute tutte, però. C?è il volontariato, che è un atto di assoluta solidarietà e gratuità; le associazioni di promozione sociale, che puntano a iniziative di sensibilizzazione e di crescita culturale e sociale dei cittadini attraverso i proprio associati; poi vi è, appunto, la cooperazione sociale, che produce servizi, e infine vi è l?impresa sociale. Che ha fini di lucro ed un assetto sociale ben differente. Forme diverse che vanno valorizzate e normate in modo differente, senza inutili sovrapposizioni, un compito che spetta in particolare agli enti locali. Che devono saper scegliere, appaltare, sostenere a seconda delle loro reali esigenze. E che devono anche studiare un po? di più e meglio, per capire.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.