Economia

Dall’assistenza all’integrazione: questa è già qualità

Per il sottosegretario al Welfare aiutare i soggetti svantaggiati a livello sociale e formativo, e non solo economico, è un modo,da parte delle cooperative sociali, di fornire un reale valore aggiunto

di Ettore Colombo

La qualità delle prestazioni di una cooperativa sociale si misura anche dalla sua capacità di integrare i soggetti che assiste, per esempio inserendoli nel mondo del lavoro. Parola del sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini che segue da anni con attenzione e partecipazione le vicende che riguardano il mondo del terzo settore. SocialJob: Senatrice, ci spieghi meglio cosa intende… Grazia Sestini:Mi riferisco alle cooperative di tipo B, che aiutano le persone svantaggiate. Grazie alla cooperazione sociale, per queste categorie di cittadini si passa dall?assistenza pura e semplice alla loro integrazione sociale attraverso lo strumento principe, quello del lavoro. Non a caso, nella tanto vituperata riforma del mercato del lavoro – nota come legge Biagi – l?articolo 14 del decreto attuativo permette alle aziende sopra i 15 dipendenti di mettere in carico alle cooperative i disabili che vengono assunti per legge, incentivandone il loro inserimento. Insomma, un modo per fornire un?assistenza di qualità che aiuta i disabili anche a livello sociale e formativo, non solo economico, in particolare per le categorie del disagio psichico che, come ci dicono le prime rilevazioni effettuate, traggono dal coinvolgimento lavorativo e dal riconoscimento sociale del loro ruolo un immediato giovamento. SJ: Le cooperative di tipo A, invece, quali standard qualitativi offrono? Sestini:Parliamo di cooperative gestori di veri e propri servizi, soprattutto alle persone e, in parte minore, in ambito culturale e ambientale, che hanno una vocazione particolare all?interlocuzione con gli enti e i servizi pubblici, rispetto ai quali sono sempre più concorrenziali e ai quali forniscono standard sempre più alti. Danno cioè un valore aggiunto formidabile rispetto ai servizi forniti direttamente dal servizio pubblico. Inoltre, stando a pieno titolo sul ?mercato dei servizi?, queste cooperative sono sempre più capaci di cogliere nuovi bisogni dei cittadini-utenti. Certo, dove la programmazione generale dei servizi è maggiore, anche la loro efficacia è maggiore: ecco perché pubblico e soggetti profit devono sempre più lavorare e correlarsi alla cooperazione sociale per una sempre maggiore e più raffinata differenziazione qualitativa dell?offerta, tra i servizi sociali. SJ:Niente a che vedere, dunque, questa cooperazione con quella che gioca in Borsa? Sestini: No, niente. Infatti la cooperazione sociale risponde di sé anche grazie ad una legge ad hoc. Ora c?è anche la legge sull?impresa sociale ma fino a quando non entrano in vigore i decreti attuativi è la cooperazione sociale il perno e il soggetto sul quale sperimentare nuove forme e nuove esperienze. La tipologia dell?impresa sociale sarà diversa, ma vuol dire soprattutto che si allarga la platea a nuove categorie d?imprese, non certo che si restringe. Le cooperative sociali potranno diventare imprese sociali, con la nuova legge, ma il ruolo della cooperazione rimane intatto e importante. Il cittadino, poi, si rivolgerà a tutta la platea di chi gestisce questi servizi, scegliendo liberamente.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA