Non profit

I no d’Italia ora cantano in coro

Grandi opere. Prossimo appuntamento: il 22 gennaio a Messina

di Stefano Arduini

Val Susa, Messina, Venezia. Ovvero No Tav, No Ponte, No Mose. Dal 16 gennaio scorso tutti insieme per chiedere al prossimo governo il ritiro della Legge Obiettivo che, nota Stefano Lenzi, responsabile nazionale per le infrastrutture del WWF, «è fallita perché non è stata in grado di assecondare le priorità del paese». Il primo nodo del network è stato tessuto a Condove, in piena Val Susa, dove si sono date appuntamento le tre delegazioni. «Il progetto», annuncia Nuccio Barillà, consigliere comunale a Reggio Calabria ed esponente di Legambiente, «prevede uno scambio di esperienze che diventerà permanente». Ancora Barillà: «Non siamo il trait d?union di tutti i ribellismi, ma vogliamo costituire la piattaforma per confrontarci su cosa significhi oggi la modernità». I toni comunque rimangono alti, come dimostra l?intervento di Alberto Ziparo, docente di Pianificazione ambientale all?università di Firenze, che da tempo studia l?impatto ambientale del ponte sullo Stretto. La prima stilettata è dedicata alla «collega», Mercedes Bresso (il govenatore del Piemonte favorevole alla Tav), «alla quale a proposito di impatto ambientale delle grandi opere, consiglio di andarsi a rileggere i vecchi testi che abbiamo studiato insieme». Il resto è per il governo: «Trovo incredibile che si vogliano far passare per necessarie opere di questa dimensione. Neanche fossimo negli anni 50 all?indomani di una guerra». Sul fronte ambientalista tutti d?accordo, quindi? Non proprio. Fra le centinaia di persone che con ogni mezzo, treno compreso, (info su www.legambientevalsusa.it e www.notav.it) domenica 22 gennaio raggiungeranno Messina per il secondo appuntamento del coordinamento difficilmente ci sarà Gaetano Benedetto, segretario aggiunto del WWF. «Dire no a tutto non mi sembra la strategia comunicativa più efficace, a meno di non volerci chiudere in un angolo», attacca convinto. Per il dirigente del Panda, «con questa iniziativa corriamo davvero il rischio di consegnarci a chi in modo strumentale desidera tapparci la bocca». Secondo Benedetto la ricetta giusta è un?altra: «A proposte concrete non si risponde con dei no, ma con parole d?ordine positive. Dobbiamo rovesciare la prospettiva e gridare: ?sì allo Stretto e sì alla Val Susa?».

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