Welfare

Giovani senza rete

Televisione. I detenuti di Rebibbia autori di un originale talk show

di Alessandro Sortino

È pacifista, è pronto a battersi per i diritti umani, è disinformato su droga e Aids ma sulle nuove tecnologie sa tutto. È l?immaginetta sacra di un certo tipo di diciassettenne italiano ?impegnato? che tutti amiamo contemplare, così come ce la offrono giornali e televisioni nazionali. Ma la realtà è chiaramente diversa, molto più variegata e profonda. Ci voleva il coraggio di un?emittente locale laziale e di un giovane regista televisivo per distruggere l?icona e guardare in faccia la verità.

L?emittente in questione è la laziale Super Tre, il regista Maurizio Rasio, il programma ?Mondi a confronto?, in onda alle 21.15 il mercoledì, giovedì e venerdì. A scrivere i testi, degli autori molto speciali: i detenuti di Rebibbia del laboratorio massmediatico del carcere.

La trasmissione è partita a maggio e andrà avanti per tutto luglio. Ogni puntata un gruppo di giovani di una scuola superiore romana (sempre diversa), si confronta su un tema con un altro gruppo di persone che hanno, con quel tema, qualcosa a che fare. Un esperto introduce il tutto.

La differenza con altri, più famosi salotti televisivi under 18, è nella struttura del programma. In ?Mondi a confronto? non c?è conduttore, e i due gruppi interloquiscono solo grazie al montaggio, senza nemmeno vedersi nella realtà. In questo modo i ragazzi, liberi dall?angoscia di fare bella figura, di apparire telegenici e ?intelligenti?, mostrano davvero se stessi. Ne esce un ritratto inedito dell?adolescente medio: sa tutto su droga e Aids, niente sulle nuove tecnologie. Il pacifismo non è già più un suo valore: a volte è addirittura forcaiolo, e crede che le parole «terrorista» e «detenuto» siano sinonimi.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.