Famiglia
Se la Rai fa ciò che vuole
Televisione. La Tv di Stato fa orecchie da mercante alle proteste
Undici esperti e undici rappresentanti di associazioni. È il Consiglio consultivo degli utenti, l?organo che, rinnovato proprio nei giorni scorsi, rappresenta i telespettatori presso il Garante dell?Editoria.
L?AGe, Associazione Italiana Genitori, unica associazione familiare del gruppo, è presente sin dal ?91.
«Il bilancio di questi sei anni è positivo – commenta Vanni Cocco, responsabile per i problemi televisivi -: peccato che la gente non lo abbia potuto sapere, dato che la nostra attività è passata sotto censura per sei lunghi anni». Lo sapevate infatti che il Consiglio degli utenti ha presentato ben 86 denunce al Garante contro programmi violenti, diseducativi o volgari, 36 delle quali riguardavano trasmissioni rivolte ai minori? Come, per esempio, la denuncia dell?ottobre ?96, in cui si lamentava «il persistere di una rappresentazione televisiva banalizzante e volgare di situazioni, stili di vita e serie questioni familiari».
Cocco è particolarmente arrabbiato con la Rai: «Il consiglio è un organismo istituito da una legge dello Stato – spiega -: la tv pubblica doveva informare gli utenti della sua esistenza».
Silenziata anche la risoluzione dell?aprile di quest?anno sulle Commissioni di censura, cioè quegli organismi che decidono da quale pubblico siano visibili i film e i cui divieti sono validi anche per le trasmissioni tv.
«Il Consiglio ha denunciato situazioni al limite del falso ideologico – spiega Cocco – segnalando come all?interno di questi organismi prevalessero gli interessi dei produttori cinematografici».
Le commissioni, in base alla legge, risultavano ?monopolizzate? dai rappresentanti dell?industria; in più, erano presiedute da magistrati di Cassazione. «Quale pretore si sarebbe sognato di contraddirne il parere?», si chiede Vanni Cocco.
Però ora la nuova legge, la 203/95, esclude la presenza dei magistrati e prevede l?inserimento di almeno quattro rappresentanti delle associazioni genitori. «Una norma contrastatissima in Parlamento per colpa delle lobbies del cinema – ricorda Cocco – e da due anni in attesa di un regolamento attuativo». Una legge che tra l?altro estende la competenza delle Commissioni anche alla fiction televisiva, sfuggita sin qui ad ogni controllo. «Mancando il regolamento, si continua alla vecchia maniera», protestano quelli dell?AGe.
Una ?disattenzione? che consente a sesso e violenza di trionfare in prima serata.
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