Mondo

Morto l’emiro del Kuwait, unica democrazia del Golfo

A Jaber Al Sabah, scomparso ieri, è subito subentrato il successore designato Saad.

di Chiara Brusini

L’ emiro Sheikh Jaber Al Ahmad Al Sabah, capo dell’ unica democrazia formale del Golfo, il ricchissimo Kuwait – quarto produttore di petrolio al mondo, con un decimo delle riserve esistenti e due milioni e mezzo di barili prodotti al giorno – e’ scomparso ieri a 78 anni, ed il suo successore designato, il lontano cugino sheikh Saad Al Abdallah Al Sabah, e’ stato subito nominato al suo posto, nonostante sia anch’egli gravemente ammalato. Ma la rapida e apparentemente incerta successione non dovrebbe – secondo osservatori dell’ area – destabilizzare il grande alleato degli Usa, che facilitò il loro attacco all’ Iraq nel marzo del 2003 dopo che, nel ’91, gli stessi Stati Uniti erano intervenuti liberandolo dall’ occupazione irachena. Durante quel breve periodo l’ emiro si era rifugiato in Arabia Saudita, da dove era rientrato a Kuwait City quando le truppe irachene era state messe in fuga dall’armata del generale Schwarkopf, nell’ ultimo atto della ‘Desert Storm’. L’emorragia cerebrale che colpi’ sheikh Jaber al Sabah nel 2001 non gli impedi’ di assicurare al paese la stabilita’ politica nominando primo ministro suo figlio, sheikh Sabah Ahmed Al Jaber Al Sabah. Il giovane premier da allora non ha mai accettato le provocazioni politiche provenienti dal parlamento – l’ unico esistente nei paesi del Golfo e composto da 50 membri molto dinamici, appartenenti a sette e tribu’ diverse – nel tentativo di creare frizioni all’ interno della famiglia Al Sabah, che da oltre 250 anni controlla il paese. Piu’ volte dai banchi del parlamento e’ venuta la richiesta di dimissioni nei confronti del principe ereditario sheikh Saad, a causa del suo stato di salute che lo ha visto entrare ed uscire da ospedali kuwaitiani, europei e americani negli ultimi tempi. L’emiro scomparso – il cui lutto sara’ celebrato per 40 giorni, mentre le istituzioni rimarrano ferme nei prossimi tre giorni – godeva di ampio consenso popolare grazie alle riforme sociali tese a garantire diritti e garanzie sanitarie e scolastiche anche ai meno abbienti – operazione non difficile in un paese nel quale il reddito pro-capite annuo e’ valutato sui 20mila dollari, quasi tre volte quello dell’ Arabia Saudita. Sheikh Jaber Al Sabah era anche riuscito, dopo anni di battaglie, ad ottenere l’ anno scorso l’ approvazione di una legge che consente alle donne il voto e l’ ingresso negli incarichi pubblici. Il provvedimento era stato respinto piu’ volte per l’opposizione della coalizione costituita da conservatori e integralisti islamici, le cui crescenti fortune politiche sembrerebbero costituire l’ unica ipoteca preoccupante sul futuro del paese.


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