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Iraq: vescovi cattolici Usa chiedono ritiro

I vescovi cattolici americani chiedono un ritiro dall'Iraq il piu' presto possibile.

di Paul Ricard

I vescovi cattolici americani chiedono un ritiro dall’Iraq il piu’ presto possibile. ”Le forze militari della nostra nazione dovrebbero rimanere in Iraq solo quanto serve per una responsabile transizione, meglio presto che tardi per la loro partenza”, ha dichiarato il vescovo Thomas Wenski, di Orlando (Florida) presentando un documento di otto pagine della conferenza episcopale, che e’ stato consegnato alla Casa Bianca e al Congresso. Le recenti dichiarazioni dell’amministrazione Bush sulla necessita’ di ridurre il numero dei soldati non sono sufficienti, ha proseguito monsignor Wensky, gli Stati Uniti devono mandare segnali inequivocabili del fatto che non occupano l’Iraq ”per un periodo indeterminato” ma per aiutare il paese ad assumere il pieno controllo del governo. Il documento esamina fallimenti e successi in Iraq e sottolinea come i vescovi rimangano ”altemente scettici” sulla dottrina Bush della guerra preventiva. Se vi sono segni di speranza, fra cui le elezioni, va ricordato che le armi di distruzione di massa non sono state trovate, oltre 2100 soldati americani e decine di migliaia di iracheni sono stati uccisi, prigionieri sotto custodia americana sono stati torturati e la violenza non e’ cessata nelle strade dell’Iraq.
Il documento dei vescovi non si schiera tuttavia con chi chiede il ritiro immediato dall’Iraq. Intervistato dal Los Angeles Times, monsignor Wensky ha spiegato che si e’ evitato di usare nel documento la parola ”ritiro”, preferendo insistere sul concetto di ”transizione” per non dare l’impressione che i vescovi vogliano una partenza immediata. ”La nostra nazione e’ a un bivio- si legge sul documento dei vescovi- dobbiamo resistere al pessimismo che puo’ spingere il paese ad abbandonare le responsabilita’ morali assunte con l’uso della forza, a ritirarci prematuramente dall’Iraq senza tener conto delle conseguenze morali e umane”. Allo stesso tempo ”bisogna respingere un ottimismo che non riconosce chiaramente gli errori del passato, gli errori dell’intelligence, l’inadeguata pianificazione, e minimizza le gravi sfide e i costi umani che ci aspettano”. Il testo fa attenzione non criticare i soldati: pur sollevando ”gravi questioni morali” sulla decisione d’invadere l’Iraq, i vescovi non pongono in dubbio ”l’integrita’ morale di chi serve nelle forze armate”. La conferenza episcopale ribadisce la sua opposizione ad ogni forma di tortura, chiedendo agli Stati Uniti di rispettare in proposito gli accordi internazionali e il precetto costituzionale che bandisce le punizioni crudeli. Infine il documento chiede liberta’ religiosa in Iraq, oltre alla protezione dei rifugiati e delle persone in cerca di asilo.

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