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Il gigante russo ha paura. Vi spiego perch

Attacco alle ong. Parla Antonio Santi, per 10 anni direttore della Caritas a Mosca

di Daniele Biella

Il gigante russo ha paura delle intrusioni. E si tutela con una legge sulle ong contestatissima, ma che ha radici profonde nella storia e nella cultura del Paese. Antonio Santi, 62 anni, milanese, arrivato in Russia nel 1976 come evangelizzatore per la Missione operaia Santi Pietro e Paolo e fondatore nel 1991 della Caritas di Mosca, può affrontare l?argomento con tutti i titoli necessari. È stato direttore della Caritas russa fino al 2001, ha collaborato con tutte le ong presenti nel paese, ha avuto continui rapporti con il governo russo. Vita: Quali sono stati i passi che hanno portato a questa legge? Antonio Santi: La prima legislazione per ong, associazioni e cooperative non profit risale al 1990, all?indomani della caduta del Muro di Berlino: leggi redatte in fretta, copiate da quelle a disposizione, sul modello statunitense. Presto ci si è accorti che non funzionavano, in quanto non in linea con la tradizione russa. Per questo si è arrivati, nel 1997, alle prime modifiche applicate alle organizzazioni religiose, dando priorità alle quattro religioni tradizionali (buddismo, islam, ebraismo, ortodossia). Otto anni dopo, il governo russo applica lo stesso modello alle organizzazioni della società civile, con una legge che mira a dare la priorità a quelle confacenti alla sua tradizione e mettere in secondo livello le altre, molte delle quali internazionali. La legge arriva in un momento in cui la Russia non ha più bisogno di aiuti economici da fuori, ha sufficienti soldi e risorse per muoversi da sola. Vita: La nuova legge limita la libertà d?azione delle ong? Santi: È necessario distinguere due livelli d?intervento di questa nuova normativa: il primo riguarda le ong russe, il secondo quelle internazionali. Nel primo caso c?è bisogno di ordine e di controllo dei rendiconti. Fino a ieri, uno che voleva rubare creava un?organizzazione caritativa, destinava a essa i soldi presi dalla sua ditta con la scusa della beneficenza e quindi, in assenza di controlli, li girava nelle sue tasche. La nuova legge porta strumenti che in Italia si conoscono da tempo, quali certificazioni, bilanci, revisioni. Le ong internazionali, invece, dopo 15 anni di libera licenza, con questa legge non potranno più fare come prima. Per i russi le questioni interne sono ?cosa nostra?, sono ipersensibili quando lo straniero comincia a fare le pulci. Noi anni fa avevamo visto giusto nel fondare subito la Caritas Russia, organizzazione russa autonoma, dipendente dalla Chiesa cattolica locale russa, gestita per la maggior parte da gente del posto. Vita: Si dice che la nuova normativa arrivi per evitare altre esperienze come quelle recenti di Ucraina e Georgia… Santi: La Russia non vuole più intrusioni. Ci sono servizi segreti stranieri che attraverso finanziamenti sostengono minoranze. La Russia è grande, deve avere una mano forte per evitare l?anarchia. Certo, il rischio è che questa mano le scappi. Ma penso che parte di quello che si vuole fare con questa legge è giusto. Vita: Qual è il comportamento migliore che una ong potrebbe tenere d?ora in avanti? Santi: Una concordia d?intenti con il suo partner locale. Il primo compito di una ong è sostenere la società civile russa affinché essa stessa possa esprimersi e maturare. Quello che ci vuole è creare luoghi d?incontro, di chiarimento. Di accompagnamento e di formazione dei quadri locali. Infine, è importante che una ong, specie se è parte di una rete internazionale, si muova in un campo e con attività ben definite, ricorrendo anche ai donatori interni, i nuovi ricchi russi, che non danno tanta confidenza, ma con i quali bisogna dialogare. È difficile, ma necessario.


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