Volontariato

La nuova geografia del mondo “embedded”

Sono sempre di più i Paesi al mondo in cui le organizzazioni non governative sono costrette ad essere “embedded” per poter operare

di Paolo Manzo

Sono sempre di più i Paesi al mondo in cui le organizzazioni non governative sono costrette ad essere ?embedded? per poter operare. Dopo la chiusura totale imposta dalla Corea del Nord, lo scorso 13 dicembre, e la mannaia della Duma, il parlamento russo, a tre giorni dalla chiusura del 2005, Vita ha deciso di tracciare una mappa dei 25 paesi più ?difficili? per le ong che operano nel Sud del mondo. Già, perché l?Iraq, che doveva essere l?eccezione, oramai rischia di diventare la regola. La nostra mappatura del mondo che chiude all?umanitario targato 2006 si avvale dei rating di tre grossi istituti, Hrw – Human Right Watch, Amnesty International e l?ong Freedom House, che classifica i paesi sulla base delle libertà civili, politiche e dei media. Anche perché a livello di Nazioni Unite, dopo il 1993 quando accanto al?indice di sviluppo umano fu introdotto quello della libertà politica che fece andare su tutte le furie i paesi bocciati (dittature e/o regimi non democratici), il Palazzo di vetro ha smesso di occuparsene per non avere dissidi troppo profondi con i paesi membri, soprattutto quelli permanenti quali Cina e Russia. In cima alla black list per difficoltà a operare c?è il Turkmenistan, «una sorta di alter ego della Corea del Nord» per Lotte Leicht, direttrice di Hrw. Subito a ruota del binomio un?altra repubblica ex sovietica, l?Uzbekistan, «dove sono centinaia i prigionieri di coscienza anche se qualche ong, coraggiosamente, continua a lavorarci». Al quarto posto, in una sorta di triste pari merito che miscela le difficoltà derivanti da contesti di guerra a quelle imposte dai governi locali, la Bielorussia, la Cecenia (il cui Parlamento non è riconosciuto dagli indipendentisti), il Sudan (con la drammatica fattispecie del Darfur), la Repubblica democratica del Congo, il Ciad e l?Iraq. Decimo l?Afghanistan. Tutti Paesi, quelli dal quarto al decimo posto, in cui non è proibita ex lege la presenza di ong internazionali, ma dove è difficilissimo operare per gli operatori umanitari. Iran, Zimbabwe e Siria si contendono l?undicesima posizione mentre tra i peggiori venti, al quattordicesimo posto c?è Cuba, seguita da Libia, Myanmar e Arabia Saudita. Nepal, Cina, Haiti, Laos, Vietnam, Eritrea, Somalia e Guinea equatoriale chiudono la graduatoria dei 25 paesi più ?embedded? alle ong. Le 25 nazioni più blindate all’intervento umanitario 1. Turkmenistan 2. Corea del Nord 3. Uzbekistan 4. Iraq 4. Bielorussia 4. Cecenia 4. Sudan 4. Repubblica democratica del Congo 4. Ciad 10. Afghanistan 11. Iran 11. Zimbabwe 11. Siria 14. Cuba 15. Libia 16. Myanmar 17. Arabia Saudita 18. Nepal 19. Cina 20. Haiti 21. Laos 22. Vietnam 23. Eritrea 24. Somalia 25. Guinea equatoriale La russia non è ancora in classifica perché… … la legge proposta dalla Duma lo scorso 28 dicembre non ha ancora sortito effetti calcolabili. Sergio Marelli, presidente dell?Associazione delle ong italiane, è comunque categorico sulla questione: «Se calpestano i diritti umani in Zimbabwe, tutti sono pronti a denunciarlo, ma se lo fa la Russia, che detiene l?80% del gas di tutta Europa, nessuno dice nulla. Senza tralasciare che, dal primo gennaio, Putin è alla presidenza del G8…». Per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, la legge russa è «la formalizzazione di una prassi volta a contrastare chi fa analisi collegate ai diritti umani, iniziata ben prima delle ?rivoluzioni colorate? con cui alcuni hanno collegato la legge. La Società per l?amicizia russo-cecena, con cui noi lavoriamo, da anni conta decine di arresti e processi irregolari. L?idea di fondo della legge, per cui spetta al governo decidere in modo piuttosto arbitrario quali attività sono lecite e quali no, è contraria al principio democratico di autorganizzazione della società civile». Cosa prevede che succederà? «Angherie burocratiche e di rendicontazione, fondi soggetti a autorizzazioni, obbligo di un funzionario pubblico nel direttivo della ong». E per Amnesty Russia? «Dipende, non so se sarà considerata una ong straniera. Immagino che i nostri legali a Londra si stiano già preparando a combattere». (S. D. C.)


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