Formazione

Il miglior aiuto? La formazione

Secondo uno dei maggiori intellettuali africani, l’educazione è la grande priorità per il futuro del continente

di Emanuela Citterio

L?educazione in Africa è più importante della democrazia. Almeno secondo il più famoso intellettuale africano, Joseph Ki-Zerbo. In una recente intervista lo storico burkinabé ha detto che il continente più povero del mondo non si risolleverà solo grazie agli aiuti, e ha indicato tre priorità: la realizzazione dell?Unione africana, l?educazione, e infine la democrazia. Un nuovo attore: l?università A gettare un ponte in questa direzione, dall?Italia, è l?università Cattolica di Milano, con un progetto ambizioso: formare giovani talenti africani, facendoli diventare a loro volta futuri formatori. Mario Molteni, direttore dell?Altis, l?Alta scuola impresa e società dell?ateneo è d?accordo con Ki-Zerbo: «Siamo convinti che l?assistenzialismo puro, inteso semplicemente come propensione a donare, abbia fatto il suo tempo in Africa e che la formazione sia la chiave per investire in uno sviluppo stabile e duraturo». L?università milanese, in collaborazione con le conferenze episcopali africane, ha deciso di puntare sull?alta formazione, scommettendo su 20 studenti provenienti da 17 Paesi africani con un master post laurea inaugurato quest?anno e della durata di 18 mesi. I corsi, attraverso una formazione sia dal punto di vista tecnico che culturale, puntano sullo sviluppo di competenze imprenditoriali. Spendibili, al rientro in patria, nel mondo dell?impresa, nell?amministrazione pubblica o nella gestione di opere sociali e non profit. In Italia, a dare un contributo alla formazione nei paesi africani, sono da sempre le organizzazioni non governative. Ma il panorama è cambiato rispetto al passato. «Dall?Africa la domanda di alta formazione è cresciuta e, in Italia, c?è una collaborazione maggiore fra ong e università», sintetizza Uber Alberti, presidente del Cestas – Centro di educazione sanitarie e tecnologie appropriate sanitarie. L?ong laica con sede a Bologna esiste dal 1979, e sei anni fa ha scelto di specializzarsi. Un percorso inevitabile «La formazione è stata sempre presente nei nostri programmi di cooperazione con l?Africa», spiega Alberti, «ma a un certo punto abbiamo scelto di concentrarci su questo aspetto e ora siamo riconosciuti anche come ente di formazione superiore. Si è trattato di un cambiamento strutturale, ma l?abbiamo vissuto anche come un percorso inevitabile per continuare a occuparci di sviluppo in Africa». Lo scorso dicembre il Cestas ha inaugurato la quarta edizione del master universitario di secondo livello in Politiche sociali e direzione strategica per lo sviluppo sostenibile del territorio, insieme al dipartimento di Sociologia dell?università degli Studi di Bologna con il cofinanziamento del ministero degli Affari esteri. Al master, che dura un anno, sono iscritti 34 studenti di 14 paesi, 20 dei quali provengono da paesi in via di sviluppo e usufruiscono di una borsa di studio. «In Africa, la selezione viene svolta dalle ambasciate italiane in collaborazione con i governi locali e la società civile», spiega Alberti. Quest?anno il ministero Affari esteri ha deciso di cofinanziare un programma per la formazione di quadri dirigenti e il Cestas ha potuto attivare un nuovo corso di alta formazione in Organizzazione e management dei servizi socio-sanitari in contesti differenziati, con 10 borse di studio a disposizione dei dirigenti dei paesi del Sud del mondo. Il bando è aperto sino alla fine di gennaio e a valutare le candidature sarà la commissione accademica del dipartimento di Sociologia dell?università di Bologna. «C?è un modo di fare cooperazione che si basa sul trasferimento di modelli e tecnologie, ma proprio il caso dell?Africa ha dimostrato che senza un processo endogeno non c?è sviluppo», spiega Alberti. «Dare un euro con un sms può portare qualche sollievo, ma siamo convinti che per contribuire a un cambiamento duraturo uno strumento strategico sia la qualificazione delle risorse umane». Alti dirigenti africani cercasi A puntare tutto sulla formazione è anche la Fondazione Ivo De Carneri, che gestisce in collaborazione con il governo della Tanzania il laboratorio di sanità pubblica dell?isola di Pemba, nato nel 97 come centro di formazione nel campo delle malattie infettive e parassitarie e diventato punto di riferimento della cooperazione italiana per la lotta alla malaria. La fondazione, creata per non disperdere il patrimonio umano e scientifico del parassitologo trentino Ivo De Carneri, ha avviato un programma di scambio fra dirigenti sanitari italiani e africani. «Lo scorso anno siamo riusciti a organizzare un seminario residenziale di dieci settimane, otto in Italia e due nell?isola di Pemba, a cui hanno partecipato 15 esperti italiani e altrettanti provenienti da Paesi in via di sviluppo, la maggior parte africani», spiega la presidente Alessandra Carozzi De Carneri. «E l?arricchimento è stato reciproco», conclude. Per saperne di più Tre organizzazioni in cattedra Cestas – Centro di educazione sanitaria e tecnologie appropriate sanitarie – Dove: Namibia, Mozambico, Etiopia, Malawi, Egitto. In Italia organizza un master di secondo livello e un corso di alta formazione per studenti africani in collaborazione con l?università degli Studi di Bologna con il cofinanziamento del ministero Affari esteri. Info: www.cestas.org Cospe – Cooperazione per lo sviluppo dei Paesi emergenti Dove: Egitto, Somalia, Ghana. In questi paesi è impegnata in programmi specifici di formazione per la gestione di imprese profit e non profit. Info: www.cospe.it Fondazione Ivo De Carneri Dove: Isola di Pemba, in Tanzania. In Italia organizza corsi di formazione per dirigenti sanitari e quadri governativi in collaborazione con l?università degli Studi di Brescia, l?università degli Studi di Firenze e l?università di Trento. Info: www.fondazionedecarneri.it


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