Famiglia

Beatrice, contesa tra due affidamenti

Minori. Un caso drammatico a Venezia

di Benedetta Verrini

Il 17 dicembre Beatrice è stata presa in braccio da una persona che eseguiva gli ordini del Tribunale dei minorenni di Venezia e brutalmente allontanata dalla famiglia in cui era cresciuta, una coppia con una figlia già adulta e un bambino down di 11 anni, a sua volta adottato. Quando aveva 40 giorni, lo stesso tribunale gliel?aveva affidata, per un affido che avrebbe dovuto durare tre mesi. Sono trascorsi quasi due anni.

Adesso Beatrice è presso una nuova famiglia, scelta dal Tribunale sulla base dei parametri ?ottimali? posti dalla legge: genitori giovani e senza figli. Però, forse, lei avrebbe voluto restare presso i suoi affidatari, che pure la volevano adottare. Forse avrebbe voluto restare con il suo fratellino un po? diverso, tra le braccia di chi l?ha teneramente cresciuta. «Le capacità affettive sono un valore perfino per la legge», ci dice Carla Forcolin, presidente dell?associazione La Gabbianella e altri animali. «La famiglia affidataria aveva quelle capacità e virtù, se aveva felicemente adottato un bambino disabile». Ciò che ha pesato sul giudizio del Tribunale, forse, è stato che la coppia affidataria si era anche formalmente costituita, nell?ambito del percorso spirituale e comunitario della Comunità Papa Giovanni XXIII, come casa-famiglia. Eppure, si fa notare, a differenza di tante ?comunità d?accoglienza? loro sono famiglia a tutti gli effetti. Ma per la legge queste forse sono solo sfumature volumetriche. E a questa coppia disperata che rileva, giustamente, che una famiglia aperta non toglie nulla ai suoi componenti, ma caso mai aggiunge, la 149 davvero non sa rispondere.

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