Formazione

Ma non controllate solo noi

Parla Gabriella Magni, direttrice del Buon Pastore, uno dei più storici presidi di Milano

di Redazione

Fatta la legge, trovato l?inganno. In Italia succede spesso. Leggi buone nella sostanza lasciano spazio, nella forma, a interpretazioni e scappatoie che ne ribaltano lo spirito originario e gli scopi. Tra queste, secondo Gabriella Magni, la direttrice dell?Istituto Buon Pastore di Milano, una delle più storiche e grandi strutture d?accoglienza della città, c?è la legge 149, che fa del 2006 l?anno della ?rivoluzione? per gli istituti di accoglienza. Entro la fine dell?anno, le strutture come quella diretta dalla Magni dovranno chiudere. O apportare le modifiche architettoniche necessarie per riconvertirsi in ?comunità alloggio?, veri e propri appartamenti, con tanto di cucina e sgabuzzino, che possono ospitare al massimo 12 ragazzi. Ed è quello che il Buon Pastore e altri ex istituti hanno già iniziato a fare. Vita: Cosa ha comportato per il Buon Pastore l?applicazione della legge 149? Gabriella Magni: Non molto, direi. Noi eravamo sull?onda del cambiamento già dagli anni 70. Prima ci siamo trasformati in istituto assistenziale educativo e abbiamo creato appartamenti da 12/14 ragazzi, poi ci siamo adattati alle normative regionali che prevedevano vincoli rigidissimi in fatto di spazi e servizi per i ragazzi. E infine, nel 97-98 ci siamo trasformati da istituto in comunità alloggio e dal 2000 abbiamo 9 appartamenti con al massimo 8 ragazzi e 3 educatori per comunità. Da quest?anno poi, abbiamo inaugurato una comunità ?di tipo familiare? gestita da una coppia, invece che da un gruppo di educatori. è ancora un esperimento, ma per ora il risultato è buono. Vita: Come giudica questa riforma del sistema? Magni: Lo spirito della legge è buono, la ratio che sta alla base positiva. Ma poi bisogna vedere l?organizzazione concreta. Io credo che, in certi casi, la legge idealizzi troppo. Una famiglia è certamente il luogo migliore dove crescere, ma spesso non c?è. E allora è necessario chiedersi, realisticamente, qual è lo strumento più utile per il ragazzi. La cronaca recente ci parla di famiglie affidatarie composte da 34 membri. è più ?istituto? il Buon Pastore o una famiglia così? Poi ci sono altre contraddizioni: ad esempio, se si passa da comunità alloggio a comunità di accoglienza di tipo familiare molti dei vincoli spaziali e volumetrici decadono. Se quei vincoli erano necessari per i nostri ragazzi, perché non dovrebbero esserlo per gli altri? Vita: Crede che gli altri istituti si siano riconvertiti, rispettando la sostanza della legge? Magni: Nel complesso credo che tutti abbiano tentato la riconversione. D?altra parte se si lavora nel sociale, si cerca fare attenzione prima di tutto alle esigenze dei bambini. Non si può aspettare che arrivi una legge a dircelo. Vita: Che ragazzi ospitate qui al Buon Pastore? Magni: Accogliamo minori dai 2 anni in su. La maggioranza sono qui per decreto del tribunale perché hanno subito abusi o maltrattamenti, perché i genitori soffrono di malattie psichiatriche, abusano in maniera smisurata di sostanze stupefacenti o sono in carcere. Rimangono qui per un tempo limitato, una ?decantazione?, per così dire, dei problemi con i genitori, per poi ritornare nella famiglia di origine o esser pronti per l?adozione o l?affido. Vita: Quanti dei vostri ragazzi vanno in affido o in adozione? E come mai, secondo lei, sono così pochi gli affidi in una città come Milano, solo 180 l?anno? Magni: Ogni anno noi abbiamo 2, massimo 3 ragazzi che vanno in affido e 4-5 in adozione. Altri 15 o 20, invece, ritornano nelle famiglie d?origine. Non ho nessuna difficoltà a credere che il numero degli affidi sia così basso. L?affido è una cosa che fa paura. Il problema è il rapporto con la famiglia d?origine. Gli educatori hanno una serie di strumenti per gestire la situazione e i ragazzi con problemi, i genitori affidatari no, e possono andare in crisi. Il problema per le adozioni, invece, è la possibilità di dichiarare adottabile un ragazzo. Ogni anno sono mille le famiglie che chiedono di adottare un figlio, mentre sono 60-70 i minori dichiarati adottabili. è una sproporzione enorme. Vita: Com?è la vita all?interno delle comunità? Com?è la giornata tipo? Magni: La mattina, appena alzati, rifanno il letto (la disciplina prima di tutto), poi colazione, scuola e pranzo, per i ragazzi più grandi e per quelli che non frequentano la nostra scuola che prevede il tempo pieno. Nel pomeriggio, poi, le mansioni obbligatorie sono tre: la merenda, i compiti e i lavaggi personali, che ogni volta sono un rito infinito. Le ragazze non escono mai dal bagno, mentre i maschi hanno la capacità di fare la doccia a secco! Alla sera, dopo la cena insieme, si organizzano serate-gioco, serate letture o sfide ai videogames, in maniera autonoma, sotto la guida degli educatori. Stesso discorso per i weekend e i ponti: una volta organizzati i compiti, c?è piena libertà. di Daniela Verlicchi


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