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Politica. Alpini a Kabul, sì delle Camere

L'Ulivo ne esce a pezzi con quattro mozioni, cinque col Prc: Margherita-Sdi e Udeur sì, Ds, Verdi, Pdci e Prc no. Martino: chi vota contro è contro l'Italia. Rutelli: Non parlo per l'Ulivo

di Ettore Colombo

Prima il Senato e subito dopo la Camera hanno dato il via libera al nuovo invio di truppe italiane in Afghanistan. L’Ulivo ne esce a pezzi, nonostante le esortazioni del ministro della Difesa e malgrado i tentativi di Francesco Rutelli di ricompattare in extremis il centrosinistra. L’Udeur ha votato, in pratica, con la maggioranza, alcuni dissidenti dei Ds votano la mozione della Margherita ma non quella del loro partito, la stessa Margherita si è astenuta pur di non votare contro la mozione della Casa delle libertà. Quest’ultima ha a sua volta detto sì a una parte significativa del testo della Margherita.
Martino rispetta ma ammonisce: ripete che l’esecutivo si auspicava la più ampia convergenza parlamentare sulla decisione di inviare nuovi soldati sul campo, ma in aula ricorda che ”Non siamo stati noi del governo a chiedere il voto”. Per poi aggiungere parole dure: ”Chi vota contro, vota contro le nostre forze armate, contro l’affidabilità dell’Italia, contro l’Italia. Il vero patriota non può avere né dubbi né esitazioni perché è in gioco un valore che non gli appartiene, un valore indisponibile. Deve fare allora quello che è un suo preciso dovere: tutelare l’immagine, la credibilità e l’onore del suo paese”.
Nei suoi discorsi di fronte alle due distinte assemblee parlamentari Martino ha poi smentito che chi vota contro la posizione del governo per l’invio dei militari italiani in Afghanistan, vota contro la guerra in Iraq. ”Qui non è in discussione una guerra contro l’Iraq. Un’azione militare contro il governo di Saddam non è né imminente, né inevitabile. E quindi qui è in discussione soltanto la capacità dell’Italia di far fronte agli impegni assunti”.
Ma il dato più significativo sullo sgretolamento dell’Ulivo il ministro lo fornisce quando annuncia che il governo condivide e invita a votare anche la mozione alternativa presentata dall’Udeur. E fa il medesimo appello a proposito di quella della Margherita, escluso un capoverso in cui si fa un “improprio collegamento” fra la spedizione afghana e l’eventuale guerra all’Iraq.
E’ stato però proprio il gioco perverso delle mozioni incrociate, alla fine, l’immagine più precisa di cosa sia successo dentro il centrosinistra ieri. Non sono bastate ore di riunioni e assemblee perché si ricomponesse un minimo di unità sulla questione afghana. E lo si capisce in modo fragoroso quando si constata che l’Ulivo ha presentato sia al Senato che alla Camera ben 4 mozioni distinte che vanno ad aggiungersi a quella di maggioranza e a quella di Rifondazione. In pratica l’Udeur, come già detto, predispone un documento che ricalca le posizioni del centrodestra, Margherita e Sdi ne stilano un altro che la maggioranza ritiene appunto condivisibile in larghissima parte; mentre i Ds ammettono solo interventi per il controllo del territorio e non militari.
Verdi e Comunisti italiani invece dicono un no secco ad ogni tipo di invio di truppe. Alla fine di una giornata che forse ha segnato un momento traumatico di svolta (e di rottura definitiva?) all’interno del centrosinistra, rimane dunque impressa una frase dell’intervento a Montecitorio di Rutelli. Quella in cui constata con amarezza che “è la prima volta che non parlo a nome dell’Ulivo”.

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