Non profit

Il diario della settimana /Italiani di tutti i colori

Nella stentorietà verbale figura un’implicita autoattribuzione di fondamento che ti ipnotizza e ti lascia impotente...

di Salvatore Pettinato

Nell?apprendere dell?edizione di un manuale promosso dal ministro Bassanini per insegnare ai burocrati a esprimersi in modo corrente, ho immaginato il funzionario delle Finanze che tenta un approccio estivo con una bella ragazza dicendo: «Gentile controparte, sono a rappresentarle di coltivare una forma iniziale di interesse nei confronti della sua persona, che amerei indirizzare, preso eventualmente atto di una sua disponibilità positiva, verso una forma di contestualizzazione personale e reciproca, perseguibile attraverso possibili frequentazioni».

Ve l?immaginate il successo? Ma via, probabilmente anche quel funzionario saprebbe bene come… provarci, e basta. Di pomeriggio il funzionario pubblico torna uomo. Se vogliamo consolarci del disastro amministrativo pensando che le patrie burocrazie siano abitate da strani esseri con problemi di lessico, superabili attraverso corsi e lezioni, vuol dire che non s?è capito nulla.
I funzionari pubblici sono persone normalissime ma portatrici di una non cultura che riguarda i poteri reali. Il primo fattore del disastro amministrativo è il frutto di una politica di sistematico disincentivo del valore reale della prestazione pubblica che ha indotto l?amministrazione, anche a livello di comportamenti individuali, a cercare un falsato riconoscimento sociale nell?autoimposizione sulla collettività. A questo disegno di affermazione burocratica fine a se stessa, in base a cui il cittadino deve sempre sentirsi più debole di quello che dovrebbe, l?impresa dev?essere sottomessa al ricatto dei tempi di reazione, e così via, un linguaggio iniziatico, scostante, impositivo è perfettamente funzionale e dunque irrinunciabile.

Nella stentorietà verbale figura un?implicita autoattribuzione di fondamento che ti ipnotizza e ti lascia impotente: di fronte alla ferrea plasticità antiestetica della frase, nasce sottomissione, se non altro perché la non certezza della compressione ti limita nelle reazioni che d?istinto ti verrebbe di avere. Quelle parole amministrano un potere che momentaneamente nessuno mette seriamente in discussione, pur nel coro di lamentele.

Ma non va dimenticato che il funzionario amministrativo dello Stato italiano è in genere un laureato che appende i libri al chiodo per sempre all?indomani del concorso, e che si aggiorna per anni su circolari che intossicano la mente. Al sistema piace così, modesto e cheto. Insomma, caro ministro non è questione di parole. Quando la pubblica amministrazione ridiventerà un luogo della vita civile il linguaggio seguirà automaticamente il corso delle cose.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.