Mondo
Adozioni internazionali: verso quali paesi vanno gli enti
Le raccomandazioni della Cai agli enti che vogliono estendere la loro operatività in nuove regioni del mondo
La Commissione adozioni internazionali ha fatto sapere, con una propria comunicazione pubblicata sul sito, che con l?inizio del nuovo anno si è riaperto il termine di presentazione delle domande di estensione dell?operatività per nuovi paesi (cioè la possibilità, per gli enti, di richiedere di operare in nuove zone del mondo rispetto a quelle per cui avevano già ottenuto l’autorizzazione). Nel contempo, la Cai ha annunciato anche la possibilità, per nuove associazioni, di richiedere l?iscrizione all?Albo degli enti autorizzati.
Riguardo all’estensione-paese, la Commissione ha effettuato una serie di raccomandazioni che danno l’idea di quale sia la situazione delle adozioni all’estero, e mostra una geografia di paesi già “al completo” di enti o che impongono limitazioni numeriche all’adozione internazionale.
Oltre a ciò, si è diffusa sempre più la prassi, tra alcuni dei paesi di origine dei bambini, di destinare una quota-parte dei bambini disponibili per l?adozione internazionale a ciascun paese di accoglienza operativo nel proprio territorio.
Ecco le raccomandazioni Cai:
Ciò premesso, la Commissione, nel corso delle ultime riunioni, ad integrazione di quanto stabilito al punto 1 delle sopraindicate Linee Guida 2005, ha deliberato di respingere senza istruttoria eventuali domande riguardanti paesi chiusi ( es. Romania) o paesi per i quali è stato formalmente comunicato dalle competenti Autorità di non voler accreditare altri enti (Albania, Bielorussia, Brasile, Ecuador, Federazione Russa, Lituania, Polonia, Slovacchia).
Si richiama, comunque, l?attenzione su quanto stabilito nelle Linee Guida 2005 circa la non opportunità di rilasciare nuove autorizzazioni per paesi ampiamente coperti da enti in quanto:
– Ciò ?non aiuta più bambini ad essere adottati dalle famiglie italiane e da quelle residenti in Italia, perché il numero dei bambini che il paese di origine destina ai vari paesi di accoglienza non dipende dal numero degli enti da questi ultimi autorizzati, ma è dettato da equilibri politici volti a bilanciare il numero delle adozioni tra i vari paesi, laddove non sussistano particolari rapporti di amicizia che spiegano situazioni privilegiate?;
– ?alcuni tra i paesi di origine dei bambini seguono sempre più la prassi, non condivisa dalla Commissione, ma di fatto esistente, di destinare una quota-parte dei bambini disponibili per l?adozione internazionale a ciascun paese di accoglienza operativo nel proprio territorio. Ne consegue che eventuali ulteriori autorizzazioni di enti produrrebbero soltanto una redistribuzione dello stesso numero di bambini tra un numero maggiore di enti e, nel contempo, la lievitazione dei costi dell?adozione, perché l?ente su quel paese straniero sarebbe, comunque, costretto ad affrontare i costi fissi relativi all?organizzazione ed al mantenimento della sede?;
– ?l?Autorità straniera di riferimento chiede, a volte informalmente, a volte espressamente, di limitare il numero degli enti autorizzati, in quanto preferisce interagire con pochi enti per ciascuno dei paesi di accoglienza?;
– occorre consultare, ove possibile, le competenti Autorità straniere prima di procedere a nuove autorizzazioni, al fine anche di evitare che le associazioni sostengano inutili costi organizzativi (apertura sede, impegni con il referente etc.).
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