Volontariato

Stessa spiaggia, stesso mare… da cambiare

Inchiesta. Anche quest’anno litorali vietati per i disabili. L’88% è inacessibile

di Paolo Giovannelli

In spiaggia con la carrozzella, la legge lo prevede. Ma, a negarglielo, nella quasi totalità degli stabilimenti balneari presenti lungo le stupende coste italiane (la proprietà delle spiagge, è opportuno ricordarlo, è sempre dello Stato), l?88% degli stabilimenti, che non prevede l?accessibilità, come dice il nostro sondaggio. Barriere fisiche e culturali di un Paese in cui è rarissimo vedere un disabile in spiaggia come tutti i comuni mortali. La normativa del 1992 sull?abbattimento delle barriere architettoniche è al solito troppo ricca di ?si può? e scarsa di ?si deve?. «Dalle mie parti, mi guardan come un can…». A parlare, con simpatico accento ?alla Gabibbo? e occhi comprensibilmente lucidi, è Ercole di Brescia, quarantacinquenne, braccia e torace possenti, ma da circa due anni su una sedia a rotelle. Lo incontriamo, assieme alla moglie, suo vero angelo custode dal sorriso dolce e deciso come la voce, sul lungomare di una rinomata località balneare del mare Adriatico. Non ha una carrozzella motorizzata elettricamente. La consorte, dopo una passeggiata ?a spinta?, si riposa seduta accanto a lui su una panchina, sotto due giovani palme. Come Ercole, di disabili in cerca di iodio e svaghi marini, ce ne sono tanti. Mentre siamo con lui, in poco meno di un quarto d?ora, nella zona più affollata del lungomare ne sfilano cinque. «Qui almeno», fa subito notare Ercole, «la gente è cordiale. E, soprattutto, posso andare ovunque da solo, anche in spiaggia. In ogni caso, mia moglie fa meno fatica. Sono queste le cose su cui si misura la civiltà di un popolo».

In spiaggia raramente, in acqua mai
Ma, poche isole felici a parte, sono ancora insignificanti le possibilità di scendere in spiaggia, nulle quelle di arrivare all?acqua. Anche dove sono stati previsti scivoli e bagni per disabili, infatti, le passerelle si arrestano inesorabilmente nel bel mezzo della spiaggia. Sassi o, peggio, sabbia e l?handicappato è fritto come un pesce, mentre le sue ruote affondano. Se chi non deambula vuole fare il bagno, deve essere (cosa faticosissima qualora ci si riesca) sollevato di peso e immerso in acqua. «Di ?scalette? per l?ingresso in acqua», come fa notare il presidente della Lega arcobaleno contro le barriere, Bruno Tescari – che fece emendare il testo della legge 104/92, all?articolo 23, inserendo l?accesso al mare per i disabili – «purtroppo, neanche l?ombra. E dire che, in legno, costerebbero circa 100mila lire al pezzo e ci vorrebbe appena un?ora di lavoro per montarle. Per fortuna c?è anche qualche rarissima eccezione, come lo stabilimento ?Kursaal? di Ostia lido, che è veramente attrezzatissimo e che ha piazzato degli ombrelloni nel posto sosta delle carrozzelle in riva al mare».

E il Parlamento non tace più
Cambierà qualcosa? Davvero difficile prevederlo, anche se sembra proprio che finalmente qualcosa si stia muovendo.

Fra i parlamentari più attivi nel chiedere misure specifiche c?è l?ulivista Augusto Battaglia, coordinatore del Comitato interministeriale per l?applicazione della legge-quadro sull?handicap 104/92. «Su nostra sollecitazione», racconta Battaglia, «la ministra per la Solidarietà sociale, Livia Turco, ha richiamato l?attenzione del ministero dei Trasporti e della Navigazione sui problemi dei disabili al mare, chiedendo maggiori controlli, sulle spiagge, da parte delle capitanerie di porto». La ?ministra?, rivoltasi al collega Claudio Burlando, come ?interprete anche delle innumerevoli richieste provenienti dalle associazioni di volontariato e dai familiari delle persone disabili?, è stata seguita a ruota dal capo del dipartimento degli Affari sociali, Guido Bolaffi, che al suo pari dello stesso ministero dei Trasporti e della Navigazione ha richiesto un monitoraggio, su scala nazionale, focalizzato sull?accessibilità delle spiagge ai disabili delle strutture di balneazione. I dati dovrebbero essere pronti alla fine dell?estate e anche il Demanio potrebbe renderne noti altri entro il prossimo novembre. Sarebbe già qualcosa mentre ?Vita? presenta oggi il suo sondaggio, i cui dati sono riassunti nella tabella della pagina a fianco.

?Vita? ha chiesto ed ecco i risultati
Se gli ufficiali delle capitanerie di porto volessero impugnare la normativa e agire di conseguenza, molto verosimilmente sarebbe una strage. «Ma il nostro obbiettivo» – è ancora l?onorevole Battaglia a parlare – «non è certo quello di far chiudere gli stabilimenti di balneazione. Anche se la revoca delle concessioni balneari è esplicitamente prevista da alcune norme della 104/92. Già avere delle capitanerie di porto ben allertate sulla questione dell?accessibilità alle spiagge ai disabili sarebbe un buon passo in avanti rispetto all?indifferenza. Vorremmo che le capitanerie di porto richiamassero con forza gli esercenti di quegli stabilimenti di balneazione ancora sordi ai problemi dei disabili».

Rendere le spiagge italiane accessibili ai portatori di handicap non è solo una questione di cuore: secondo uno studio voluto nel 1993 dalla Commissione delle comunità europee, elaborato dalla società di consulenza ?Touche Ross?, ed esplicitamente intitolato ?Profiting from opportunities. A new market for tourism? in Europa, sarebbero circa 36 milioni ogni anno le persone disabili interessate al turismo, di cui potenzialmente 18 milioni con destinazione Italia. Il ?mercato?, appunto, ne beneficerebbe evidentemente.

Una proposta: conquistarsi la licenza
Il presidente del Consorzio cooperative integrate (Coin) Maurizio Marotta spiega: «Basterebbe che ogni anno chi ha in concessione una spiaggia debba guadagnarsi la concessione stessa, dimostrando di aver abbattuto le barriere presenti». Intanto, per far conoscere agli handicappati alcune località di mare ?amiche?, le rappresentanze venete di sette associazioni (trainate dall?Associazione nazionale guida legislazione andicappati trasporti, Anglat) ha già realizzato e diffuso gratuitamente la ?Guida turistica alle spiagge della Venezia orientale per i disabili? per i territori comunali di Bibione, Caorle, Eraclea e Jesolo. I volontari, anche in questo caso, aspettano di essere seguiti dai politici verso un nuovo vero salto culturale.

L?opinione di Luca Pancalli
Cambiare cultura
Quest?anno cambio spiaggia e cambio mare. Vado in Calabria. Cerco luoghi accessibili, spiagge dove non guardano come un marziano un disabile che entra in mare e nuota, e magari va più veloce dei cosiddetti ?normodotati?. Insomma, in questione non ci sono solo le barriere archiettoniche: a volte gli stabilimenti balneari hanno anche l?accesso al mare per i disabili ma poi, ad esempio, non hanno i servizi igienici. In estate si capisce molto di più quante sono ancora le barriere culturali. In alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, sono avanti di un secolo rispetto a noi: le spiagge sono piene di carrozzine, di disabili sdraiati a prendere il sole. Ne avete mai visti sulle spiagge italiane? In Italia bisognerebbe soprattutto cambiare ?cultura?, far capire agli operatori turistici che rendere accessibili alberghi e spiagge non vuol dire solo applicare una legge, ma vuol dire non perdere clienti e quindi guadagnare di più. Anche noi paghiamo come gli altri. In questo senso lo sport può essere di grande aiuto. Attualmente stiamo organizzando in Valle d?Aosta una fase dei campionati di tennis da tavolo e ci siamo accorti che gli albergatori si sono posti il problema delle strutture accessibili che possano ospitare 150 atleti. Anche questo è un modo per stimolare il turismo, sensibilizzando allo stesso tempo l?opinione pubblica.

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