Volontariato

La carestia uccide. Interessa a qualcuno?

Tragedie dimenticate La Corea del Nord è allo stremo. Nell’indifferenza di tutti

di Gabriella Meroni

Un’emergenza colossale, che rischia di spazzar via un’intera generazione. Due milioni di bambini che sopravvivono con un etto di riso al giorno, e hanno già notevoli problemi di ritardo nello sviluppo. La vita di otto milioni di nordcoreani (un terzo della popolazione) appesa al filo degli aiuti internazionali. Sono le cifre, drammatiche ancorché sottostimate, della carestia che ha reso sterili i campi della Corea del Nord. Una tragedia che si sta consumando nell’indifferenza di molti Paesi occidentali, Italia in testa (superata in aiuti perfino dagli Usa, grandi nemici del regime di Pyongyang). Per questo “Vita” lancia una campagna di mobilitazione e aiuto a favore della popolazione nordcoreana, chiedendo al governo italiano e agli organismi internazionali di intervenire subito. L’appello, già sottoscritto da diverse personalità, segue un’analoga iniziativa che in Francia – Paese ben più sensibile del nostro – ha visto protagonisti intellettuali e personaggi famosi.

Di aiuti, infatti, la Corea del Nord ha più che mai bisogno. Il Paese è in ginocchio a causa di due inondazioni che hanno devastato i campi nel ’95 e ’96, ma anche dalla follia di un regime comunista completamente chiuso a ogni scambio con l’esterno.La Corea del Nord è infatti la terra della juche, il comunismo autarchico: una delegazione internazionale ha potuto visitare il Paese stremato dalla carestia soltanto dopo un anno di trattative. Nemmeno la morte, tre anni fa, del “Gran Leader” Kim Il Sung ha messo in crisi il modello super-statalista. Il regime ha continuato a sopravvivere a se stesso: dopo aver decretato tre anni di lutto per Kim Il Sung, l’estabilishment ha insediato poche settimane fa il successore designato, il figlio Kim Jong Il. In questo quadro di immobilità e isolamento, anche una carestia che minaccia la vita di un terzo della popolazione è considerata un affare interno, gestibile dall’apparato statale di distribuzione dei viveri. Ma così non è. Ragione di più perché, nonostante la dittatura, la comunità internazionale si muova.

«Il sistema di distribuzione statale è allo stremo», testimonia Laura Boldrini del Pam (il Programma Alimentare Mondiale dell’Onu, o World Food Program). «E il governo non ha più cibo nei magazzini. Perciò il Pam ha lanciato due appelli al mondo, in aprile e all’inizio di luglio, raccogliendo cibo per 50 milioni di dollari, con cui però copre il fabbisogno di una piccola parte di popolazione». E l’Italia come si è comportata? «Male», continua Laura Boldrini. «Abbiamo ottenuto l’impegno dei deputati a fare pressioni sulla Farnesina. Ma finora sono stati stanziati solo 250 mila dollari, una goccia nel mare».

A questo punto, dunque, l’urgenza di un impegno più corposo del nostro Paese si fa pressante. È questa l’opinione di coloro che hanno sottoscritto l’appello di “Vita”. Candido Cannavò, direttore della ?Gazzetta dello sport?, ad esempio, ha sottoscritto la campagna soltanto dopo aver appreso la possibilità di contribuire concretamente, tramite un conto corrente, alla missione del Cesvi, spiegando che «i proclami sono inutili, se poi non sono seguiti da azioni sul campo». E Silvia Tortora, raggiunta in vacanza a Capalbio, si è impegnata a diffondere l?iniziativa tra amici e frequentatori della famosa ?spiaggia degli intellettuali?.

Non meno convinte sono state le adesioni di numerosi uomini politici di tutti gli schieramenti. Per Guido Folloni (Cdu), contrario a ogni tipo di embargo, sia imposto che autoproclamato, «la Corea ha bisogno di un piano di emergenza alimentare, e i volontari sono in grado di aggirare le barriere costituite dalla mancanza di rapporti bilaterali». Livio Caputo (Forza Italia): «Sottoscrivo, sottolineando che la Nord Corea è ridotta alla fame dal regime comunista che non sa garantire uno standard di vita decente, e sperpera enormi somme per le armi. Roma fa quel che può, ma le spese per questo tipo di aiuti sono state ridotte all?osso». Un importante sostegno all?appello di ?Vita ? e del Cesvi arriva poi da Patrizia Toia, sottosegretario agli Esteri con delega per l?Asia: «Mi unisco con convinzione allo spirito dell’appello in favore della popolazione della Corea del Nord», ci ha detto. «Il nuovo flagello deve essere fermato. Apprezzo quindi l’iniziativa del Cesvi di offrire alla popolazione del Paese un sostegno in campo sanitario». All?iniziativa hanno aderito anche, fornendo il loro sostegno, altri esponenti della maggioranza, quali Gloria Buffo (Pds) e Luigi Manconi portavoce dei Verdi.

I volontari del Cesvi di Bergamo, l’unica Ong italiana ad avere accesso in Corea del Nord, raggiungeranno in settembre gli abitanti delle regioni di South Hwangae e Kaesong. «La situazione è drammatica», testimonia Paolo Caroli, di ritorno dal Paese orientale. «Manca tutto: cibo, benzina, medicine. E i dati che filtrano in Occidente danno solo una pallida idea della tragedia». Il Cesvi porterà gli aiuti dell?Unione Europea (4 miliardi di lire) e quanto riuscirà a raccogliere attraverso le pagine di “Vita”. La campagna di adesioni , ovviamente, non si ferma qui. Ne aspettiamo molte altre nelle prossime settimane.

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