Formazione

Caro Pisanu stavolta ci fidiamo

Il segretario dell’Ucoii spiega perché la Consulta potrà davvero chiarire i rapporti tra i musulmani e lo Stato

di Redazione

Abbiamo incontrato Hamza Roberto Piccardo, scrittore, editore, nonché segretario nazionale dell?Ucoii, a Rimini, dove proprio nel giorno di Natale era in corso il XXXV convegno annuale dell?organizzazione. Il titolo delle giornate di incontro era: Dialogo, avanti!. Regole e principi dell?incontro interreligioso, fratellanza e relazioni con la società italiana sono stati al centro delle conferenze e delle lezioni tenute da esperti e studiosi musulmani. Il clima che si respirava era di cordialità e di amicizia: certamente un interessante spaccato di Islam nostrano, culturalmente elevato e pienamente partecipe alla vita sociale e politica del Paese. Vita: Nei mesi passati eravate piuttosto critici sulla Consulta. Perché avete cambiato opinione? Hamza Roberto Piccardo: Come era stata formulata un paio di mesi fa, sarebbe stata poco rappresentativa. Se infatti deve essere un organismo di rappresentanza dei musulmani in Italia o lo strumento attraverso il quale lo Stato si rapporta con l?Islam e organizza le comunità, non mi sta bene. La Costituzione afferma che è competenza dello Stato stabilire delle intese con le realtà religiose, ma queste si organizzano al loro interno con propri statuti. Se invece la Consulta è un primo passo verso la conoscenza e la relazione diretta (e non mediata dalle informative dei servizi o gli articoli giornalistici) con i musulmani che vivono in Italia, allora la ritengo utile. Abbiamo dunque cambiato il nostro atteggiamento quando abbiamo letto il decreto istitutivo pubblicato a novembre. Vita: Lo Stato si aspetta un interlocutore che rappresenti le varie correnti dell?Islam… Piccardo: Non capisco perché con le altre religioni vengano siglate più intese, a seconda delle correnti, si veda il caso del buddismo, e con l?Islam si pretenda un?unica entità. Per facilitare le cose, si potrebbe anche depotenziare lo strumento di rappresentanza: non si dà potere alle associazioni, ma solo diritti ai musulmani. In effetti, noi non vogliamo potere o poltrone. Io ho molta paura del potere. Credo che la comunità non sia ancora così ben strutturata da gestirlo in maniera seria. Vita: Che posizione ha sull?8 per mille? Piccardo: Possiamo rinunciarci, se è motivo di fitna, di divisione tra i musulmani. Si potrebbe chiedere allo Stato di tenersi i soldi e con quelli di finanziarci servizi e progetti. Vita: Per quanta riguarda l?organizzazione interna all?Ucoii, state vivendo un momento delicato… Piccardo: Abbiamo creato uno statuto veramente democratico e ne sono fiero. Prevede che qualunque musulmano possa avanzare la propria candidatura, a patto di dare delle garanzie di affidabilità e onestà. Tuttavia, all?incontro di Bologna, quest?autunno, non ci sono stati candidati e Dachan è stato riconfermato: evidentemente nessuno se l?è sentita di assumersi questa responsabilità, così spesso scomoda e impegnativa. Vita: Ci sono donne nella vostra organizzazione? Piccardo: Ne abbiamo parecchie: 10 sui 50 eletti. Il 20%, dunque più che nel parlamento italiano. di Angela Lano


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