Welfare
Il coma, un affare non solo da ricchi
LArco 92, Associazione per il recupero del comatoso, si è prefissata il compito di colmare gli spazi assistenziali lasciati vuoti dal servizio sanitario nazionale.
La cura efficace negli stati di coma? C?è, ma è accessibile solo a chi ha portafogli a tre strati. È la solita storia. Triste, ingiusta, ormai insopportabile. Da non raccontare più. Per ottenere tale risultato, ma non solo, l?Arco ?92, Associazione per il recupero del comatoso, si è prefissata il compito di colmare gli spazi assistenziali lasciati vuoti dal servizio sanitario nazionale. Grazie alle nuove tecniche di rianimazione la mortalità delle persone neurolese, oggi, si è notevolmente abbassata. Il problema, però, è che nel nostro Paese le strutture specializzate sono insufficienti; dunque bisogna rivolgersi all?estero per trovare le terapie adatte. Ma quanti possono permettersele? Pochi. Gli altri si devono rassegnare. Per tentare di invertire questa tendenza Arco ?92 si è prefissata tre obiettivi da raggiungere più in fretta possibile: sensibilizzare l?opinione pubblica sui problemi di tale patologia, fornire un supporto volontario agli operatori dei servizi pubblici e privati dei reparti di rianimazione o riabilitazione dei pazienti in coma e organizzare l?assistenza a domicilio rivolta a pazienti in coma irreversibile o bisognosi di terapie motorie o neuropsicologiche. Neurologi, rianimatori e fisiatri sono membri dell?organizzazione e operano, come volontari, a sostegno delle persone malate che ne richiedono l?intervento. I volontari dell?Arco sono operativi nell?istituto di ricovero e cura Santa Lucia, a Roma, con il quale è stata stretta una forma di collaborazione.
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