Formazione

Bankitalia: chi è Mario Draghi, il nuovo governatore

L'allievo di Caffè sbarca in via Nazionale. Ecco una sintesi della sua carriera

di Gabriella Meroni

Il Consiglio Superiore della Banca d’Italia ha dato stamattina via libera alla designazione di Mario Draghi a governatore. Lo ha riferito il consigliere, Paolo Blasi. Mario Draghi e’ stato il “regista” della stagione delle grandi privatizzazioni. Negli anni ’90 ha infatti guidato le principali cessioni pubbliche effettuate dallo Stato come Direttore Generale del ministero del Tesoro carica che ha ricoperto per 10 anni, dal 1991 al 2001. L’anno dopo passa a lavorare con Goldman Sachs, dove e’ vicepresidente per l’Europa. Ma prima di diventare un banchiere d’affari la sua storia lavorativa e’ stata quella di “civil servant” per quasi 20 anni, dalla carriera universitaria a ruoli di alto dirigente nello Stato e in alcune delle maggiori istituzioni economiche internazionali, fino alla stesura del nuovo testo sulle regole dei mercati finanziari. Classe ’47 (ha compiuto 58 anni lo scorso settembre), Mario Draghi, sposato con due figli, si e’ laureato nel 1970 in Economia all’Universita’ di Roma con Federico Caffè per poi conseguire un Phd in uno delle piu’ prestigiose universita’ statunitensi, il Massachussetts Institute of Technology. Avviato alla carriera accademica, ricopre dal 1981 al 1991, la cattedra di professore ordinario di economia internazionale all’Universita’ di Firenze. Il suo ingresso al ministero del Tesoro e’ del 1983, con la nomina a consigliere economico. Nei successivi sei anni la sua carriera si svolge a Washington, prima come direttore esecutivo della Banca Interamericana di Sviluppo e poi alla Banca Mondiale. Carica quest’ultima che ricoprira’ fino al 1990, quando viene assunto come consulente economico dalla Banca d’Italia. Nel ’98 firma il Testo Unico sulla Finanza con le nuove regole sull’Opa e sulla tutela dei piccoli azionisti, quella che sara’ conosciuta come Legge Draghi. Nel 1991 e’ nominato direttore generale del Tesoro, membro del Comitato Monetario della Cee e del G-7 Deputies, nonche’ presidente del Comitato di Gestione Sace. Dal ’91 al ’96 e’ nel Cda Imi e dal ’93 presiede il Comitato per le Privatizzazioni. Dal ’94 al ’98 e’ presidente del G-10 Deputies. Una carriera che ne fa il padre della nuova Opa, il gestore delle privatizzazioni, l’ambasciatore dell’economia italiana all’estero. Nei dieci anni trascorsi al dicastero di via XX Settembre Mario Draghi ha lavorato al servizio di nove diversi governi (Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, ancora Amato e ancora Berlusconi), contribuendo a cambiare l’economia italiana e la finanza, portando ad investire in Borsa milioni di italiani fino ad allora restii a rischiare sui mercati azionari e disposti a puntare solo sui Bot e sul classico mattone. Secondo molti osservatori, si tratta dei dieci anni che ”sconvolsero l’Italia”, trasformata dal Paese dei panettoni di Stato a membro di Eurolandia. Tasselli fondamentali di questo processo sono state proprio la legge Draghi e le privatizzazioni. La legge che porta il suo nome entro’ in vigore il primo luglio 1998, dopo anni di lavoro e dibattiti. Il capitalismo italiano comincio’ a fare i conti con mercati internazionali sempre piu’ integrati, con la crescita dei listini azionari e con norme a tutela dei risparmiatori, come l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto per chi compra il 30 per cento di una societa’ remunerando i piccoli azionisti allo stesso prezzo di quelli con partecipazioni importanti. E proprio in occasione della ”madre di tutte le Opa”, quella di Roberto Colaninno su Telecom Italia della primavera del 1999, la legge Draghi venne applicata per la prima volta. Uno dei segni distintivi di Draghi e’ la discrezione, con poche apparizioni pubbliche e ancor meno interviste. I 20 anni di carriera di Draghi lo hanno portato a confrontarsi non solo con i problemi italiani, ma anche con le grandi questioni internazionali, tanto da essere indicato piu’ volte tra i principali candidati ai vertici delle organizzazioni internazionali, Fmi in primo luogo.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA