Mondo

Qui New York, gli incentivi fan bene all’impegno

La paga del volontario. Negli Usa cade un tab

di Carlotta Jesi

A New York quattro ore di volontariato valgono 100 dollari. E non è qualche forzata equivalenza fra altruismo e impatto socio-economico a stabilirlo. Cento dollari sono il prezzo di un concerto al Radio City Music Hall, e quattro sono le ore di lavoro che devi dedicare alla comunità per guadagnarti un biglietto d?ingresso alla mitica concert hall. Ma non solo a quella: quest?estate, oltre 5mila giovani newyorkesi hanno accumulato 22mila ore di volontariato nei quartieri difficili della Grande Mela per partecipare ai concerti organizzati nei suoi teatri. Volontari interessati? Loro preferiscono chiamarsi RockCorp, una sorta di corpi di pace del rock, dal nome della charity che li ha avvicinati all?impegno sociale con la campagna You?ve got 2 give 2 get, per ottenere, devi dare. Slogan che ha infranto il dogma volontariato = gratuità. La novità del momento, in America, è che i volontari si possono pagare. O meglio, incentivare. Verbo che più s?addice alla missione sociale di RockCorp: invogliare i giovani a mettersi al servizio della comunità e, in generale, allo spirito della ?9/11 generation?. Quella dei ragazzi che, l?11 settembre 2001, ha drammaticamente scoperto di non vivere in un paradiso isolato dal resto del mondo e che oggi s?affaccia al volontariato armata sì, di idealismo, ma che più pratico e americano di così non si può. Laureati nelle scuole-ghetto Qualche esempio? Il do-good, o moda etica, del momento: trascorrere due anni a insegnare nelle scuole delle campagne o dei quartieri urbani ad alto tasso di disagio, appena usciti dall?università. Per essere esatti, da università che, storicamente, funzionano come rampe di lancio per qualunque carriera un neolaureato possa sognare: Yale, Harvard, Princeton. Quest?anno, il 12% dei dottori della prima, l?11% della seconda e l?8% della terza, invece che a studi legali, società di consulenza e multinazionali, hanno mandato il curriculum vitae a Teach for America, l?ente non profit che seleziona e invia nelle scuole difficili i laureati più brillanti del Paese, pagandoli 9.450 dollari alla fine dei due anni di lavoro. Volontari o lavoratori ad alto impatto sociale? Ai 17.350 neo dottori che nel 2005 hanno mandato un?application a Teach For America, la questione non sembra interessare. Il New York Times ha concluso che «a spingerli sono la voglia di fare qualcosa di utile prima di iniziare a lavorare e la possibilità di posticipare decisioni importanti sulla vita mentre rimpolpano il curriculum». Un mix di spinta altruistica e calcolo personale che non sorprende. È lo stesso su cui si fonda anche il successo di Teach for America, programma nato una decina di anni fa, proprio nel campus di Princeton, come tesi di laurea della studentessa Wendy Kopp, che definì l?accesso all?educazione «la battaglia civile del nostro secolo» e che, grazie a un investimento di microcredito della ExxonMobil, ha trasformato la sua dissertazione in una best practice. Di impatto sociale e di marketing: Teach for America, che ha sede a Manhattan e un budget di 40 milioni di dollari, oggi riesce ad accaparrarsi i cervelli di 500 campus americani grazie a un ?esercito? di studenti-selezionatori che paga 500 dollari a semestre. La filantropia da tutti i giorni Sempre dai campus universitari, quelli della Mary Washington University e del Davidson College, in Virginia, arriva un altro esempio del senso, sempre più concreto, con cui l?America guarda al sociale: i corsi di ?everyday philantrophy? sponsorizzati dalla miliardaria Doris Buffet con l?obiettivo di contagiare il maggior numero possibile di persone con la voglia di donare. Piccole somme, frequentemente e, possibilmente, in gruppo. Le regole della ?filantropia da tutti i giorni? sono germogliate anche fuori dalle aule universitarie. In circoli informali di donatori, amici o colleghi di lavoro, che mensilmente si riuniscono per scegliere una non profit da sostenere. I media li hanno soprannominati giving circles, o circoli del dare, e quantificati: secondo New Ventures in Philantrophy, con sede a Washington, oggi esisterebbero ben 220 circoli in 40 Stati e, dal 2000 a oggi, avrebbero donato circa 50 milioni di dollari al terzo settore. Il potere di dono dei giving circles varia da una quota minima di 30 dollari al mese alle diverse centinaia di dollari che devono garantire i partecipanti al Social Ventures Partners di Seattle, che conta 1.500 membri. La filosofia di base, però, è la stessa: agire sul piccolo, essere più efficaci possibile e controllare dove vanno i soldi. L?idealismo senza senso pratico, negli Usa, è passato di moda. Per saperne di più Tutto su Teach for America sul sito www.teachforamerica.org. Per maggiori informazioni sul sistema filantropico made in Usa vedi anche: www.philantrophy.com, e il sito del Christian Science Monitor, www.csmonitor.com


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