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Se il medico sbaglia non è solo malasanità

Sanità. Riflessione sui motivi degli errori in medicina

di Gian Maria Comolli

Sui giornali, negli ultimi mesi abbiamo letto di varie morti negli ospedali italiani dovute agli sbagli dei medici. Anche per operazioni che, in questi anni, sono state considerate banali e semplici. Esiste un modo per evitare queste morti? Gianna Z. (email) Le morti sospette su cui stanno indagando le Procure significano che in sanità, come in ogni altro comparto sociale, operano professionisti seri e preparati e altri svogliati e superficiali che agiscono con negligenza, imprudenza e imperizia. Nell?ultimo decennio, negli ospedali sono vertiginosamente aumentate le denunce di presunti casi di cattiva pratica clinica e le richieste di indennizzo. A volte si è sfruttata la presunzione del danno per motivi meramente speculativi e questa abitudine sta portando a una veloce giuridicizzazione della medicina. In questo momento non abbiamo elementi per dare un giudizio sugli sbagli di cui parla la lettrice perché l?errore in medicina può avvenire per motivi diversi e di conseguenza anche le responsabilità morali e penali sono differenti. È importante conoscere le radici dei vari errori per evitare il rischio di mettere tutto sullo stesso piano e di chiamare ogni situazione «malasanità». Solitamente gli errori si distinguono in conoscitivi, applicativi ed operativi. Quello conoscitivo sta a dirci che nessuna conquista del sapere, neppure in medicina, può mai dirsi definitiva. È un chiaro richiamo da una parte all?umiltà intellettuale che ogni medico dovrebbe possedere, superando l?ebbrezza d?onnipotenza e, dall?altra, al cittadino nel distinguere tra medicina dei diritti e medicina dei desideri. L?errore applicativo lo abbiamo quando una conoscenza di per sé adeguata e sufficiente, ma non del tutto consolidata, produce un danno. Questo sbaglio è riferibile prevalentemente alla comunità scientifica più che al singolo professionista. L?unico parametro valido per evitarlo è di porre particolare attenzione ai risultati delle sperimentazioni, liberi da ogni condizionamento anche economico delle industrie farmaceutiche. L?errore operativo sembra quello che solitamente ci evidenziano le cronache; è lo sbaglio del medico. Si verifica per negligenza, non osservando un comportamento di prassi; per imprudenza, agendo senza cautela; per imperizia, quando è carente la competenza tecnica. Sono perciò necessarie nell?esercizio dell?arte medica la formazione di base e quella permanente. In passato, era sufficiente affidarsi all?esperienza per acquisire le abilità utili a svolgere adeguatamente un lavoro. Oggi, il veloce cambiamento richiede un quotidiano adattamento alle nuove situazioni perché anche anni di pratica possono presto svalutarsi senza un aggiornamento continuo. Se il filosofo Seneca ricordava che «errare humanum est», san Bernardo ammoniva che «perseverare autem diabolicum». L?errore causato dalla fallibilità del medico richiede l?obbligo di correggersi. Cosa fare? Non possiamo fare molto se non chiedere ai medici di rimettersi alla scuola del vecchio ma sempre valido Ippocrate: «Loderò molto il medico che avrà sbagliato poco». Il punto formazione permanente Gli errori in campo medico possono essere ricondotti a tre tipi: conoscitivi, applicativi e, infine, operativi. Soprattutto il terzo tipo è quello che più degli altri viene richiamato dalle cronache in quanto è proprio del medico. Contro questo rischio non basta l?esercizio o la formazione di base: soprattutto oggi occorre la formazione permanente, anche per il veloce cambiamento di tecniche e conoscenze che richiede un continuo aggiornamento.


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