Cultura

Povertà e disugualianza: rapporto sulla Toscana

Presentata la ricerca dell’Irpet, l’istituto regionale per la programmazione economica. In regione 50mila persone vivono con gli aiuti del Banco Alimentare

di Redazione

La famiglia al centro delle politiche sociali della Toscana. Ma non soltanto da un punto di vista ideologico ma in quanto ad azioni concrete. La cura della famiglia come punto di partenza per ristabilire condizioni di sostanziale equità, per ricucire quei legami tra generazioni che si stanno gradualmente sfilacciando, per costruire una comunità basata sui principi di solidarietà e pluralità. Spunto per parlare di temi legati alla famiglia è stata la presentazione di una ricerca dell?Irpet – Istituto regionale per la programmazione economica toscana su Povertà e disuguaglianza in Toscana che ha cercato di fare il punto sulle condizioni di disagio delle famiglie toscane alle prese con una trasformazione abbastanza radicale della società. Dal rapporto emergono alcuni dati interessanti: il rischio di diventare poveri è sempre più alto e la fragilità del nucleo familiare è sempre più elevata. Secondo le stime dell?Irpet la probabilità di appartenere a una famiglia povera aumenta per le famiglie con minori (+20%), giovani (+3%) piuttosto che anziani (-3%), con un solo reddito o addirittura senza reddito (+66%), e in affitto (+48%). Inoltre il rischio di restare poveri è sufficientemente elevato (49 famiglie su 100 povere nel 2000 lo erano ancora nel 2002), anche se inferiore all?Italia ma maggiore rispetto al Nord, e non si limita ad un breve orizzonte temporale, ma si estende da padre a figlio con poche eccezioni. Chi proviene da una famiglia relativamente povera ha una probabilità di ritrovarsi nella stessa condizione del padre che è tre volte superiore a quella degli altri individui; all?opposto, chi nasce da una famiglia ricca ha una probabilità di esserlo a sua volta che è 2,3 volte a quella altrui; la chance di conseguire la laurea per i figli di laureati è 38 volte superiore a quella dei figli di non laureati, e la probabilità di avere solo la licenza elementare è 32 volte più alta per i figli di padre con licenza elementare rispetto ai figli con padre con grado di scolarizzazione maggiore. Il ?sommerso? Altri elementi di analisi sono il forte calo della propensione al risparmio (dal 27% di 10 anni fa al 13% attuale) e la maggior possibilità (+245%) ad esser poveri da parte dei lavoratori precari rispetto a quelli assunti stabilmente. In futuro si ridurrà il ruolo distributivo svolto dalla famiglia (il reddito di cui ogni individuo dispone per il solo fatto di stare in famiglia diminuisce di 10 punti percentuali), la popolazione invecchierà e avrà quindi un livello medio del reddito più basso a parità di altre condizioni (-2%), la presenza degli immigrati aumenterà spostando in tal modo l?accesso alle prestazioni del welfare alla popolazione locale. «Nella nostra regione secondo il rapporto dell?Irpet», ha sottolineato l?assessore regionale alle Politiche sociali, Gianni Salvatori, «si vive meglio che nella maggioranza del Paese ma questo non ci autorizza a dormire sonni tranquilli. Le condizioni di povertà si stanno allargando, interessando categorie sociali che prima non erano coinvolte. Poi esistono forme di povertà nascoste: non tutti lo sanno ma oltre 50mila persone ogni mese vivono grazie agli aiuti del Banco Alimentare. Questo non si desume dal rapporto ma costituisce la sostanza del problema. Una delle nostre priorità è intervenire per far fronte all?invecchiamento della società e per questo abbiamo istituito un fondo per la non autosufficienza che partirà dal 1° gennaio 2008, un?anticipazione se vogliamo di quello che ha fatto anche il governo».

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