Non profit

Costalli: diventiamo più imprenditori

Parla il presidente del Movimento cristiano lavoratori: «Il modello ha radici solide, ma serve una presenza più attiva dei corpi intermedi»

di Sara De Carli

Sono molti i vertici di associazioni nazionali di promozione sociale che arrivano dalla Toscana: c?è il fiorentino Paolo Beni, presidente di Arci, c?è Filippo Fossati, presidente della Uisp. E poi c?è Carlo Costalli, fiorentino, classe 1948, presidente del Movimento cristiano dei lavoratori. «La Toscana», dice, «ha sempre dato persone impegnate nel sociale, è una lunga tradizione. Non voglio dire che altre regioni non l?hanno, però in Toscana il volontariato ha tenuto anche negli anni 80 e 90, che sono stati anni di crisi per tutti. Anche qui qualche Casa del popolo è stata trasformata in un bingo o in una pizzeria, ma oggi vedo un grande fermento, una nuova voglia di aggregazione, di fare riferimento a un campanile. Vita: Il segreto qual è? Carlo Costalli: Le radici solide della solidarietà. Ma fa tanto anche il modello organizzativo del circolo, tipico della Toscana e dell?Emilia Romagna: nel circolo si gioca a carte, si guarda la tv, si fa dibattito politico e culturale. Si fa aggregazione in modo trasversale alle fasce d?età. Un modello che tiene molto bene finché parliamo di città medie, di 40mila abitanti. Vita: In Toscana la Regione esternalizza i servizi socio-sanitari più al volontariato che alle cooperative sociali. Cosa ne pensa? Costalli: C?è un elemento di appartenenza forte, una componente ideale, che viene incentivato anche dal pubblico. Questo va ad abbassare l?imprenditorialità che invece si potrebbe attivare. È ovvio che per certi servizi è necessario il finanziamento pubblico, però è anche vero che si può sostenere il volontariato in molti modi, non necessariamente finanziando in maniera integrale un progetto. Anche perché il volontariato in questo modo rischia di essere ?telecomandato? dai finanziamenti e sicuramente perde in fantasia. So che questo è il modello prevalente in Toscana, una persona su tre nel suo lavoro ha a che fare con l?ente Regione, non è nemmeno tutto negativo: diciamo che è un punto di grande dibattito. Vita: Una critica che lei fa al terzo settore toscano? Costalli: Una critica che ci facciamo, inclusi noi. Le organizzazioni devono dedicare più tempo alla formazione delle persone in ordine ai propri statuti e alla diffusione di una cultura imprenditoriale più libera: la Toscana è una regione attiva ma onnicomprensiva, che qualche volta soffoca, e disincentiva una presenza attiva di tutti i corpi sociali intermedi.


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