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Tanto lavoro, ma non contavamo nulla

Il bilancio critico di un componente: 1.500 pareri sulle cancellazioni delle onlus. Senza mai arrivare a un vero confronto con le entrate, di Salvo Pettinato

di Redazione

Con il rinnovo dei componenti dell?Agenzia per le onlus, previsto dalla sua legge istitutiva, e dunque non frutto di qualche valutazione del momento, si ripropone in realtà più significativo che mai il dubbio sulla opportunità pratica di un organismo sostanzialmente platonico – come è stata palesemente l?Agenzia in questo suo primo mandato – per un?azione estremamente pratica e concreta come dovrebbe essere quella della tutela generale dell?operatività dei soggetti non profit. In parole più dirette, io credo che il sistema legislativo dovrebbe avere non il coraggio ma il senso di rigore necessario per fondare una vera Authority capace di contrapporsi autorevolmente ai fattori di impedimento dello sviluppo pieno delle capacità di affermazione del terzo settore, a cominciare proprio dalle autorità fiscali nell?esercizio dei loro compiti di istituto. Non sono queste autorità a suscitare gravi perplessità, nel concreto degli atti, ma è proprio l?assetto legislativo da ripensare, nella parte in cui sottopone ai rigori della fiscalità, per giunta sotto la parte più complessa del sistema tributario, le associazioni, le fondazioni e le altre entità operano senza scopo di lucro nell?interesse generale della collettività nazionale (e non solo). Quindi l?Agenzia deve cessare di essere un organismo senza reali poteri, poco connessa con le autorità di controllo e protezione, composta da consiglieri che si riuniscono in poche occasioni ed agiscono senza un coinvolgimento stretto con gli uffici sotto la guida di un presidente non dedicato a tempo pieno nella gestione dell?organo. È stato quasi paradossale, ad esempio, che la ?scorsa? Agenzia abbia emesso ben 1.500 pareri sulle cancellazioni delle Onlus, fatte dall?Agenzia delle Entrate, grazie ad un corpo di giovani funzionari davvero preparatissimi senza che sulla tematica si sia istituito un confronto reale con gli organi supervisionati (cioè le Direzioni regionali delle Entrate), se è vero che neanche uno di quei pareri sia stato oggetto di discussione, esame, confronto o qualcosa di simile. Io so benissimo che il Fisco non è abituato a sentirsi oggetto di verifiche o di supervisione. Ma nel caso in parola la procedura di controllo è giustificata proprio dal fatto che il Fisco è professionalizzato su un contesto diversissimo da quello degli enti non profit, di cui spesso non comprende neanche il senso degli statuti. Dunque, come dimostra il fatto che decine e decine di ravvisate cancellazioni di onlus sono parse,nel 2005 e nel 2006, ingiustificate all?Agenzia, una forma di dialettica critica preventiva avrebbe il suo buon fondamento. La cancellazione di una onlus dall?Anagrafe può determinare veri e propri drammi per le conseguenze anche sanzionatorie sulle imposte accertate o accertabili ed i tempi del contenzioso possono essere non fronteggiabili da un soggetto giuridico che deve immediatamente procedere, per il complesso delle regole vigenti, alla sua estinzione o alla sua chiusura economica. Nel caso, quindi, la dialettica preventiva con il Fisco rappresenta solo una misura coerente con la scelta, importante e grave, di sottoporre gli enti in parola ai doveri costituzionali di tipo tributario, rappresentando al riguardo una forma di temperamento di quella stessa civilissima scelta. L?Agenzia per le onlus dunque, magari in una nuova veste, deve potere parlare da sola e difendere efficacemente le ragioni che fa proprie quando serve, oltre che poter agire con determinazione autonoma verso i tanti personaggi che utilizzano gli schermi non profit per raccogliere offerte e regalie in denaro senza fondamento etico. Nella sua veste attuale essa ha istituito un patto generale di azione congiunta con la Guardia di Finanza, istituzione che si è rivelata estremamente disponibile al confronto, ma che poi ha dovuto subire gli effetti della ?timidezza? con cui i rappresentanti dell?Agenzia, senza nessun conforto di nessuna istituzione interessata, hanno potuto promuovere le prime azioni. La composizione del Consiglio, poi, come osservai nella prima riunione, dovrebbe prevedere più giuristi e non solo uno, perché chi opera nel diritto è abituato al confronto approfondito e preventivo che è letteralmente essenziale in ogni interpretazione. Nominando un solo giurista, come si è fatto in questo primo mandato, si determina invece automaticamente il suo isolamento a causa del possibile sospetto di non equidistanza nell?affrontare e risolvere i dubbi che si pongono. I quali sono d?altra parte essenzialmente o totalmente di diritto, come si è sperimentato nella pratica e come, oltre a potersi cogliere da tutte le pubblicazioni riferibili all?Agenzia stessa, è inevitabile per un?istituzione che opera per completare e migliorare, se possibile, le connessioni di regole all?interno dell?ordinamento onde perseguire risultati positivi e concreti. Quindi non è il caso di ripetere esperienze ricche di soli dati culturali ma inesistenti sul piano dei valori pratici e concreti: gli enti del terzo settore devono trovare subito in una vera Authority tutela e potenziamento quanto più efficaci, in coerenza con l?altezza morale delle loro scelte istituzionali.


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